Nel dettaglio l’azienda ha chiesto: la decurtazione di 8 giornate lavorative (4 giorni di ferie in meno, 2 giorni di ex festività in meno, 2 giorni di riduzione della prestazione lavorativa senza retribuzione), il blocco degli straordinari, l’allungamento dell’orario di filiale dalle 7,30 alle 21,30, la sospensione a partire dal primo novembre delle regole in materia di buoni pasto.
Richieste irricevibili, secondo la FABI, che invece durante il confronto ha ribadito che non si potranno fare riflessioni sul costo del lavoro se prima non si affronterà il nodo degli organismi di gestione pletorici e delle consulenze, che nel Gruppo hanno un costo particolarmente elevato.
I sindacati hanno infine ribadito il loro no alle uscite obbligatorie e hanno puntato i riflettori sul tema dell’occupazione, rivendicandone la tenuta e la crescita anche attraverso l’utilizzo dell’insourcing e della solidarietà espansiva.
“Di fronte ad una posizione come quella espressa oggi dalla Banca”, ha dichiarato Mauro Bossola, Segretario generale aggiunto della FABI, “l’unica risposta seria sarebbe stata abbandonare immediatamente la trattativa. Siamo nel pieno di una procedura e non possiamo farlo. Ma la banca si illude se pensa di scaricare sempre e solo sui lavoratori i maggiori oneri della riforma Fornero. O peggio, di rottamare i cinquantacinquenni con gli esuberi obbligatori. Noi non ci stiamo”.
Qualora l’azienda non si mostri disponibile a venire incontro alle richieste sindacali entro il 15 ottobre, data di scadenza della procedura, le sigle si sono dichiarate pronte “ad assumere tutte le possibili iniziative di mobilitazione”.
Roma 27/09/2012