Raggiunta l'intesa tra sindacati e l'istituto di credito barese: ai lavoratori in esodo colpiti dalla riforma previdenziale concessa la possibilità di tornare in servizio e restarvi fino alla maturazione della pensione. Sileoni: "Un ottimo accordo"
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IN BANCA POPOLARE DI BARI RISOLTO IL REBUS DEGLI ESODATI

Raggiunta l’intesa tra sindacati e l’istituto di credito barese: ai lavoratori in esodo colpiti dalla riforma previdenziale concessa la possibilità di tornare in servizio e restarvi fino alla maturazione della pensione. Sileoni: “Un ottimo accordo”
Trovata la soluzione per i 60 lavoratori esodati della Banca Popolare di Bari che rischiavano di rimanere senza un reddito, privati sia dell’assegno d’esodo e sia quello pensionistico, in base alla nuova riforma delle pensioni che ha cambiato con effetti retroattivi i requisiti di accesso alla quiescenza.

Grazie all’accordo siglato dalla FABI, rappresentata da Canio Moliterni, e dagli altri sindacati, i 60 lavoratori avranno la possibilità di rientrare in servizio, con i vecchi inquadramenti e il vecchio salario, e restarvi fino alla maturazione della pensione. Non solo. Nell’accordo, la Banca Popolare di Bari si riserva anche la facoltà di concedere permessi di congedo retribuiti ai lavoratori in questione.

Si tratta perlopiù di dipendenti usciti o in procinto di uscire secondo quanto stabilito da un’intesa siglata da banca e sindacati nel gennaio 2011, che prevedeva un centinaio di esodi volontari e incentivati distribuiti nell’arco del quadriennio 2011-14.

La possibilità concessa ai lavoratori di rientrare in servizio scongiura quindi il rischio che i bancari in questione rimangano senza reddito.

Una soluzione “ottima”, secondo il Segretario Generale della FABI, Lando Maria Sileoni, che ha promosso a pieni voti l’accordo firmato dalla rappresentanza sindacale di Gruppo.

“Al di là di tutto, ci sembra opportuno sottolineare”, ha poi ribadito il leader della FABI, “come la problematica degli esodati non possa trovare che una soluzione: tra i lavoratori e le aziende è stato sottoscritto un patto, con lo Stato che ne era a conoscenza, che va rispettato. Il cambio del quadro legislativo non pu ò andare a ledere un diritto sulla base del quale i lavoratori hanno rinunciato al salario. Vale la pena ricordare che sono circa 22mila i lavoratori bancari in esodo che devono trovare giustizia ed equità sociale”.

“L’accordo siglato nella Popolare di Bari”, ha poi ricordato Sileoni, “ha avuto un altro precedente importante: quello del Banco Popolare dove fu sottoscritto, nell’ottobre del 2010, un accordo per l’esodo incentivato che prevedeva, nel caso di un cambiamento del quadro legislativo previdenziale, la possibilità di rientro in azienda dei 250 lavoratori interessati. Lo stesso Gruppo Banco Popolare nel dicembre del 2011 conferm ò, in un nuovo accordo sottoscritto con le organizzazioni sindacali, la possibilità per i lavoratori collocati in esodo di reintegro o di fruizione di permessi retribuiti, nel caso in cui fosse variato il quadro legislativo”.

“A ben vedere”, ha concluso il Segretario generale, “quindi, sembra avere ragione il Ministro Fornero quando afferma che il problema degli esodati è stato creato dalle aziende. Ma ci chiediamo come mai lo stesso Ministro non abbia ritenuto che fosse giusto adottare il modello del Gruppo Banco Popolare quando fu fatto un accordo di incentivazione all’esodo in Banca Intesa, con la stessa Fornero che sedeva nel Consiglio di Sorveglianza della Banca dell’allora Amministratore Delegato Corrado Passera”.

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