Al VI Congresso provinciale della FABI, restituire dignità alla categoria. Di fronte ad una platea di oltre 100 sindacalisti, l'appello è raccolto dal Segretario Nazionale Casini: "Proseguiamo nella nostra battaglia, contro l'arroganza dei banchieri"
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PORDENONE, GENS FABI: LE CHIAVI DI UN?IDENTIT?

Al VI Congresso provinciale della FABI, restituire dignità alla categoria. Di fronte ad una platea di oltre 100 sindacalisti, l’appello è raccolto dal Segretario Nazionale Casini: “Proseguiamo nella nostra battaglia, contro l’arroganza dei banchieri”
PORDENONE, GENS FABI: LE CHIAVI DI UN?IDENTIT?

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è il VI Congresso Provinciale per la FABI di Pordenone, una struttura che negli anni è cresciuta, forte di un grande senso di appartenenza alla categoria che le è valsa l’affezione dei colleghi che, sempre più, stanno riponendo in questo sindacato la propria fiducia.
Sono le difficoltà che stanno attraversando il mondo del credito a tenere banco in gran parte del dibattimento, una situazione critica che sta mettendo la categoria a dura prova e che spinge il sindacato ad una difesa ad oltranza dei colleghi. Sulla scia di quanto si sta facendo a livello nazionale, grazie all’operato della Segreteria Nazionale e in particolare del Segretario Generale Sileoni, come più volte ricordato dal Coordinatore di FABI Pordenone, anche a livello locale, si sta lavorando a pieno ritmo per non lasciare i bancari soli e alla deriva.
“Sono certo che a nessuno sfugga – ha detto Eddy Driussi, Coordinatore FABI Pordenone – come fare sindacato oggi richieda una dedizione più intensa che in altri tempi, proprio perché ai dirigenti sindacali continuamente si pongono problematiche nuove di natura generale cui bisogna sempre e comunque dare risposte di qualità. Il ruolo odierno di un sindacato libero e autonomo come il nostro, che ha sempre avuto radici profonde nella vita dei bancari, in un settore nevralgico quale quello del credito, di fronte a al vertiginoso cambiamento, non pu ò chiudersi in posizioni pregiudiziali. Deve, anzi, contribuire a raggiungere equilibri contrattuali che ottengano normative favorevoli per i lavoratori. Certo è – ha concluso Driussi – che dopo il successo dello sciopero della categoria, guidata dalla FABI, è determinante proseguire nella lotta se ABI non modificherà gli atteggiamenti ricattatori espressi, per iniziare una trattativa senza pregiudiziali”.
“Oltre 100mila iscritti per la FABI, grazie soprattutto al lavoro svolto dalle RSA. Grazie a quei colleghi che nelle varie realtà territoriali oggi, in un momento così precario, ci mettano la faccia, ascoltando i problemi dei lavoratori cercando di dare risposte concrete”. Così il Segretario nazionale Franco Casini nell’incipit del suo intervento.
Poi, nelle sue parole, i problemi nel settore del credito con l’attacco perpetrato dall’ABI e dall’arroganza dei banchieri. Un’arroganza che la FABI è pronta a combattere e che si sta sempre più caricando proprio grazie alle tornate dei congressi, che hanno permesso alle varie strutture locali di guardarsi dentro, ma soprattutto di dettare una linea comune per guardare oltre.
E poi il Contratto Nazionale e le sofferenze bancarie. “Dobbiamo riprenderci il contratto, non ci sono alternative: o vinciamo noi o vincono le banche – ha detto Casini – Lo sciopero è stato il primo passo per dimostrare che il sindacato c’è ed è fianco della categoria, ma bisogna andare avanti e dare un futuro a questa categoria. Dall’altra parte ci sono banchieri che dall’alto dei loro stipendi, delle loro buonuscite da capogiro e dalla loro età, tagliano sul personale come se fosse colpa dei lavoratori la crisi nel settore. Come se i 133miliardi di sofferenze bancarie fossero da addebitare alla categoria, quando invece sono state create dai soliti crediti ai soliti noti. Una cosa deve rimanere chiara, e che grazie al lavoro di comunicazione fatto dal nostro Segretario generale lo è sicuramente: i bancari non sono i banchieri. I clienti devono capire che quando entrano in banca non trovano di fronte un nemico, ma un lavoratore come loro, con gli stessi problemi e le stesse difficoltà”.
Pordenone, 04/12/2013
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