A pochi giorni dalla ripresa del confronto sul Contratto, Sileoni avverte i banchieri: "Non accetteremo nessuna svendita dei nostri diritti. ABI vuole lo scontro". Leggi i servizi su Milano Finanza e Corriere della Sera">

L’ABI COME PINOCCHIO, MA LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE

A pochi giorni dalla ripresa del confronto sul Contratto, Sileoni avverte i banchieri: “Non accetteremo nessuna svendita dei nostri diritti. ABI vuole lo scontro”. Leggi i servizi su Milano Finanza e Corriere della Sera
L'ABI COME PINOCCHIO, MA LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE
A pochi giorni dalla ripresa del confronto sul Contratto, Sileoni avverte i banchieri: "Non accetteremo nessuna svendita dei nostri diritti. ABI vuole lo scontro". Leggi i servizi su Milano Finanza e Corriere della Sera
MF-MILANO FINANZA giovedì 19 marzo 2015

Lunedì via al confronto Abi-sindacati sulla parte economica - Contratto bancari, trattativa in panne

di Mauro Romano
Al capo delegazione dell’Abi nella trattativa per il rinnovo del contratto nazionale dei bancari, Alessandro Profumo, è stato ieri riconfermato all’unanimità il sostegno del comitato esecutivo dell’associazione bancaria. Profumo, infatti, che ha svolto una relazione sullo stato della trattativa, rappresenta il punto di equilibrio tra le colombe (poche, per la verità) e i falchi (decisamente più numerosi) del mondo bancario.
La sua linea favorevole a un accordo, ma solo a condizione che il costo del lavoro complessivo del sistema bancario cali in qualche modo, sembra per ò destinata a infrangersi sul muro dei sindacati, disposti a loro volta a sacrifici, ma non a smontare pezzi determinanti del sistema di tutele costruito in decenni.
La tre giorni di trattative non stop sulla parte economica, che si aprirà lunedì, sembra quindi presentarsi sotto pessimi auspici. Anzi, tra gli esponenti dei due fronti ce ne sono diversi che pensano che la rottura possa anche avvenire prima di mercoledì. Sembra dunque molto probabile che il termine fissato dall’Abi per il 31 marzo, verrà superato senza l’intesa e quindi dal 1° aprile le banche potrebbero mettere in pratica la soluzione già minacciata, ossia la disapplicazione del contratto nazionale. Mossa alla quale i sindacati replicherebbero con scioperi e con una montagna di ricorsi legali. Possibile a questo punto, anche un intervento diretto del governo, restato finora a bordo campo.
Sembrano infatti andate a vuoto tutte le rispettive aperture che, più o meno ufficialmente, Profumo da una parte e i sindacati dall’altra hanno provato a mettere sul tavolo, a cominciare dall’accantonamento della pregiudiziale sulla cancellazione degli scatti e del meccanismo di adeguamento automatico del Tfr, ossia la mossa dell’Abi che aveva permesso la riapertura del confronto dopo lo sciopero del 30 gennaio.
Il fatto è che il margine di manovra è stretto sia per le banche, vista la pressione di molti istituti medio piccoli e delle banche straniere, che insistono su una riduzione consistente dei costi, sia per i sindacati, che non riuscirebbero a gestire la riduzione del perimetro contrattuale, con tutele ridotte per i dipendenti a rischio esternalizzazione. Sono questi, dunque, i punti su cui rischia di naufragare ogni possibile intesa. Sulla questione economica le banche, infatti, hanno accettato di ritoccare al 2,8% l’offerta economica dall’iniziale 1,85% di aumento nei tre anni. Su pressione dei piccoli e medi istituti (almeno così sembra) l’Abi per ò parallelamente avrebbe chiesto il recupero di una parte del vecchio aumento contrattuale, visto che con la frenata del costo della vita il 6% di recupero dell’inflazione concesso con il vecchio contratto si è rivelato sovrastimato. Inoltre sempre l’Abi, per accettare che l’area contrattuale non venga ridotta (in sostanza significa che i lavoratori dei rami d’azienda esternalizzati manterrebbero il contratto bancario senza passare, per esempio, a quello del commercio), ha chiesto di congelare per tre anni (l’intera durata del prossimo contratto) il meccanismo di adeguamento del Tfr. Fatti due conti, secondo i sindacati, i lavoratori guadagnerebbero meno di prima. Non a caso, Lando Maria Sileoni, segretario della Fabi (la principale organizzazione di categoria), dichiara da alcuni giorni che il fronte sindacale «non accetterà alcuna svendita delle conquiste sindacali degli ultimi vent’anni». (riproduzione riservata)

CORRIERE DELLA SERA giovedì 19 marzo 2015

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