?BANCHE, RISPETTATE IL PATTO GENERAZIONALE?
Sindacato e banchieri discutono a Roma di nuove strategie per uscire dalla crisi. Apre i lavori il Ministro Passera. Sileoni: “Responsabilità sociale e impegno verso la nuova occupazione devono essere valori di riferimento per tutto il sistema”
Ricambio generazionale, esternalizzazioni e modelli organizzativi che devono cambiare per mantenersi al passo coi tempi.
Su questi argomenti si sono confrontati oggi a Roma i maggiori rappresentanti del mondo bancario italiano e la FABI, il sindacato leader dei lavoratori bancari, nell'ambito della tavola rotonda "Banche, responsabilità sociale e patto generazionale: una strategia condivisa per il prossimo futuro", moderata dal giornalista del Corriere della Sera Federico De Rosa e organizzata nell'ambito della IX Conferenza d'Organizzazione.
I lavori si sono aperti con il faccia a faccia tra il Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera e i Segretari Lando Maria Sileoni e Mauro Bossola, che hanno discusso di produttività, imprese e concertazione.
A seguire la tavola rotonda, alla quale hanno preso parte Alessandro Profumo, Presidente Gruppo MPS, Francesco Micheli, Chief Operating Officer Gruppo Intesa Sanpaolo e Presidente Comitato Affari Sindacali e Lavoro ABI, Roberto Nicastro, Direttore Generale Unicredit Group, Matteo Arpe, Amministratore Delegato SATOR Spa, Gianfilippo Pandolfini, Vice Direttore Generale BNL e Lando Maria Sileoni, Segretario Generale FABI.
Esternalizzazioni: si tratta, ma solo a patto di mantenere contratto e occupazione. Tra i temi caldi emersi dal confronto, le esternalizzazioni del Gruppo Mps."Alcune attività amministrative tenderanno a ridursi in modo molto consistente nel prossimo futuro. Ci vogliono operatori specializzati che si dedichino appositamente a questi servizi. La nostra idea è quella creare un operatore che fa questo servizio per più soggetti: bancario, assicurativo, ecc. Così creiamo occupazione e riposizioniamo le lavorazioni", ha detto il Presidente di Mps Profumo, alludendo chiaramente al progetto di esternalizzazione del back office, prevista dal nuovo piano industriale e sul quale le parti sono ancora in trattativa.
"Dal sindacato mi aspetto atteggiamento intelligentemente critico". Una sfida raccolta con piglio energico e grintoso dal Segretario generale della FABI, che ha subito posto delle condizioni. "La FABI vuole trattare, ma non è disponibile a una concertazione al ribasso. Ci batteremo per garantire il mantenimento del contratto del credito e dei livelli occupazionali".
Nuove assunzioni: a che punto siamo? Il ricambio generazionale è stato un altro dei leit motiv del dibattito. Sileoni ha ricordato che esiste un contratto, quello firmato dai sindacati a gennaio, fondato su un patto generazionale, il primo realizzato in Italia. Con il contributo solidaristico dei manager e dei lavoratori, sarà possibile finanziare nuove assunzioni.
Un impegno, ha sottolineato Sileoni, a cui i banchieri non possono e non devono sottrarsi. E proprio su questo punto il leader della FABI ha tirato le orecchie al Vice direttore generale della Bnl, Gianfilippo Pandolfini. Il nuovo piano industriale, recentemente annunciato ai sindacati, non prevede infatti nuova occupazione. “Abbiamo ancora un mese di tempo per ragionarci”, ha poi alzato le mani Pandolfini incalzato dal leader della FABI, lasciando così aperto uno spiraglio.
Il Chief operating officer del Gruppo Intesa, Francesco Micheli, ha invece sottolineato come la recente riforma delle pensioni, ritardando le uscite, ha creato un problema occupazionale importante nel sistema.
“Abbiamo di fronte a noi un tempo non corto rispetto al quale dobbiamo reagire con realismo, la prospettiva non è tranquillizzante”, ha affermato Micheli. “Abbiamo per ò la fortuna di lavorare in un settore dove le aziende non escono fuori dal mercato e dove le parti hanno sempre dato grossa prova di realismo per affrontare momenti difficili”.
Manager e retribuzioni: i mea culpa dei banchieri. Dure critiche sono arrivate anche all’indirizzo dei banchieri. Il leader della FABI non le ha certo mandate a dire: la forbice tra retribuzione del managemnt e quelle dei lavoratori è ancora troppo ampia e ingiustificata. Non solo. “Il gruppo dirigente non ci dà garanzie di responsabilità e di tenuta, se noi avessimo dirigenti adeguati non saremo qui oggi a parlare di come uscire dal guado della crisi. Noi vogliamo prenderci le nostre responsabilità, ma la nostra controparte è debole. Bisogna rompere certi meccanismi di selezione della classe dirigente e devono scattare anticorpi nella banche per dare risposte serie su innovazione e nuove professionalità”, ha tuonato Sileoni davanti alla platea dei banchieri.
Un pensiero condiviso anche da Matteo Arpe, Amministratore delegato di Sator Spa. “La crisi”, ha detto Arpe, “ha visto l’uscita di molti azionisti, di manager un po’ meno”.
Mentre Profumo ha ammesso che nel “suo” Gruppo Mps i “lavoratori hanno pagato errori manageriali, a cominciare dal maggiore azionista (la Fondazione, ndr)”.
“Responsabilità sociale e impegno verso la nuova occupazione”, ha concluso Sileoni, “devono essere valori di riferimento per tutto il sistema”.
Roma 13/12/2012