BPM, ECCO LA POSIZIONE DELLA FABI

La notizia di un possibile investitore istituzionale pronto a entrare nel capitale della Bpm con il placet delle organizzazioni sindacali è stata seccamente smentita ieri dal Segretario generale della FABI Lando Maria Sileoni.
Nel tardo pomeriggio era circolato il nome di Andrea Bonomi, l’imprenditore milanese patron di Investindustrial, interessato a una partecipazione finanziaria nella banca senza cambi nella governance o nella gestione.
“In merito ad alcuni lanci apparsi su talune agenzie di stampa, già prontamente smentiti nei contenuti, che attribuiscono alla nostra organizzazione la diffusione della notizia di un ipotetico ed eventuale investitore istituzionale pronto ad entrare in Bpm, preciso che tale notizia è destituita di ogni fondamento”, ha detto ieri il numero uno della FABI.
Aggiungendo poi che “nel caso in cui la nostra rappresentanza sindacale in Bpm dovesse eventualmente proporre il nome di un investitore istituzionale, l’eventuale proposta dovrà necessariamente passare al vaglio della Segreteria nazionale e del Comitato direttivo centrale dell’organizzazione, che è l’unico organismo interno deputato, da Statuto, ad esprimersi sull’argomento”.
“Pertanto ogni ulteriore illegittimo utilizzo del nome FABI”, ha concluso Sileoni nella sua nota inviata alla stampa, “sarà immediatamente perseguito secondo i termini di legge”.
Del resto la FABI si era già chiaramente espressa sulla vicenda Bpm e sulla riforma della governance, nell’incontro avvenuto ieri con Anna Maria Tarantola, Vice direttore generale della Banca d’Italia.
“Nel confermare il modello cooperativo e la rappresentanza dei lavoratori, sulla base delle vigenti regole di democrazia economica, riteniamo che l’evoluzione della governance al modello duale, in una versione più rigorosa ed equilibrata di quella attualmente ipotizzata, possa rappresentare un valido impulso al progetto di rilancio della Banca Popolare di Milano e di salvaguardia del suo patrimonio storico di partecipazione democratica, coesione sociale, capacità competitiva”, avevano dichiarato Sileoni e i segreteri generali di FIBA, FISAC e UILCA.
Quanto all’ingresso di un investitore istituzionale nel capitale Bpm, “vedono con favore l’ingresso nella compagine sociale della Banca di investitori istituzionali che, aderendo al suo modello cooperativo, possano apportare rilevanti risorse finanziarie , oggi necessarie per continuare a presidiare la vocazione di leva di sviluppo delle economie di riferimento e le prospettive occupazionali e professionali delle lavoratrici e dei lavoratori , insieme e soprattutto ad esperienza ed eccellenza manageriale per il rilancio operativo della banca”.
Milano 23/09/2011
LA POSIZIONE DELLA FABI SULLA STAMPA DI OGGI
AVVENIRE venerdì 23 settembre 2011
Bpm verso la nuova governance – Ok dei sindacati al sistema duale ma «con rigore»
DA MILANO ANDREA D’AGOSTINO
F ervono i lavori in vista dell’assemblea straordinaria della Bpm prevista il 22 ottobre per approvare la nuova governance. Una data tassativa, per evitare che Mediobanca possa recedere dall’incarico di capofila del consorzio di garanzia della ricapitalizzazione e per dare un segnale di fiducia ai mercati. Ieri, intanto, i sindacati generali hanno risposto affermativamente all’ipotesi duale, ma in una versione più rigorosa rispetto a quella del presidente Massimo Ponzellini, e un’apertura all’ingresso di un socio istituzionale. Nell’incontro fra i sindacati e il vice direttore generale della Banca d’Italia Anna Maria Tarantola, il messaggio è stato chiaro: l’istituto di Piazza Meda deve uscire al più presto dalla situazione in cui è finito per «una cattiva governance». Un invito che da alcune fonti sindacali della banca viene letto come segno di grandi perplessità verso la gestione Ponzellini e la sua bozza di riforma dello statuto. E da Via Nazionale si è rinnovato l’invito a far presto nel rafforzamento patrimoniale: