B. Monte Parma chiama Intesa

B. Monte Parma chiama Intesa

iv>”Chiediamo urgentemente un incontro con Intesa Sanpaolo per discutere del futuro dei 600 lavoratori di Banca Monte Parma, che da oltre un anno stanno aspettando delle risposte”.

A lanciare l’appello è stato Franco Savi, coordinatore FABI in Banca Monte Parma, durante una conferenza stampa pubblica, svoltasi nella sede FABI di Parma, a cui hanno preso parte anche le altre sigle.
“Riteniamo, inoltre, molto grave il comportamento fino ad oggi tenuto da Intesa che si è sempre rifiutata, nonostante i nostri ripetuti inviti, a confrontarsi con le organizzazioni sindacali e con le istituzioni locali”, ha aggiunto Savi.
Un vero e proprio grido d’allarme per portare all’attenzione dell’opinione pubblica la situazione di stallo in cui versa l’istituto parmigiano.
Lo scorso novembre Intesa aveva siglato con la Fondazione Monte Parma, azionista di maggioranza, un accordo per rilevare il 51% della banca al prezzo di 159 milioni di euro. Ma il passaggio del pacchetto azionario a Ca De Sass ad oggi non si è ancora concretizzato perché la banca è in attesa che l’Antitrust dia l’ok all’operazione. Secondo fonti interne all’istituto, il via libera sarebbe comunque vicino e dovrebbe arrivare entro luglio.
“Ci risulta per ò che ai piani alti di Banca Monte Parma si siano già insediati dei dirigenti di Intesa che stanno studiando gli organici e mettendo già a punto delle ipotesi di riorganizzazione”, denuncia Savi.
“Per questo chiediamo di essere convocati al più presto, come previsto dal contratto nazionale, al fine di poter valutare le proposte ed esercitare attivamente il nostro mandato sindacale a tutela di tutti i lavoratori della banca”.
A preoccupare e a provocare l’alzata di scudi della FABI non è soltanto la futura ristrutturazione, ma anche la situazione di impasse che regna da novembre in banca Monte Parma.
“Aspettiamo da un anno il rinnovo del contratto integrativo, ci è stato negato il confronto sul Vap e, inoltre, ad oggi non riusciamo ad avere un quadro chiaro dei precari da stabilizzare, perché non abbiamo un interlocutore con cui trattare. La Fondazione Monte Parma si è ormai disimpegnata e Intesa, il nuovo azionista di maggioranza in pectore, continua a latitare.
Non siamo più di disposti ad accettare una simile situazione. è ora che ognuno si assuma le sue responsabilità”, conclude Savi.
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