Il Segretario Generale della FABI Sileoni: "Piano a corto respiro, socialmente violento, con impatti dirompenti". Nel triennio previsti 4.600 esuberi di personale, la disdetta del contratto integrativo, chiusura di 400 sportelli e riconversioni professionali
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LA FABI CONTRO IL PIANO INDUSTRIALE DI MPS

Il Segretario Generale della FABI Sileoni: “Piano a corto respiro, socialmente violento, con impatti dirompenti”. Nel triennio previsti 4.600 esuberi di personale, la disdetta del contratto integrativo, chiusura di 400 sportelli e riconversioni professionali
LA FABI CONTRO IL PIANO INDUSTRIALE DI MPS
"Quello di Mps è un piano industriale a corto respiro, per gestire le emergenze. Sono assenti obiettivi di crescita e di rilancio".

Con queste parole Lando Maria Sileoni, Segretario generale della FABI, ha bocciato senza mezze misure il nuovo Piano industriale presentato oggi dai vertici del Gruppo Mps.

” è un piano carente nella documentazione, imperniato sull’assunzione di debiti ad alto interesse nei confronti dello Stato, debiti che bisognerà saldare e non si capisce come, un piano basato principalmente su un taglio dei costi assurdo e spregiudicato”, ha rimarcato Sileoni.

“Sui concetti di “liquidità e redditività” richiamati dall’istituto siamo in presenza soltanto di buoni propositi tutti da verificare, senza considerare che la chiusura di 400 agenzie farà perdere il contatto con il territorio”.

“La riduzione complessiva di 4600 unità di personale è “socialmente violenta”, in quanto l’impatto sociale appare dirompente e le 2300 unità di personale del back office da esternalizzare sono in palese contrasto con le previsioni politiche del nuovo contratto nazionale di lavoro bancario”.

“Non sono chiari i criteri per l’individuazione dei numeri e dei costi complessivi del taglio “dei dirigenti”, così come il rafforzamento del front-line con 1000 nuove risorse appare improvvisato perché non si capisce da dove proverranno le risorse necessarie. In sintesi, questo è un piano industriale figlio dell’attuale confusione politico organizzativa, imperniato su una ipocrisia di fondo, che vuole nascondere esuberi di personale”.

Questa l’analisi del leader della FABI rispetto agli obiettivi industriali del triennio delineati oggi dai vertici del Gruppo Mps, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, rispettivamente Presidente e amministratore delegato della banca.

Ma che cosa prevede nel dettaglio il nuovo piano industriale 2012-15?

A tutto taglio. Del personale. Il piano, come ammesso candidamente durante la conferenza stampa di presentazione dallo stesso amministratore delegato del Gruppo Fabrizio Viola, punta soprattutto a contenere i costi di gestione, a cominciare da quello del personale, che passerà dagli attuali 2,195 miliardi ai futuri 1, 896 miliardi pianificati per il 2015.

Sono così previsti nell’arco del triennio complessivamente 4.640 esuberi, che nell’ordine deriveranno: dall’esternalizzazione del back office con i suoi 2.360 dipendenti, dalle cessioni di alcuni asset della banca (60% di Biverbanca a Cassa di risparmio di Asti, di consum.it e del ramo leasing), che libererà altre 1200 risorse di personale e infine altre 1000 uscite frutto di pensionamenti naturali e obbligatori.

Ma l’azienda ha anche annunciato la volontà di disdettare il contratto integrativo aziendale e di voler provvedere alla revisione della retribuzione dei dirigenti.

Per quanto riguarda le strategie commerciali, invece, il Gruppo ha dichiarato di essere pronto a chiudere 400 filiali sul territorio e procedere alla fusione per incorporazione delle società dal Gruppo, a cominciare da Banca Antonveneta, di voler potenziare: la rete, anche attraverso l’assunzione di 1000 nuovi sviluppatori; il segmento private banking, con l’entrata in servizio di 100 nuovi private bankers; la bancassicurazione, tramite la joint venture con Axa, e la banca online.

Operazioni che porteranno a numerose riconversioni professionali. Solo la chiusura delle 400 agenzia libererà circa 600 risorse di personale, che verranno ricollocate sul territorio.

Quanto agli obiettivi economici il Gruppo mira a portare entro il 2015 il Core tier 1 all’8%, in linea con i parametri di Basilea 3, anche attraverso l’utilizzo dei prestiti governativi, che ammontano complessivamente a 3 miliardi e che saranno restituiti entro il 2015, a raggiungere livelli di redditività pari al 7% del ROTE nel 2015, riequilibrare la liquidità riducendo il loan to deposit ratio commerciale al 110% nel 2015 e il cost-income (rapporto tra costi operativi e ricavi) al 58,5%.

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