l’aumento di capitale da 900 milioni di euro sarà votato dai soci il 22 ottobre e partirà il 24, mentre sul cambio della governance sarà mantenuta la forma cooperativa, ma separando la proprietà dalla gestione. Per questo entro martedì prossimo, quando il cda si riunirà per decidere l’importo esatto dell’aumento, si dovrà raggiungere un accordo sulla bozza dello statuto, che a questo punto non è più intoccabile. Sindacati e consulenti sono già al lavoro per limare il testo «in una versione più rigorosa ed equilibrata di quella attualmente ipotizzata» e per porre fine ad altre fughe di notizie. Sull’arrivo di un socio istituzionale, i segretari generali sono favorevoli ad una figura che metta «risorse finanziarie» e capacità manageriali. L’associazione Amici e i sindacati locali invece, con un’iniziativa autonoma, avrebbero avviato contatti con Andrea Bonomi, l’imprenditore milanese patron di Investindustrial che sarebbe interessato a una partecipazione finanziaria senza cambi nella governance o nella gestione. Uno scenario che non collima con le richieste di Bankitalia: al riguardo si sarebbero già verificati contatti e incontri fra i rappresentanti di Bonomi e i componenti del comitato di presidenza e gli esponenti dei sindacati locali. La Fabi nazionale si è chiamata fuori, spiegando che «nel caso in cui la nostra rappresentanza sindacale in Bpm dovesse proporre il nome di un investitore istituzionale, l’eventuale proposta dovrà necessariamente passare al vaglio della segreteria nazionale e del comitato direttivo centrale dell’organizzazione, che è l’unico organismo interno deputato, da Statuto, ad esprimersi sull’argomento».
Ieri l’incontro in Bankitalia Bocciata la proposta Ponzellini Voci di apertura a nuovi soci
IL MESSAGGERO venerdì 23 settembre 2011
Dai leader sindacali l’ok al sistema duale
MILANO – Un sì dei sindacati generali al sistema duale in Bpm ma in una versione «più rigorosa» rispetto a quella formulata dal presidente Massimo Ponzellini che viene in sostanza bocciata e un’apertura all’ingresso di un socio istituzionale. Nel faccia a faccia fra Lando Sileoni (Fabi), Giuseppe Gallo (Fiba), Agostino Megale (Fisac), Massimo Masi (Uilca) e il vice direttore generale della Banca d’Italia Anna Maria Tarantola il messaggio emerge chiaro: l’istituto di Piazza Meda deve uscire al più presto dalle secche in cui l’ha portato «una cattiva governance» che ha esacerbato gli effetti della crisi. Un invito che da alcune fonti sindacali della banca viene letto come segno di grandi perplessità verso la gestione Ponzellini e la sua bozza di riforma dello statuto. In Borsa il titolo sale di oltre il 6% mentre voci non confermate indicano primi contatti in corso fra Andrea Bonomi (Investindustrial) e i soci dipendenti e i sindacati locali.
LA REPUBBLICA venerdì 23 settembre 2011
C´è accordo tra le sigle nazionali e Via Nazionale sulla governance duale e l´ingresso della Sator di Arpe – Bpm, via libera al piano Bankitalia ma i sindacati interni puntano i piedi
VITTORIA PULEDDA
MILANO – Clima incandescente alla Bpm. Mentre si avvicina il momento delle scelte irreversibili – e la prima scadenza in tal senso è quella del 27 settembre, con il cda che dovrebbe varare le riforme del sistema duale – cresce l´inevitabile nervosismo delle forze in campo. Ieri i sindacati nazionali sono stati ricevuti dalla Banca d´Italia: l´incontro, durato due ore, ha permesso di fare il punto sulla situazione. Il senso politico del comunicato emesso unitariamente alla fine è una sorta di sconfessione di sistemi duali “annacquati”, scritti per permettere alle attuali componenti interne alla Bpm di continuare a governare la banca. Linea che recepisce in pieno la posizione di Via nazionale, che ha anche a disposizione molte munizioni legali per fare valere le sue idee: a partire dall´articolo 20 del Testo unico bancario, che può portare fino alla sterilizzazione del voto di alcune componenti dell´assemblea.
