Cristina  Casadei  
Tre  mesi  e  non  un  giorno  in  più.  Per  il  rinnovo  del  contratto  dei  bancari  ci  sarà  più  tempo  per  trattare  come  ha  spiegato  ieri  al  termine  del  comitato  esecutivo  di  Abi,  Alessandro  Profumo,  che  guida  la  delegazione  sindacale  dei  banchieri  nel  negoziato.  L’ultima  ultima  proroga  della  disdetta  scade  il  31  dicembre  e  verrà  mantenuta:  il  comitato  esecutivo  ha  infatti  ritenuto  di  non  concedere  ai  sindacati  altre  proroghe.  A  breve  verrà  inviata  la  lettera  per  formalizzarla.  Ci ò  che  cambia  dopo  l’esecutivo  esecutivo  di  ieri  è  per ò  la  disapplicazione  che  non  avverrà  subito  ma  dal  primo  aprile.  Come  ha  spiegato  Profumo,  i  banchieri  sono  arrivati  «alla  determinazione  che  al  31  dicembre  viene  data  la  disdetta  ma  la  disapplicazione  viene  messa  in  atto  dal  primo  aprile  proprio  per  consentire  di  avere  un  dialogo  con  la  forza  sindacale».  L’obiettivo  obiettivo  di  arrivare  a  un’intesa  intesa  entro  fine  anno,  si  sposta  quindi  al  31  marzo.  Se  entro  questa  data  non  sarà  siglato  il  nuovo  contratto,  quello  vecchio  dal  primo  aprile  non  sarà  più  valido  nella  sua  componente  economica  per  effetto  della  disapplicazione.  «L’auspicio  auspicio  è  che  ci  sia  un  processo  che  possa  portare  per  il  31  marzo  a  fare  un  contratto  sapendo  che  c’è è  una  scadenza  chiara  e  che  non  si  pu ò  sostenere  qualsiasi  costo  e  qualsiasi  prezzo»,  sottolinea  Profumo.  L’esecutivo  esecutivo  di  ieri,  come  spiega  Abi  in  una  nota,  ha  espresso  piena  condivisione  sulla  linea  tenuta  dal  Comitato  affari  sindacali  e  del  lavoro,  guidato  da  Profumo,  nella  trattativa,  interrotta  per  decisione  sindacale  il  25  novembre.  «I  riflessi  di  un  quadro  macroeconomico  ancora  fragile,  una  grave  caduta  di  redditività  per  il  settore,  l’evoluzione  evoluzione  tecnologia  e  dei  comportamenti  dei  clienti  che  incidono  sul  tradizionale  modo  di  ” fare  banca  “», sono  per  Abi  elementi  che  richiamano  la  necessità  di  una  sintesi  tra  le  posizioni  in  campo.  L’obiettivo  obiettivo  di  Abi  resta  «un  contratto  che  possa  conciliare  esigenze  di  recupero  di  redditività  e  produttività  del  settore  con  esigenze  occupazionali  e  di  tutela  dei  salari  dall’inflazione  inflazione,  prestando  un’attenzione  attenzione  particolare  a  misure  ancora  più  incisive  sul  fronte  del  lavoro  giovanile».  La  posizione  dei  banchieri  delude  i  sindacati,  alle  prese  con  le  assemblee  per  lo  sciopero  del  30  gennaio.  Lando  Maria  Sileoni,  segretario  generale  della  Fabi,  dice  che  «è  politicamente  scorretto  che  Abi  dica  che  la  trattativa  si  è  interrotta  per  decisione  dei  sindacati.  Dell’abi  ha  paura  di  prendersi,  di  fronte  alla  classe  politica  e  all’opinione  opinione  pubblica,  la  responsabilità  di  una  rottura  a  causa  di  posizioni  esasperate  e  intransigenti  rispetto  al  tfr,  agli  scatti  d’anzianità anzianità  e  alla  stabilità  occupazionale  dei  309  mila  addetti».  Per  il  segretario  generale  della  Fiba  Cisl,  Giulio  Romani,  «dopo  che  avremo  parlato  con  i  lavoratori  diremo  alle  controparti  quali  siano  le  condizioni  per  poter  riavviare  una  trattativa  che  non  potrà  prescindere  né  dalla  difesa  dell’occupazione  occupazione,  né  da  quella  del  salario».  Per  Agostino  Megale,  segretario  generale  della  Fisac  Cgil  «fermo  restando  che  è  importante  non  aver  esasperato  il  clima  con  la  disapplicazione  dal  primo  gennaio,  non  servono  ultimatum  al  primo  aprile».  Massimo  Ma  si  (Uilca)  conclude:  «Noi  siamo  pronti  alla  trattativa.  Abi,  per ò,  deve  ritirare  le  proprie  pregiudiziali». 
