FONDO: no all’obbligatorio

FONDO: no all'obbligatorio

iv>L’architettura del Fondo di solidarietà non è in discussione e non sarà stravolta. C’è invece la disponibilità a rendere operativi altri strumenti, già previsti dal Fondo ma a cui non si è mai ricorso, come i contratti di solidarietà difensivi ed espansivi e la sospensione dell’orario di lavoro in caso di crisi aziendali. Tutti naturalmente temporanei e utilizzati per scongiurare eventuali licenziamenti.

Questi i punti principali su cui oggi Abi e sindacati si sono trovati d’accordo nella discussione sulla riforma del Fondo di solidarietà, l’ammortizzatore sociale di categoria.
“Le posizioni”, commenta Augusto Mastropasqua, a capo del Dipartimento contrattualistica della FABI, “si stanno avvicinando. Non abbiamo ancora siglato un accordo con la controparte, ma sia noi che l’Abi stiamo affrontando il discorso sul Fondo con uno spirito costruttivo e per quanto possibile collaborativo”.
La FABI e le altre sigle hanno così manifestato la loro apertura ad alcune proposte di Palazzo Altieri, come la riduzione degli oneri fiscali sugli assegni d’esodo, il ricorso ai contratti di solidarietà, purchè il lavoratore possa scegliere se aderirvi o meno, e l’utilizzo del Fondo soprattutto per finanziare programmi di riconversione professionale dei lavoratori.
No categorico, invece, alla richiesta di nuovo presentata dall’Abi di introdurre l’indennità di disoccupazione. “Su questo”, rimarca il segretario generale della FABI Lando Sileoni, “non siamo disponibili a trattare, perché darebbe il via libera a licenziamenti mascherati e significherebbe fare carta straccia del principio della volontarietà di adesione agli esodi, da sempre osservato nel nostro settore. Il lavoratore deve essere libero di scegliere se rimanere al lavoro o andare anticipatamente in pensione”.
Divergenze anche sull’argomento “tempo di permanenza sul Fondo”. L’Abi chiede di ridurre la durata da 5 a 4 anni ma le organizzazioni sindacali sono contrarie.
Quanto all’introduzione dei contratti di solidarietà in caso di crisi, “sono strumenti su cui si pu ò discutere, perché hanno un tempo di applicazione limitato e sono utili a prevenire i licenziamenti”, osserva Mastropasqua.
Roma 28/02/2011
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