La fiducia nella possibile ripresa dipende anche dal mantenimento degli assetti "popolari", secondo il modello cooperativo delle BCC e di alcuni grandi Gruppi Bancari nazionali (BPM, UBI, BPER...). Questa è una precisa convinzione della FABI, oltre che un netto caposaldo della sua linea programmatica.

Lando Maria Sileoni
Segretario Generale F.A.B.I.
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PUNTI FERMI PER LA RIPRESA

La fiducia nella possibile ripresa dipende anche dal mantenimento degli assetti “popolari”, secondo il modello cooperativo delle BCC e di alcuni grandi Gruppi Bancari nazionali (BPM, UBI, BPER…). Questa è una precisa convinzione della FABI, oltre che un netto caposaldo della sua linea programmatica.

Lando Maria Sileoni
Segretario Generale F.A.B.I.
PUNTI FERMI PER LA RIPRESA
La fiducia nella possibile ripresa dipende anche dal mantenimento degli assetti "popolari", secondo il modello cooperativo delle BCC e di alcuni grandi Gruppi Bancari nazionali (BPM, UBI, BPER...).
Questa è una precisa convinzione della FABI, oltre che un netto caposaldo della sua linea programmatica.
In altri termini, noi siamo fermamente convinti che il sistema economico italiano, proprio per la sua specifica configurazione, debba continuare ad avere nel modello cooperativo e popolare, aperto alla diretta partecipazione di tutti i Soci, specie dei soci dipendenti, un riferimento essenziale ed originale, in grado di rappresentare un forte contrappeso rispetto all'influenza, al potere ed alla posizione dominante di altri soggetti.
Abbiamo detto riferimento "originale", non unico. Proprio partendo da questo fondamento, che riconosce ed esalta il pluralismo dei diversi soggetti economici - senza, quindi, contestare di per sé altre legittime forme societarie quali la SpA - la nostra Organizzazione si è espressa contro l'introduzione del "voto da casa" in Assemblea, propugnato dai Vertici BPM e plebiscitariamente respinto dall'assise dei soci.
Il management non ha potuto ignorare il voto compatto avverso e, pertanto, ha dovuto rivedere la propria strategia, per non compromettere l'esito del prossimo, condiviso piano di rafforzamento patrimoniale, obiettivo necessario per il rilancio della banca. Altri tentativi di forzare la governance delle Popolari, intervenendo sugli Statuti ed i Regolamenti, oppure suggestive ipotesi di nomine di plenipotenziari, evocate come salvifiche, non sono realisticamente percorribili e, comunque, non possono cancellare i valori della partecipazione assicurati dal voto capitario, né possono sminuire il legame coi territori, le strette relazioni con le famiglie e con le imprese, vere cellule del tessuto sociale ed economico del nostro Paese.
L'alternativa, oggi, non è tra congelamento, sospensione o rinvio del "progetto SpA", ma tra avere una banca forte o - come vorrebbero alcuni! - una banca più "commerciale", nel senso di una banca più vendibile, più cedibile, più consona ad accogliere le mire di interessi occasionali e, magari, anche di investitori "mordi e fuggi".
La ricerca di un nucleo azionario di riferimento non è affatto incompatibile col modello cooperativistico, purché si tratti di investitori stabili: non assi del trading, ma persone capaci di guardare al lungo periodo attraverso la realizzazione di piani industriali credibili, con orizzonte strategico e non speculativo.
Queste considerazioni che, come naturale, traggono spunto dall'emblematica vicenda BPM sono, secondo la premessa, suscettibili di essere estese agli altri grandi Gruppi popolari.
Ribadiamo, infatti, che deve essere, ovunque, respinto ed evitato ogni elemento di auto-referenzialità: nella nomina degli organismi dirigenti, nella scelta del management, nelle promozioni e nei riconoscimenti. Così come deve essere ribadito (e costantemente verificato) l'impegno a mantenere organi societari, consigli di amministrazione e comitati esecutivi snelli ed espressivi delle migliori competenze tecniche.
Di più. Nella realtà del sistema bancario non pu ò, oggi, esservi alcuna figura di vertice, societario e manageriale, che non sia dotata di autentica sensibilità sociale, che non sia capace di riconoscere la necessità di dialogare con i lavoratori e con le loro rappresentanze.
Oggi, le banche non possono sostenere, dare spazio o finanziare progetti organizzativi o soluzioni commerciali che portino alla riduzione o distruzione del lavoro.
Ci ò vale dentro e fuori, all'interno delle banche e nel rapporto con le imprese.
Tutto questo impatta sulle politiche creditizie e sulle scelte di rischio commerciale delle banche.
Ecco perché vanno sostenute, con proposte di soluzioni e politiche creditizie innovative e trasparenti, le imprese, le famiglie e, soprattutto, i giovani che aspirano a lavorare. Questa è la ragione per cui si potrà riavviare la crescita e lo sviluppo: soltanto per questa via e soltanto osando di più. In questo modo, si potrà cambiare la percezione attuale del Sistema bancario, spesso considerato dai clienti come ostile, distante o troppo ingessato.
Ma occorre provarci: per noi non è necessario avere ragione, è indispensabile avere coraggio.

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Lando Maria Sileoni
Segretario Generale F.A.B.I.
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