Concluse le assemblee per l'approvazione del Contratto Nazionale. I lavoratori approvano l'accordo sottoscritto da FABI e le altre Organizzazioni Sindacali. I sì vincono sui no con uno scarto di 17mila voti.Sileoni: "sconfitto chi ha strumentalizzato la vicenda del rinnovo per fini propri"
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CONTRATTO, I LAVORATORI DICONO S?

Concluse le assemblee per l’approvazione del Contratto Nazionale. I lavoratori approvano l’accordo sottoscritto da FABI e le altre Organizzazioni Sindacali. I sì vincono sui no con uno scarto di 17mila voti.Sileoni: “sconfitto chi ha strumentalizzato la vicenda del rinnovo per fini propri”
CONTRATTO, I LAVORATORI DICONO S?

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MF-MILANO FINANZA martedì 17 aprile 2012
I lavoratori hanno approvato l’accordo sottoscritto dall’Abi e dalle organizzazioni sindacali. Gallo (Fiba): la Fabi è stata determinante. Sì a larga maggioranza al nuovo contratto dei bancari
di Alessandro Carollo
Si concludono oggi le assemblee per l’approvazione del contratto dei 300 mila lavoratori bancari italiani. I dati sull’esito delle consultazioni non sono stati ancora ufficializzati, ma, a quanto risulta a MF-Milano Finanza, è ormai certo che i lavoratori abbiano approvato a larga maggioranza l’accordo sottoscritto dall’Abi e dalle organizzazioni sindacali il 19 gennaio scorso. I sì, stando ai dati raccolti fino a venerdì, hanno vinto sui no con uno scarto di 17.415 voti. Nel dettaglio, in oltre 1.500 assemblee che si sono svolte in tutta Italia, su 98 mila votanti circa i favorevoli sono stati 56 mila, i contrari circa 38mila e gli astenuti 4.500. «L’ampio consenso con il quale la categoria conferma l’ipotesi d’accordo», commenta a MF-Milano Finanza Giuseppe Gallo, segretario generale della Fiba Cisl, «dimostra l’intelligenza e la maturità politica delle lavoratrici e dei lavoratori bancari, che, come sempre, nelle fasi di svolta del settore bancario, affidano al valore della solidarietà la difesa dei propri interessi immediati e futuri. Ne esce così rafforzata», sottolinea Gallo, «la tenuta unitaria dell’organizzazione sindacale, nonostante la presenza, durante la consultazione, di atteggiamenti forsennati e irresponsabili del Comitato per il no». Secondo il segretario generale Fiba Cisl, «in particolare la Fabi ha confermato la storica solidità e coscienza di organizzazione, coerente con una gestione politica lungimirante e determinata dei suoi vertici. Ma un ringraziamento per il positivo esito delle consultazioni va allo slancio di militanza dei quadri Fiba, che si sono spesi con convinzione e determinazione in tutta la tornata assembleare».
Prossima e ormai imminente tappa dell’iter contrattuale sarà la firma dell’accordo appena approvato dai lavoratori in Abi da parte dei segretari generali delle sette organizzazioni sindacali del credito. Anche la Falcri sembra confermare la propria firma sul nuovo contratto.
Il pericolo di restare senza un contratto nazionale di riferimento era concreto, e in questo caso, le aziende avrebbero avuto la piena facoltà giuridica, confermata da numerose sentenze della Cassazione, di disdettare unilateralmente il vecchio contratto di categoria, tuttora applicato ma scaduto il 31 dicembre 2010, con la conseguenza che sarebbero dunque saltate tutte le previsioni economiche e normative dell’architettura contrattuale nazionale. Una disdetta che avrebbe potuto compromettere anche la validità degli integrativi.
Alla vittoria ha contribuito in maniera determinante l’azione politica della Fabi, per stessa ammissione del segretario Fiba Cisl («si sono mossi come una falange macedone»). Le storiche roccaforti della Fabi nel Nord hanno mostrato una solida tenuta, persino nelle piazze dove i Comitati per il no apparivano determinati e coesi. In Sicilia i quadri sindacali Fabi hanno portato i sì a vincere quasi all’unanimità, mentre i Comitati per il no hanno spadroneggiato in Liguria e in alcune zone della Campania, dove a Napoli operava la task force di Domenico Moccia, ex segretario generale Fisac contrario alla linea del suo sindacato.
