Shared Service Center, ramo d'azienda ceduto da Unicredit a una newco controllata da Hewlett Packard, continua ad essere smembrato: lavorazioni trasferite in Polonia e dipendenti spostati ogni 2 mesi. FABI: azienda garantisca stabilità
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UNICREDIT, SSC PERDE PEZZI

Shared Service Center, ramo d’azienda ceduto da Unicredit a una newco controllata da Hewlett Packard, continua ad essere smembrato: lavorazioni trasferite in Polonia e dipendenti spostati ogni 2 mesi. FABI: azienda garantisca stabilità
UNICREDIT, SSC PERDE PEZZI

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Shared Service Center verso la delocalizzazione delle attività. Il ramo d’azienda addetto alle risorse umane, che Unicredit lo scorso anno ha ceduto a una newco controllata dal Hewlett Packard, continua a “perdere pezzi”. A partire da gennaio ininterrottamente e gradualmente diverse lavorazioni sono state, infatti, trasferite in Polonia e i lavoratori, circa 70 tra le piazze di Roma e Milano, non trovano pace: ogni 2 mesi vengono spostati e assegnati ad altre mansioni.
“Per ammissione stessa dell’azienda, infatti – ha detto Francesco Colasuonno, Coordinatore FABI UBIS – finché non sarà completata la migrazione sui sistemi informativi che spetta ad HP, non ci sarà la possibilità di riallocare stabilmente i dipendenti. Il progetto, che inizialmente doveva concludersi in un anno e mezzo, ha già 6 mesi di ritardo e questo per noi è inaccettabile”.
Il sindacato ha subito chiesto di bloccare i continui trasferimenti e di fare chiarezza, una volta per tutte, sulle finalità del progetto che, nato come start up innovativa e destinata alla crescita e allo sviluppo, secondo Colasuonno, non si sta avviando verso le prospettive preannunciate dalle aziende.
Un accordo che tutela i lavoratori. Fortunatamente i lavoratori, grazie all’accordo sottoscritto con i sindacati al momento della cessione, hanno delle garanzie occupazionali. Tuttavia, considerando gli sviluppi che sta avendo questa esternalizzazione, la FABI teme che la mancanza di chiari e validi progetti di sviluppo della newco possa avere, nel tempo, impatti negativi sui dipendenti.
“Abbiamo messo le aziende di fronte alle loro responsabilità – ha detto Mauro Morelli, Segretario Nazionale FABI – cercando di ricondurre il progetto allo spirito di prospettive e di sviluppo che ci era stato ampiamente garantito sia da Unicredit sia da Hp. Abbiamo ottenuto dichiarazioni confortanti in quanto ci è stato assicurato che una volta stabilizzato il processo di integrazione e innovazione tecnologica, sicuramente le aziende hanno interesse ad uno sviluppo più marcato e alla stabilizzazione delle lavorazioni in capo ai colleghi”.
“Pretendiamo – ha concluso Morelli – di passare dalla parole ai fatti, per poter concretamente stabilire quei termini di garanzie che ci erano stati ampiamente prospettati. Essendo stata questa la prima operazione che il gruppo Unicredit ha effettuato, l’interesse e l’attenzione di tutti è sicuramente massima”
Roma 31/07/2013
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