 
MF-MILANO FINANZA giovedì 18 dicembre 2014
 
Bancari, si riparte dai giovani – L’Abi disdetta il contratto, ma fa slittare la disapplicazione di tre mesi e Profumo apre su condizioni migliori per i nuovi assunti. Alcuni passi avanti ci sarebbero stati pure su area contrattuale e tfr
di Antonio Satta   
Nonostante lo sciopero già annunciato per il 30 gennaio (ma non ancora convocato), sotto sotto si continua a trattare sul nuovo contratto di lavoro dei bancari, altrimenti il comitato esecutivo dell’Abi ieri si sarebbe limitato a dare la disdetta del vecchio contratto dal 31 dicembre prossimo, senza aggiungere, come invece ha fatto, che la disapplicazione delle norme ci sarà solo dal 1 aprile 2015. Insomma, come ha spiegato il presidente del Comitato affari sindacali e del lavoro dell’associazione, Alessandro Profumo, «ci sono tre mesi in più per discutere, sapendo che sono tre mesi e non di più».
Tre mesi per ò dovrebbero bastare, certo prima i sindacati devono tenere le loro assemblee con i lavoratori e probabilmente lo sciopero sarà confermato, ma i contatti informali che ci sono stati in queste settimane, dopo l’interruzione ufficiale delle trattative, fanno pensare che i margini ci siano tutti. Intanto sono stati rinnovati i due strumenti di compensazione del settore, il Fondo per l’occupazione (alimentato con il conferimento di una giornata di lavoro dei bancari e il 4% della retribuzione dei top manager), e il Fondo per il sostegno al reddito (alimentato con lo 0,50% del reddito annuo lordo dei lavoratore, quota divisa tra lo 0,375% a carico delle aziende e lo 0,125% versato dai dipendenti).
Proprio il primo di questi due organismi potrebbe aiutare a trovare l’intesa. Sia il comunicato ufficiale dell’Abi che le parole di Profumo ribadiscono che l’obiettivo delle banche «è un contratto che possa conciliare esigenze di recupero di redditività e produttività del settore con esigenze occupazionali e di tutela dei salari dall’inflazione, prestando un’attenzione particolare a misure ancora più incisive sul fronte del lavoro giovanile».
Appunto, il lavoro giovanile. Oggi se le banche assumono un giovane a tempo indeterminato scatta l’intervento del Fondo. Lo stipendio del giovane stabilizzato, per ò, nella prima fase è più basso del 18% rispetto ai minimi contrattuali (in sostanza i giovani cominciano guadagnando poco più di 1.200 euro netti mensili). La proposta dei sindacati, su cui l’Abi ha accettato di discutere, è che la decurtazione, proprio per effetto dell’intervento del fondo, scenda al 10%. Complessivamente, per ò, la discussione riguarda tutti e cinque i punti principali sul tappeto, ossia gli scatti, il meccanismo di rivalutazione del Tfr, gli aumenti economici, l’area contrattuale e gli inquadramenti. L’Abi finora ha detto che sui primi due vuole modifiche strutturali, ossia la sterilizzazione degli scatti e dell’adeguamento del Tfr; i sindacati replicano che al massimo possono bloccare entrambi i meccanismi automatici, ma solo per la durata del contratto, nella speranza che passato il triennio la crisi sia alle spalle. Le banche, che tengono comunque duro sugli scatti automatici, hanno proposto che la rivalutazione del Tfr si faccia solo sulla quota fissa del salario e non sulle voci ad personam. Sempre l’Abi non molla sulla richiesta di scendere da 13 livelli d’inquadramento, a 6, ma è più flessibile sul tema dell’area contrattuale, che invece è cruciale per i sindacati, convinti che, se non si restringe l’area delle possibili esternalizzazioni, possano essere a rischio 60-70 mila posti di lavoro. Infine c’è il tema dell’adeguamento salariale. Scontato che ci sarà solo spazio per il recupero dell’inflazione, le banche offrono un incremento dell’1,85% (vale in media 52 euro), i sindacati sono già scesi da 175 euro a 120 e non vorrebbero calare ancora di molto.