IL SOLE 24 ORE martedì 17 aprile 2012
Credito. Affluenza record: 97.978 i votanti, quasi il triplo della precedente intesa – Banche, il rinnovo passa ma con «solo» il 59,3% di sì – Necessarie più di 1.500 assemblee prima delle votazioni
Cristina Casadei
I sindacati dei bancari ripartono da un sì al nuovo contratto pari al 59,3% dei votanti che hanno raggiunto un numero record per la categoria: 97.978 persone. Il triplo rispetto al precedente rinnovo quando avevano votato quasi 33mila persone. Così come da record è il numero di assemblee: 1.500. La strategia è stata infatti quella di fare incontri piccoli per poter spiegare meglio il contratto che più di altri ha acceso gli animi della categoria ma che forse ha consentito anche ai sindacati di mettere in agenda una serie di nuove istanze. La consultazione della base, così capillare come non mai in passato, è servita anche a questo. I sì hanno vinto in alcune grandi città, come Torino, Milano, Firenze, Roma e soprattutto nelle roccaforti dei segretari generali: Viterbo per Lando Sileoni (Fabi), Cosenza per Agostino Megale (Fisac), Alessandria per Giuseppe Gallo (Fiba) e Bologna per Massimo Masi (Uilca). I no invece hanno predominato in Liguria e parte della Campania, grazie all’ala scissionista della Fisac, guidata da Mimmo Moccia, ex segretario generale che insieme al Sallca Cub ha portato avanti una campagna per il no molto agguerrita, comunque compensata con i sì della Sicilia.
Sileoni dice che «sono stati sconfitti e sconfessati tutti quelli che hanno cercato di strumentalizzare la vicenda del rinnovo contrattuale per fini propri, scommettendo su una immaturità della categoria che esiste solo nella loro mente. I bancari, ancora una volta, hanno dimostrato capacità di analisi e di valutazione e lungimiranza sul proprio futuro, approvando un contratto che non solo li mette al riparo dagli appetiti dei banchieri, ma guarda con attenzione alle generazioni future». Gallo che rappresenta la memoria storica della categoria dice che per ritrovare una situazione analoga «bisogna andare indietro fino al 1990 quando abbiamo istituito l’area contrattuale. Intervenne perfino il ministro del Lavoro Carlo Donat Cattin, dopo ben 90 ore di sciopero. O al 1999 con il contratto che istituì il fondo di solidarietà che ha messo la categoria al riparo dai licenziamenti. Nei momenti di crisi la categoria ha sempre manifestato lungimiranza: anche in questa occasione di fronte a un contratto fondato sulla solidarietà, con il fondo per l’occupazione, e su un aumento economico dignitoso di 170 euro a regime».
Per Megale non bisogna dimenticare che i bancari sono arrivati alla consultazione «nel pieno della crisi economica ma anche mentre tutti gli italiani sono stati alle prese con le addizionali regionali, le addizionali locali, l’Imu, l’aumento della benzina, la riforma del mercato del lavoro». In più vi sono elementi di preoccupazione che attraversano la categoria in particolare, come «il cambiamento degli orari di lavoro, ma anche le difficoltà insorte per il blocco degli scatti di anzianità». Masi dice che «il malessere emerso va raccolto. Come Uilca ce ne faremo carico ma bisogna cambiare il tipo di rappresentatività: i gruppi hanno creato grande accentramento nelle sedi di direzione delle trattative e invece bisogna essere di più tra i lavoratori. E poi bisogna anche che ci sia chiarezza nei rapporti unitari». Quanto all’ala scissionista della Fisac, Megale assicura: «Non rinuncio all’obiettivo di una Fisac Cgil più unita con gli altri ma anche più unita al uso interno». Guardando avanti, da questa settimana riprendono i negoziati nei gruppi, con Unicredit, e il timore dei sindacati che ci possa essere un seguito proprio a questo livello c’è.
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