Comunque, mentre le componenti nazionali si sono espresse con grande chiarezza in favore di un modello di duale che sia “più rigoroso ed equilibrato” – espressione considerata una sconfessione più o meno aperta delle bozze di riforma di Statuto finora attribuite al presidente Massimo Ponzellini – e sono altrettanto favorevoli all´arrivo di investitori «istituzionali che possano apportare rilevanti risorse finanziarie … ed eccellenza manageriale» (passaggio considerato da molti propedeutico alla discesa in campo di Matteo Arpe) quasi nelle stesse ore i rappresentanti dei sindacati interni di Bpm, riuniti nell´Associazione Amici, con un´iniziativa autonoma avrebbero avviato contatti con Andrea Bonomi, l´imprenditore milanese patron di Investindustrial, che sarebbe interessato a una mera partecipazione finanziaria senza cambi nella governance o nella gestione. Altre fonti parlano anche di una possibile discesa in campo di famiglie milanesi di una certa rilevanza, senza però fornire dettagli, mentre la segreteria nazionale della Fabi a proposito di possibili cavalieri bianchi ha seccamente ricordato che «Segreteria nazionale e Comitato direttivo centrale dell´organizzazione è l´unico organismo interno deputato, da Statuto, ad esprimersi sull´argomento», smentendo dunque altri abboccamenti.
Ma se la confusione è grande, né potrebbe essere altrimenti vista la rilevanza della posta in gioco, il tempo stringe. Non solo perché Bankitalia – e i sindacati nazionali – premono per una governance chiara, senza tentativi gattopardeschi di lasciare inalterato lo status quo nonostante le apparenti rivoluzioni, ma anche perché il 31 ottobre scade il contratto che lega il consorzio bancario di garanzia alla banca per l´aumento di capitale. In questo clima, sarebbe sicuramente molto rischioso indurre qualche banca nella tentazione di chiamarsi fuori; né la situazione patrimoniale di Bpm consente di traccheggiare troppo.
MF-Milano Finanza venerdì, 23 settembre 2011
Via nazionale non vuole compromessi sulla governance e minaccia il commissariamentoDiktat di Bankitalia a Pop Milano I segretari dei sindacati nazionali incontrano la Vigilanza. Le resistenze dei dipendenti-soci restano forti Spunta l’interesse di investitori istituzionali e di Bonomi. Ma la Fabi nega i contatti. Il titolo corre in borsa
di Luca Gualtieri
Una cosa è certa. Nei suoi quasi 150 anni di storia la Banca popolare di Milano ha raramente vissuto giorni tanto concitati. Dopo il tesissimo consiglio di amministrazione di mercoledì, ieri l’istituto di Piazza Meda è rimasto sotto i riflettori per diverse ragioni.
In primo luogo i segretari generali di Fiba, Fabi, Fisac e Uilca hanno incontrato Anna Maria Tarantola, vice direttore generale di Banca d’Italia, per discutere della riforma della governance. In secondo luogo, per tutta la giornata si sono inseguite indiscrezioni sull’ingresso di nuovi azionisti nel corso dell’aumento di capitale; oltre al nome di Matteo Arpe, si ipotizza anche l’intervento di Andrea Bonomi, l’imprenditore milanese patron del fondo di private equity Investindustrial. Il rumor non è stato confermato, anche se la Fabi in una nota ha smentito contatti con investitori istituzionali. In ogni caso le indiscrezioni hanno spinto al rialzo il titolo Bpm che, in Piazza Affari, ha guadagnato il 4,88% a 1,29 euro.
Tornando all’incontro con i sindacati, Bankitalia ha chiesto di separare i soci dalla gestione e ha minacciato il commissariamento in caso di compromessi al ribasso. «La Vigilanza ha fatto passare un messaggio molto chiaro», spiega una fonte a MF-Milano Finanza. «Se il consiglio di amministrazione di Bpm tentasse operazioni gattopardesche, la banca potrebbe essere commissariata e trasformata in spa. Bankitalia chiede di separare nettamente proprietà e stakeholder, a partire dai rappresentanti dei lavoratori, dalla gestione. Se la proposta venisse bocciata o stravolta, arriveranno i commissari», conclude la fonte. Sembra, peraltro, che Bankitalia non abbia particolarmente apprezzato la bozza presentata da Massimo Ponzellini, presidente di Bpm, ai consiglieri. «La Vigilanza non ha espresso particolare soddisfazione per quella bozza e, comunque, ha fatto sapere che giudicherà solo il testo definitivo», aggiunge la fonte. Via Nazionale ha anche rinnovato l’invito a far presto con l’aumento di capitale che dovrebbe essere deliberato il 22 ottobre. La data è tassativa per evitare che Mediobanca possa recedere dall’incarico di capofila del consorzio di garanzia della ricapitalizzazione.
