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CONTRATTO, TAVOLO A RISCHIO
documento in cui, tra le altre cose, si mette nero su bianco che il passaggio contrattuale sarà difficile e si prevedono ricadute sul piano sociale. Morale: le banche mettono le mani avanti, avvertono che si arriverà ai ferri corti e perci ò si aspettano attenzione da parte del governo. Quando nell’incontro dell’altro ieri i sindacati hanno illustrato il documento dal titolo «Nuovo modello di banca al servizio dell’occupazione e del Paese» qualcuno tra i rappresentanti della controparte ha accolto il testo con sufficienza. Le sette sigle presenti alla trattativa non l’hanno presa bene. E non solo per una questione di orgoglio offeso. A criticare il documento, infatti, era uno dei papabili alla guida del Casl, Camillo Venesio, ceo della banca del Piemonte. Il punto di distanza tra le parti è principalmente uno. Il sindacato propone un rinnovo del contratto sullo schema di quanto avvenuto in passato. Chiede 175 euro lordi in più in busta paga. E elenca una serie di proposte per il settore che fanno perno su attività ad alta intensità di lavoro. I sindacati hanno capito bene che la banca online fa sparire i clienti allo sportello. E allora propongono orari più lunghi e la riconversione delle professionalità su attività “sorelle” come la consulenza. L’Abi, invece, semplicemente non intende trattare sulle vecchie basi. Parla di distanze abissali, punti di vista inconciliabili e mette in discussione il sistema della contrattazione fondato sui due livelli. Non ritiene sostenibile alcun aumento a livello nazionale. Per la parte normativa, Abi non considera più sostenibile il fatto che il 43% del personale abbia una qualifica di quadro direttivo. E anche il numero degli occupati totali è messo in discussione: per le banche le risorse per gli aumenti si potrebbero trovare solo tagliando il numero dei posti di lavoro.