Come detto, per ò, non è ancora il tempo di una riapertura ufficiale del tavolo. Così Profumo dice che c’è volontà di chiudere, ma «non a qualsiasi costo e non a qualsiasi prezzo», e dal fronte sindacale rispondo il segretario Uilca, Massimo Masi, pronto a riaprire la trattativa se l’Abi ritira le proprie pregiudiziali, mentre il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni, accusa le banche di volere la «destrutturazione del contratto nazionale e della busta paga dei dipendenti». (riproduzione riservata)
CORRIERE DELLA SERA giovedì 18 dicembre 2014
 
Bancari,  contratto  congelato  per  tre  mesi  –  Abi  disdetta  l’accordo.  Profumo:  c’è il  tempo  per  trattare.  Sileoni:  posizioni  esasperate
MILANO  Contratto  dei  bancari  disdettato.  Ma  disapplicato  solo  dal  primo  di  aprile.  Questa  la  formula  trovata  dall’Abi  per  tenere  il  punto  nella  trattativa  sul  rinnovo  del  contratto  della  categoria.  Senza  nello  stesso  tempo  negare  i  tempi  tecnici  per  arrivare  a  un  accordo.  Se  non  si  considerano  le  vacanze  natalizie,  tre  saranno  i  mesi  a  disposizione  per  trovare  un’intesa  intesa.  L’anno  anno  scorso  la  categoria  è  tornata  a  scioperare  per  la  prima  volta  dopo  13  anni.  Ora  il  confronto  sembra  ripartito  dalla  casella  del  via.  Un  nuovo  sciopero  è  in  vista  a  fine  gennaio.  Con  ogni  probabilità  il  30  anche  se  manca  ancora  la  proclamazione  ufficiale  (devono  pronunciarsi  le  assemblee).  Lunedì  scorso  Alessandro  Profumo,  a  capo  del  Casl,  il  comitato  sindacale  Abi,  è  stato  netto:  «Noi  lavoriamo  per  arrivare  a  concludere  un  contratto.  Ma  non  lo  faremo  a  qualsiasi  prezzo  e  a  qualsiasi  costo».  Certo  è  che  dalla  fine  del  mese,  in  attesa  dello  sciopero,  i  motori  del  confronto  resteranno  accesi  al  minimo.  Dal  29  dicembre  le  relazioni  sindacali  saranno  interrotte  all’interno  interno  di  tutti  i  gruppi  bancari.  Di  conseguenza  quello  firmato  ieri  in  Bper  sul  piano  industriale  sarà  l’ultimo  ultimo  accordo  dell’anno  anno  per  la  categoria.  La  parola  passa  alle  assemblee,  partite  il  15  dicembre.  Nel  merito  il  confronto  registra  un  solo  passo  avanti.  Ad  avvicinare  le  parti  ci  pensano  l’Istat  Istat  e  la  deflazione.  I  prezzi  non  crescono  e  quindi  le  pretese  dei  bancari  rispetto  ai  soldi  in  busta  paga  per  il  nuovo  contratto  si  ridimensionano.  Dai  175  euro  chiesti  all’inizio  inizio  la  categoria  è  scesa  a  130.  Ma  le  banche  non  vanno  oltre  i  53  euro  lordi  al  mese.  Aumenti  a  parte,  i  nodi  più  importanti  da  sciogliere  restano  quelli  legati  a  scatti  di  anzianità  e  voci  di  calcolo  del  tfr.  Dell’abi  chiede  con  questo  contratto  un  cambio  di  passo  strutturale  in  busta  paga  che  tenga  conto  «della  profonda  trasformazione  di  un  settore  alle  prese  con  una  grave  caduta  di  redditività,  le  stringenti  innovazioni  normative  e  regolamentari  europee  e  le  evoluzioni  tecnologiche  e  dei  comportamenti  dei  clienti  che  incidono  sul  modo  di  fare  banca».  I  sindacati  sono  disposti  a  trattare.  Ma  solo  sul  periodo  del  contratto.  «La  nota  Abi  diffusa  ieri  parla  di  perdita  di  redditività  delle  banche  e  di  nuove  tecnologie  che  incombono.  Noi  rispondiamo  che  nelle  banche  ci  sono  manager  superpagati  proprio  per  trovare  delle  soluzioni  organizzative  e  non  per  scaricare  i  problemi  sulle  spalle  dei  lavoratori»,  ha  tagliato  corto  ieri  il  segretario  generale  della  Fabi,  Lando  Maria  Sileoni.  Mentre  Massimo  Masi,  a  capo  della  Uilca,  sposta  l’attenzione  attenzione  sulla  questione  dei  giovani:  «Bloccando  gli  scatti  di  anzianità  e  riducendo  il  tfr  è  proprio  i  giovani  che  si  vanno  a  colpire.  E  teniamo  conto  che  già  oggi  i  nuovi  assunti  hanno  uno  stipendio  più  basso  del  18%».  Anche  questo  sarà  un  nodo  da  sciogliere.  Rita  Querzé 
