Proclamato lo sciopero nazionale dei 70mila dipendenti del Gruppo, il primo dopo la maxi fusione. L'azienda dichiara il blocco delle uscite del vecchio piano industriale e l'apertura della procedura per risparmiare 250 milioni. Milazzo: "Inaccettabile. Pagano i lavoratori"
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GRUPPO INTESA SANPAOLO IL 2 LUGLIO ? SCIOPERO

Proclamato lo sciopero nazionale dei 70mila dipendenti del Gruppo, il primo dopo la maxi fusione. L’azienda dichiara il blocco delle uscite del vecchio piano industriale e l’apertura della procedura per risparmiare 250 milioni. Milazzo: “Inaccettabile. Pagano i lavoratori”
GRUPPO INTESA SANPAOLO IL 2 LUGLIO ? SCIOPERO
I 70mila dipendenti del Gruppo Intesa Sanpaolo pronti ad incrociare le braccia tutta la giornata di lunedì 2 luglio.

Lo sciopero, il primo da quando c'è stata la maxi-fusione, è stato proclamato oggi dalla FABI e dalle altre organizzazioni sindacali, dopo un duro confronto con l'azienda iniziato ieri e concluso questa mattina.

Il Gruppo Intesa Sanpaolo ha comunicato il blocco delle 4.500 uscite previste dall’ultimo piano industriale 2011-13, confermate dall’accordo sindacale del 29 luglio 2011, e il rientro in servizio dei 561 lavoratori già andati in esodo tra gennaio e maggio.

Non solo. L’azienda ha anche dichiarato l’avvio della procedura, che per legge durerà fino al 7 agosto, su orario di sportello, inquadramenti, mansioni, mobilità, orario di lavoro, flessibilità, articolazione individuale dell’orario di lavoro, part time, sospensione dell’attività lavorativa e riduzione orario di lavoro, e ha detto che non rinnoverà gli accordi d’armonizzazione in scadenza il 30 giugno.

L’obiettivo è risparmiare comunque 250 milioni di euro, una riduzione dei costi già fissata dal vecchio piano industriale ma adesso messa in discussione dalla riforma delle pensioni, che posticipa i tempi d’accesso alla quiescenza e che blocca dunque le 4.500 uscite già programmate, ma non salvaguardate dal decreto esodati del Ministro Fornero.

“Ancora una volta l’azienda ha deciso di far pagare ai lavoratori i costi della riforma previdenziale. Riteniamo tutto questo inaccettabile, tanto più che l’azienda, per conseguire comunque l’obiettivo di riduzione dei costi, si è detta intenzionata a intervenire sui diritti acquisiti dei lavoratori”, attacca Giuseppe Milazzo, Coordinatore nazionale FABI del Gruppo Intesa Sanpaolo. “Il nostro dissenso è netto, pertanto proseguiremo la mobilitazione fino a che Intesa Sanpaolo non retrocederà dai suoi obiettivi”.

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