Per scongiurare il commissariamento, i consiglieri di Bpm potrebbero riunirsi oggi e lunedì per elaborare una bozza alternativa. I vertici dei dipendenti soci dell’istituto hanno chiesto la consulenza di Umberto Bocchino, professore dell’università di Torino, mentre alcuni sindacati nazionali avrebbero domandato anche un parere informale a Marcello Messori, ex segretario di Assogestioni. Il nuovo documento dovrebbe prevedere una maggioranza qualificata per le nuove nomine e il passaggio delle deleghe di voto in assemblea da tre a quattro. Ma non solo. Il consiglio di sorveglianza verrebbe rinforzato con alcuni compiti di indirizzo strategico. (riproduzione riservata)
da Finanza&Mercati del 23-09-2011
Bpm, i sindacati ci provano con Formigoni – Gli Amici scaricano Arpe e sulla nuova governance chiedono aiuto al presidente lombardo. Così spunta il nome di Bonomi
di Carlotta Scozzari del 23-09-2011
I sindacati della Popolare di Milano scendono dal carro di Matteo Arpe e, con la complicità del presidente della Lombardia Roberto Formigoni, salgono su quello di Andrea Bonomi. Stando a indiscrezioni, gli Amici della Bpm, l’associazione che esprime la maggioranza dei membri del cda di Piazza Meda, nei giorni scorsi, avrebbero sondato altri «papabili» oltre all’ex ad di Capitalia. Il motivo è che le sigle interne alla Bpm, ora molto potenti, non ci stanno a essere svuotate di ogni potere per quel che attiene alla gestione della banca. Una circostanza che, tuttavia, appare incompatibile con il passaggio al duale cui si sta lavorando per andare incontro alle richieste di Bankitalia. Per non parlare dell’incompatibilità con il modello disegnato nei giorni scorsi dal presidente della Popolare, Massimo Ponzellini, disegno duramente attaccato dal cda di due giorni fa.è per questo che le sigle interne alla banca si sono concentrate nella ricerca di un investitore che non avesse la smania di Arpe di comandare e incidere nella gestione. Ed ecco che così, gli Amici, con la probabile mediazione del vicepresidente di Bpm Graziano Tarantini, vicino a Comunione e Libreazione, si sono rivolti al presidente Formigoni(pure vicino a Cl). Dai contatti sarebbe venuto fuori il nome di Bonomi, rampollo della storica famiglia della finanza milanese, che, stando a rumor, sarebbe addirittura disposto a mantenere una governance basata su un unico cda e non avrebbe alcuna mira sulla gestione.Quest’ultimo aspetto potrebbe anche essere realistico, ma sul mancato passaggio al duale, sicuramente avrebbe qualcosa da dire Bankitalia, che ormai da mesi chiede una inversione di tendenza a livello di management in Bpm. Senza contare poi che, se le cose stessero come le descrivono queste ultime indiscrezioni, la mossa delle sigle interne alla banca sconfesserebbe quanto comunicato ieri dai sindacati nazionali. Che, dopo l’incontro con il vice direttore generale di Bankitalia, Anna Maria Tarantola, hanno diffuso una nota in cui scrivevano di ritenere che «l’evoluzione della governance al modello duale, in una versione più rigorosa ed equilibrata di quella attualmente ipotizzata (il riferimento è alla bozza elaborata da Ponzellini, ndr), possa rappresentare un valido impulso al progetto di rilancio» di Bpm. Nello stesso comunicato, le segreterie generali di Fabi, FibaCisl, Fisac-Cgil e Uilca spiegavano di vedere «con favore l’ingresso nella compagine sociale della banca di investitori istituzionali che, aderendo al suo modello cooperativo, possano apportare rilevanti risorse finanziarie, oggi necessarie per continuare a presidiare la vocazione di leva di sviluppo delle economie di riferimento e le prospettive occupazionali e professionali delle lavoratrici e dei lavoratori, insieme e soprattutto a esperienza ed eccellenza manageriale per il rilancio operativo della banca». Il riferimento all’«eccellenza manageriale» farebbe pensare più ad Arpe che a un investitore, Bonomi appunto, pronto a entrare nell’azionariato senza alcuna velleità gestionale. Sempre ieri, poi, nel tardo pomeriggio, è giunta la nota di smentita della Fiba, con il segretario generale, Lando Maria Sileoni, che con probabile riferimento a Bonomi tuonava: «In merito ad alcuni lanci apparsi su talune agenzie di stampa, che attribuiscono alla nostra organizzazione la diffusione della notizia di un ipotetico ed eventuale investitore istituzionale pronto a entrare in Bpm, preciso che tale notizia è destituita di ogni fondamento».