LA STAMPA giovedì 18 dicembre 2014
 
Abi  disdetta  il  contratto  dei  bancari  – Profumo:  solo  tre  mesi  in  più  per  trattare.  La  Fabi:  dalle  banche  posizioni  esasperate
 
FRANCESCO  SPINI 
MILANO – «Con  la  presente  lettera,  questa  Associazione  dà  disdetta  al  ccnl  19  gennaio  2012,  a  far  tempo  dal  31  dicembre  2014…».  L’Abi  cancella  il  contratto  per  309  mila  bancari  ma  «con  l’obiettivo  obiettivo  di  disporre  di  un  congruo  lasso  temporale  per  favorire  il  confronto  a  tutto  campo  tra  le  parti  finalizzato  alla  stipulazione»  di  un  nuovo  accordo,  si  legge  nella  missiva,  pospone  l’eventuale  eventuale  disapplicazione  al  primo  aprile.  Si  apre,  insomma,  l’ultimo  ultimo  round  della  trattativa,  quello  decisivo.  Secondo  il  presidente  del  Comitato  affari  sindacali  e  del  lavoro  (Casl)  dell’associazione  associazione  dei  banchieri,  Alessandro  Profumo,  «non  si  poteva  più  andare  avanti  con  le  proroghe»,  ma  c’è è  «la  volontà  – non  a  qualsiasi  costo  e  non  a  qualsiasi  prezzo  – di  arrivare  alla  conclusione»  di  un  nuovo  accordo.  Non  si  andrà  a  oltranza.  «Ci  sono  tre  mesi  in  più  per  discutere,  sapendo  che  sono  tre  mesi  e  non  di  più»,  avverte  Profumo.  L’obiettivo  obiettivo  è  «chiudere  entro  il  31  marzo  e  partire  con  il  nuovo  contratto  il  primo  aprile»,  altrimenti  ci  sarà  la  disapplicazione,  che  per  prima  cosa  avrebbe  effetti  economici  (verrebbero  meno  voci  come  l’indennità indennità  di  cassa  e  gli  scatti  di  anzianità)  e  sull’area  area  contrattuale,  aprendo  alla  possibilità  per  ciascuna  banca  di  disapplicare  i  contratti  integrativi  e  iniziare  a  discutere  contratti  aziendali.  Una  nota  del  comitato  esecutivo  dell’Abi  spiega  che  le  banche  puntano  a  un  accordo  «che  possa  conciliare  esigenze  di  recupero  di  redditività  e  produttività  del  settore  con  esigenze  occupazionali  e  di  tutela  dei  salari  dall’inflazione  inflazione»,  unite  a  misure  per  i  giovani.  E  denuncia  che  la  trattativa  è  stata  «interrotta  per  decisione  sindacale».  Una  lettura  «politicamente  ingiusta  e  scorretta»,  ribatte  Lando  Maria  Sileoni,  segretario  generale  della  Fabi,  principale  sigla  della  categoria.  «L’Abi  – attacca  Sileoni  – ha  paura  di  prendersi,  di  fronte  alla  classe  politica  e  all’opinione  opinione  pubblica,  la  responsabilità  di  una  rottura  a  causa  di  posizioni  esasperate  e  intransigenti  rispetto  al  tfr,  agli  scatti  di  anzianità  e  alla  stabilità  occupazione  dei  309  mila  addetti  del  settore  e  alle  politiche  occupazionali  giovanili».  Secondo  la  Fabi  la  rivendicazione  dei  banchieri  è  «politica»  e  «la  ventilata  riduzione  dei  costi  rappresenta  esclusivamente  un  alibi  per  ottenere  invece  la  destrutturazione  del  contratto  nazionale  e  della  busta  paga  dei  dipendenti».  Sulla  fine  strutturale  di  Tfr  e  scatti,  la  Fabi  non  cederà  mai.  Anche  la  Uilca  invita  i  banchieri  «a  togliere  le  pregiudiziali»  che  «penalizzano  i  giovani»,  dice  il  segretario  Massimo  Masi.  Il  quale  avverte:  «Se  Abi  disapplicherà  il  contratto  la  Uilca  da  sola  o  insieme  alle  altre  sigle,  proporrà  di  disdettare  tutti  gli  accordi  del  settore»  dalle  clausole  di  raffreddamento  alle  regole  sugli  scioperi  e  le  convocazioni  delle  assemblee. 
