Intesa che la banca aveva messo in discussione circa un mese fa a causa dell’entrata in vigore della riforma pensionistica Fornero, che aveva drasticamente ridotto la platea dei pensionabili, bloccando così gli esodi già preventivati.
Grazie all’accordo firmato ieri notte il problema viene risolto: i lavoratori usciranno come previsto già a partire dal primo ottobre, con importanti garanzie a loro favore.
Qualora alcuni dei lavoratori in uscita non dovessero essere coperti dal Decreto esodati, avranno comunque la possibilità di rientrare in azienda mantenendo il vecchio trattamento economico, con versamento da parte della banca degli arretrati contributivi.
Infine per tutti coloro che, pur coperti dal Decreto esodati, al termine della permanenza sul fondo non dovessero ancora avere i requisiti anagrafici (62 anni) per accedere alla pensione è prevista la possibilità di rimanere in esodo un anno o due anni in più fino alla maturazione dei requisiti. Il costo sarà a carico di Intesa Sanpaolo.
Insomma, nessun lavoratore rischia di rimanere senza stipendio.
Inoltre la banca si è impegnata ad anticipare l’equivalente dell’assegno di sostegno al reddito ai 500 dipendenti già usciti a gennaio, fino a quando non verranno emanati i decreti attuativi del nuovo Fondo di Solidarietà e l’Inps sbloccherà gli assegni.
Una boccata d’ossigeno per tutti coloro che da gennaio non ricevono più retribuzione alcuna.
“Lo sciopero del 2 luglio, con l’altissima adesione dei lavoratori, ha dato i suoi frutti”, commenta Giuseppe Milazzo, Coordinatore FABI del Gruppo Intesa Sanpaolo, “abbiamo ottenuto il pieno rispetto dell’accordo del 29 luglio, ricevendo importanti garanzie a favore degli esodati e una conferma al piano di nuove assunzioni che ci stava particolarmente a cuore. L’ occupazione è stata, quindi, salvaguardata”.
“Inoltre l’aver sbloccato le uscite previste consentirà all’azienda di recuperare 125 milioni di euro. Ci ò significa che quando a settembre ripartiranno le trattative sui contratti aziendali, si dovrà trattare per recuperare 125 milioni di eurodi costi non strutturali e non più 250 come inizialmente previsto”, conclude Milazzo.
Azienda e sindacati proseguiranno il confronto sugli accordi d’armonizzazione a partire dal 3 settembre, con la Banca determinata comunque ad affrontare l’appuntamento all’insegna del risparmio.
“Infatti”, sottolinea il Coordinatore FABI di Intesa Sanpaolo, “sulle materie oggetto degli accordi di Gruppo le posizioni tra le parti sono al momento ancora molto distanti e a settembre il confronto non sarà facile e potrà esserci battaglia”.
Roma 01/08/2012