ITALIA OGGI venerdì, 23 settembre 2011
Sindacati favorevoli al duale
Le segreterie generali di Fabi , Fiba Cisl, Fisac Cgil e Uilca hanno comunicato alla Banca d’Italia «il loro comune impegno perché siano prontamente superate le criticità rilevate dalla recente ispezione della Banca popolare di Milano». In una nota, i sindacati sottolineano che l’attuale fase di difficoltà della banca, segnalata dall’Istituto di vigilanza e confermata dal mercato, è «anche riconducibile a una non corretta governance».
Per questo, «nel confermare il modello cooperativo e la rappresentanza dei lavoratori, sulla base delle vigenti regole di democrazia economica», ritengono che «l’evoluzione della governance al modello duale, in una versione più rigorosa ed equilibrata di quella attualmente ipotizzata, possa rappresentare un valido impulso al progetto di rilancio della Banca popolare di Milano e di salvaguardia del suo patrimonio storico di partecipazione democratica, coesione sociale, capacità competitiva».
I sindacati auspicano «che vengano senza ulteriori indugi formulate agli organi sociali della banca proposte chiare, responsabili e all’altezza della situazione, profondendo ogni possibile sforzo per creare unità di consensi all’interno degli organi istituzionalmente deputati ed evitando continue dichiarazioni o fughe di notizie che minano la credibilità dell’intero processo».
Infine, le segreterie generali «vedono con favore l’ingresso nella compagine sociale della banca di investitori istituzionali che, aderendo al suo modello cooperativo, possano apportare rilevanti risorse finanziarie».
Intanto, stando ad alcune indiscrezioni, la bozza di riforma della governance di Bpm prevedrebbe un consiglio di sorveglianza con un presidente e due vicepresidenti e riunioni ogni 60 giorni. Ora la tabella di marcia prevede che nel cda di martedì 27 siano definiti l’ammontare della ricapitalizzazione fino a 1,2 miliardi e la riforma della governance, che potrebbe essere sottoposta al vaglio di un’assemblea straordinaria da convocare per il 22 ottobre. Il passaggio sarà preliminare alla definizione delle condizioni della ricapitalizzazione, che se tutto fila liscio potrà avvenire alla fine di ottobre. Comunque in tempo perché il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, lasci via Nazionale e passi alla guida della Bce con la pratica Bpm chiusa.
GIORNALE DI BRESCIA venerdì, 23 settembre 2011
SOLO INDISCREZIONI – Un socio istituzionale per la Popolare di Milano?
MILANO Un socio istituzionale è pronto a entrare nella compagine azionaria della Banca Popolare di Milano e avrebbe riscosso già un primo consenso in un incontro svoltosi l’altro ieri con alcuni esponenti dell’associazione Amici della Bipiemme e i sindacati aziendali. è quanto riferiscono fonti sindacali della banca secondo cui questa sarebbe una risposta a quanti indicavano il possibile ingresso di un «cavaliere bianco» nell’istituto di credito identificato in Matteo Arpe, eventualità poi smentita. L’ingresso di un investitore istituzionale sarebbe utile per fare fronte all’aumento di capitale imposto dalla Banca d’Italia (900 mln) e che dovrebbe decollare il 24 ottobre preceduto da una assemblea dei soci che potrebbe tenersi sabato 22.
E ieri hanno ufficialmente preso posizione le segreterie generali di Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil e Uilca che hanno comunicato alla Banca d’Italia «il loro comune impegno affinché vengano prontamente superate le criticità rilevate dalla recente ispezione della Banca Popolare di Milano». In una nota, i sindacati sottolineano che l’attuale fase di difficoltà della Banca, segnalata dall’Istituto di Vigilanza e confermata dal mercato, è «anche riconducibile ad una non corretta governance». Per questo, «nel confermare il modello cooperativo e la rappresentanza dei lavoratori, sulla base delle vigenti regole di democrazia economica», ritengono che «l’evoluzione della governance al modello duale, in una versione più rigorosa ed equilibrata di quella attualmente ipotizzata, possa rappresentare un valido impulso al progetto di rilancio della Banca Popolare di Milano e di salvaguardia del suo patrimonio storico di partecipazione democratica, coesione sociale, capacità competitiva».