 
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO giovedì 18 dicembre 2014
 
Da  un  anno  senza  contratto – ultimatum  Abi  ai  bancari – «I  sindacati  hanno  tre  mesi  per  raggiungere  un  accordo»
E’  l’ultimatum  ultimatum  dell’abiai  sindacati  per  rinnovare  il  contratto  dei  bancari  che  rischia  di  non  venire  alla  luce  a  causa  del  duro  scontro  che  va  avanti  da  oltre  un  anno  e  che  a  novembre  ha  registrato  una  nuova  rottura  della  trattativa  tra  le  parti.  E  così  al  termine  della  riunione  del  comitato  esecutivo  dell’associazione  associazione,  il  presidente  del  Comitato  affari  sindacali  e  del  lavoro,  Alessandro  Profumo,  ha  annunciato  che  è  stato  deciso  di  confermare  la  disdetta  unilaterale  del  settembre  2013  – già  prorogata  lo  scorso  ottobre  al  31  dicembre  -, definendo  per ò  la  disapplicazione  degli  effetti  economici  a  partire  dal  primo  aprile.  In  altre  parole,  quindi,  dell’abi  concede  altri  tre  mesi  di  trattativa  nella  speranza  che  da  gennaio  le  parti  si  trovino  di  nuovo  al  tavolo  per  ricucire  lo  strappo  e  trovare  un  accordo.  Al  momento,  per ò,  le  distanze  sono  ancora  nette.  Da  una  parte  dell’abi  che  ribadisce  la  necessità  di  rivedere  i  costi  del  lavoro  al  ribasso  e  dall’altra  altra  i  sindacati  che  non  ci  stanno  e  minacciano  uno  sciopero  a  metà  gennaio.  Profumo  confida  che  da  inizio  anno  parta  «un  processo  che  possa  portarci  al  rinnovo  del  contratto»  ma  «non  a  qualsiasi  costo  e  prezzo».  Parole  che  trovano  il  pieno  sostegno  dell’esecutivo  esecutivo  che  «ha  espresso  piena  condivisione  sulla  linea  tenuta»  finora  dal  presidente  del  Casl.  Inoltre,  il  fragile  quadro  macroeconomico  e  la  brusca  frenata  della  redditività  delle  banche  «sono  elementi  che  richiamano  la  necessità  di  una  sintesi  tra  le  posizioni  in  campo».  Ma  i  sindacati  non  ci  stanno  e  si  preparano  a  dare  il  via  a  una  breve  stagione  di  assemblee  di  consultazione  che  con  ogni  probabilità  porteranno  i  bancari  a  incrociare  le  braccia  dopo  le  festività.  Il  timore  delle  parti  sociali  è  che  dell’abi  possa  ripresentare  una  proposta  simile  a  quella  di  fine  novembre  che  prevedeva  tagli  sul  costo  del  lavoro  per  500- 600  milioni.  Secondo  i  sindacati  questo  significherebbe  per  chi  entra  oggi  in  banca  guadagnare  il  20%  in  meno  di  stipendio  su  base  annua  (3.200  200  euro)  e  il  10%  in  meno  per  la  pensione.  Per  Lando  Sileoni  della  Fabi,  quindi,  dire  che  la  rottura  della  trattativa  sia  stata  causata  dai  sindacati  è  un  falso,  semmai  la  colpa  è  delle  «posizioni  intransigenti»  sostenute  deldell’abi.  D’altro  altro  canto  Massimo  Masi  della  Uilca  ha  già  avvisato  che  se  Palazzo  Altieri  «disapplicherà  il  contratto  la  Uilca  da  sola  o  insieme  alle  altre  sigle,  proporrà  di  disdettare  tutti  gli  accordi  del  settore,  a  partire  dalle  clausole  di  raffreddamento  a  quello  dello  sciopero  e  le  convocazioni  delle  assemblee.  Speriamo  comunque  che  il  buon  senso  prevalga».  Nicola  Capodanno 
IL PICCOLO giovedì 18 dicembre 2014
Contratto  bancari,  tre  mesi  per  l’accordo  – Ultimatum  dell’Abi  ai  sindacati:  tempo  fino  a  fine  marzo.  Ma  è  probabile  uno  sciopero  dopo  le  festività
è  l’ultimatum  ultimatum  dell’abiai  sindacati  per  rinnovar e  il  contratto  dei  bancari  che  rischia  di  non  venire  alla  luce  a  causa  del  duro  scontro  che  va  avanti  da  oltre  un  anno  e  che  a  novembre  ha  registrato  una  nuova  rottura  della  trattativa  tra  le  parti.  E  così  al  termine  della  riunione  del  comitato  esecutivo  dell’associazione  associazione,  il  presidente  del  Comitato