IL SOLE 24 ORE venerdì, 23 settembre 2011
Bpm divisa sulla governance Sindacati contro Ponzellini I soci dipendenti chiedono indirizzo strategico e nomine
Battaglia aperta sulla revisione della governance della Banca Popolare di Milano e sull’ingresso di nuovi investitori. Le diverse anime del gruppo si stanno confrontando sulle caratteristiche che il sistema duale, di prossima adozione, potrà avere e la mediazione non sembra affatto semplice. La bozza di riforma della governance presentata dal presidente Massimo Ponzellini al board mercoledì scorso mira alla netta separazione tra rappresentanza dei sindacati e gestione. Un modello, a cui è favorevole anche Mediobanca, che ha affiancato i vertici dell’istituto nella stesura della bozza di governance duale e che guida il consorzio di garanzia delle banche per l’imminente aumento di capitale che potrebbe aggirarsi attorno ai 900 milioni di euro. Per Piazzetta Cuccia è fondamentale che il consiglio di gestione abbia ampi e pieni poteri manageriali. Non della stessa opinione, invece, sono i sindacati, che pure ieri si sono espressi positivamente sul duale al termine dell’incontro con il vice direttore generale di Banca d’Italia, Anna Maria Tarantola, aggiungendo anche in una nota: «Le segreterie generali vedono con favore l’ingresso nella compagine sociale della banca di investitori istituzionali che, aderendo al suo modello cooperativo, possano apportare rilevanti risorse finanziarie, oggi necessarie per continuare a presidiare la vocazione di leva di sviluppo delle economie di riferimento e le prospettive occupazionali e professionali delle lavoratrici e dei lavoratori, insieme e soprattutto ad esperienza ed eccellenza manageriale per il rilancio operativo della banca». Un via libera, quindi, all’arrivo di Matteo Arpe come investitore ma anche come manager. Ma proprio quando i sindacati nazionali danno la loro benedizione ad Arpe, si concretizza un’alternativa: i vertici della banca, i sindacati interni e i rappresentanti dell’Associazione degli Amici di Bpm hanno avviato contatti con Andrea Bonomi, numero uno della holding finanziaria InvestIndustrial, che guida una cordata di investitori di ambiente milanese. Allo stesso tempo molti altri sono stati i contatti con fondi di private equity e investitori istituzionali nei giorni scorsi per garantire alla banca il successo della ricapitalizzazione.
Mentre resta ancora da vedere chi potrebbe entrare nell’azionariato, i vertici di Bpm continuano a lavorare alla proposta di governance, che in seno al cda ha scontentato un po’ tutti. Non ha certo raccolto il favore dei consiglieri di minoranza, per i quali il modello duale non fa che perpetuare l’attuale situazione senza limitare di fatto i poteri dei sindacati nella nomina del management e dei direttori del gruppo. Allo stesso tempo la bozza del progetto non è piaciuta ai sindacati, per i quali la rappresentanza loro riservata nel consiglio di sorveglianza sarebbe svuotata di valore se al cds non saranno affidati anche compiti di indirizzo strategico e soprattutto di nomine. Positivo, quindi, il giudizio sull’adozione del duale ma non sul modello di duale scelto. Per sanare le differenze e ottenere l’approvazione in occasione del prossimo board, il 27 settembre, i vertici di Bpm si sono messi al lavoro e oggi dovrebbero licenziare una seconda bozza che ha recepito le ultime indicazioni di Banca d’Italia. Parallelamente i vertici dei dipendenti soci dell’istituto, secondo quanto risulta a Radiocor, hanno chiesto la consulenza di Umberto Bocchino, ordinario di economia aziendale presso l’università di Torino a alcuni sindacati nazionali avrebbero chiesto anche un parere informale a Marcello Messori, professore ed ex presidente di Assogestioni. I sindacati dovranno far pervenire al più presto le loro osservazioni, perché i vertici di Bpm devono inviare a Via Nazionale il testo che poi sarà portato alla votazione del board il 27.
Tempi, comunque, contingentati per arrivare al 22 ottobre con la convocazione dell’assemblea, che avrà all’ordine del giorno l’approvazione dell’aumento di capitale (ammontare e prezzo saranno decisi martedì prossimo dal cda se sarà arrivato il via libera Consob), l’approvazione del sistema duale e la conseguente nomina del primo consiglio di sorveglianza. A seguire, lo stesso giorno, verrà nominato il primo consiglio di gestione, in modo da permettere alla banca di proseguire a tappe serrate nella ricapitalizzazione. Anche perché a fine ottobre scade il consorzio di garanzia (Mediobanca, Barclays, Rbs, Bnp Paribas, Nomura, Banca Akros, Sogen, Santander, Ing) e l’eventuale mancanza di una riforma della governance potrebbe essere considerata condizione sufficiente dalle banche per defilarsi. Un gioco d’incastri, quindi, che sta impegnando tutti gli attori in campo e che non può rischiare di saltare.
IL SOLE 24 ORE venerdì, 23 settembre 2011
Duale LA PAROLA CHIAVE – LO SCENARIO Le sigle nazionali in Bankitalia aprono all’arrivo di Matteo Arpe ma l’intervento del banchiere resta ancora incerto
La governance duale è un modello di governo societario che prevede la suddivisione in due diversi organi delle attività gestionali e di controllo di una società: un consiglio di sorveglianza, al quale sono demandate le funzioni di controllo e che determina le linee guida e di indirizzo della società; e un consiglio di gestione, che si occupa dell’amministrazione e gestione della società uniformandosi alle linee guida formulate dal cds
ASCA 22-09-11
BPM: SILEONI (FABI), MAI PARLATO DI NUOVO INVESTITORE IN ARRIVO
(ASCA) – Roma, 22 set – ”In merito ad alcuni lanci apparsi su talune agenzie di stampa, gia’ prontamente smentiti nei contenuti, che attribuiscono alla nostra organizzazione la diffusione della notizia di un ipotetico ed eventuale investitore istituzionale pronto ad entrare in Bpm, preciso che tale notizia e’ destituita di ogni fondamento”, cosi’ Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, il maggiore sindacato del settore bancario.
”Nel caso in cui la nostra rappresentanza sindacale in Bpm dovesse eventualmente proporre il nome di un investitore istituzionale, l’eventuale proposta dovra’ necessariamente passare al vaglio della Segreteria nazionale e del Comitato direttivo centrale dell’organizzazione, che e’ l’unico organismo interno deputato, da Statuto, ad esprimersi sull’argomento. Pertanto ogni ulteriore illegittimo utilizzo del nome FABI sara’ immediatamente perseguito secondo i termini di legge”, conclude Sileoni. com-men/mau/rl
Fonte: Asca via Wall Street Italia 22 settembre 2011 | Ora 20:42
BPM: SILEONI (FABI), MAI PARLATO DI NUOVO INVESTITORE IN ARRIVO
ASCA) – Roma, 22 set – ”In merito ad alcuni lanci apparsi su talune agenzie di stampa, gia’ prontamente smentiti nei contenuti, che attribuiscono alla nostra organizzazione la diffusione della notizia di un ipotetico ed eventuale investitore istituzionale pronto ad entrare in Bpm, preciso che tale notizia e’ destituita di ogni fondamento”, cosi’ Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, il maggiore sindacato del settore bancario. ”Nel caso in cui la nostra rappresentanza sindacale in Bpm dovesse eventualmente proporre il nome di un investitore istituzionale, l’eventuale proposta dovra’ necessariamente passare al vaglio della Segreteria nazionale e del Comitato direttivo centrale dell’organizzazione, che e’ l’unico organismo interno deputato, da Statuto, ad esprimersi sull’argomento. Pertanto ogni ulteriore illegittimo utilizzo del nome FABI sara’ immediatamente perseguito secondo i termini di legge”, conclude Sileoni.
TMNews 22 09 2011
Bpm/ Fabi: Privo fondamento ingresso investitore istituzionale – Smentita associazione. Oggi sindacati erano in da
“In merito ad alcuni lanci apparsi su talune agenzie di stampa, già prontamente smentiti nei contenuti, che attribuiscono alla nostra organizzazione la diffusione della notizia di un ipotetico ed eventuale investitore istituzionale pronto ad entrare in Bpm, preciso che tale notizia è destituita di ogni fondamento”. E’ quanto dichiara in una nota il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. “Nel caso in cui la nostra rappresentanza sindacale in Bpm dovesse eventualmente proporre il nome di un investitore istituzionale – spiega – l’eventuale proposta dovrà necessariamente passare al vaglio della segreteria nazionale e del Comitato direttivo centrale dell’organizzazione, che è l’unico organismo interno deputato, da Statuto, ad esprimersi sull’argomento”.
Fonte: TMNews via VIRGILIO/Economia.it 22 09 2011
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