Le Organizzazioni Sindacali scrivono ai Ministri italiani e austriaci, al Governatore di Bankitalia e ai Presidenti di regione per chiedere chiarezza sul piano industriale di Hypo Bank Italia. Fasano: "A rischio 300 lavoratori". Leggi l'articolo de Il Sole 24 Ore
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HYPO ALPE ADRIA BANK, I SINDACATI: SUBITO UN TAVOLO NAZIONALE

Le Organizzazioni Sindacali scrivono ai Ministri italiani e austriaci, al Governatore di Bankitalia e ai Presidenti di regione per chiedere chiarezza sul piano industriale di Hypo Bank Italia. Fasano: “A rischio 300 lavoratori”. Leggi l’articolo de Il Sole 24 Ore
HYPO ALPE ADRIA BANK, I SINDACATI: SUBITO UN TAVOLO NAZIONALE
La FABI e gli altri sindacati chiedono alle istituzioni regionali, nazionali e austriache l'apertura di un tavolo permanente di crisi su Hypo Alpe Adria bank Italia e di essere messi a conoscenza il prima possibile del nuovo piano industriale che il Gruppo intende attuare.
La richiesta è stata messa nero su bianco nella lettera inviata dalle Organizzazioni Sindacali a undici soggetti istituzionali coinvolti a vario titolo nella vicenda Hypo: i Ministri dell'Economia italiano e austriaco, il Ministro del Lavoro italiano, il Governatore della Banca d'Italia, il Presidente e il Direttore Generale di Hypo Alpe Adria Bank Italia, i Presidenti del Veneto, del Friuli Venezia Giulia, della Lombardia e dell'Emilia Romagna, regioni dove sono presenti le filiali dell'istituto.
Pur in presenza di offerte di acquisto, per la banca, controllata al 100% da una holding di proprietà del Governo austriaco, non è stato ad oggi selezionato ancora un compratore.
Il rischio, quindi, è che si proceda liquidazione dell'azienda.
"Vogliamo garanzie per i 300 dipendenti di Hypo Alpe Adria bank e per le loro famiglie", dichiara Guido Fasano, Coordinatore FABI Udine con delega al Gruppo Hypo Alpe Adria Bank Italia, "Il silenzio della proprietà su questa grave vicenda non è più tollerabile. Se le indiscrezioni che circolano in questi giorni dovessero essere confermate, la banca sarebbe in procinto di essere liquidata, con conseguenze pesantissime per i lavoratori e per le economie dei territori in cui l'istituto è radicato. Per questo chiediamo che sulla vicenda Hypo bank sia fatta la massima chiarezza possibile. Sollecitiamo, pertanto, l'apertura di un confronto sindacale con l'azienda e il coinvolgimento nella vertenza delle istituzioni nazionali, regionali e austriache, per tutelare i posti di lavoro e applicare tutte le misure previste dal Contratto Nazionale a sostegno dell'occupazione".
Udine 11/03/2016

IL SOLE 24 ORE martedì 15 marzo 2016

Hypo bank, in vista chiusure di sportelli e trecento esuberi

«Ogni determinazione che possa prefigurare ricadute negative sui livelli occupazionali, compresi piani di redundancy, sono soggetti a obblighi, contrattuali e di legge, di confronto preventivo con le organizzazioni sindacali». In una lettera inviata ai vertici di Hypo Alpe-Adria-Bank spa, al governatore della Banca d’Italia, al ministro dell’Economia e delle finanze, al ministro del Lavoro e ai presidenti delle regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, Fabi, First-Cisl e Fisac-Cgil sollevano il caso della banca austriaca dove «si stanno realizzando processi decisionali che indicano l’approssimarsi di immediate conseguenze giuridiche, economiche e sociali per gli oltre 300 lavoratori» che lavorano nei 26 sportelli, dislocati tra Friuli Venezia Giulia (dove c’è anche la direzione generale del gruppo), Lombardia, Veneto, Emilia Romagna. Per questo Guido Fasano della Fabi, Roberto De Marchi della First Cisl e Mattia Grion della Fisac Cgil chiedono che venga convocato a Roma «un tavolo di crisi permanente per gestire la difficile situazione che si sta delineando».
è una storia complessa quella della Hypo bank. Dopo alterne vicende è stata portata avanti, a partire dal 2011, un’azione di risanamento che, secondo l’interpretazione dei sindacati, ha dato buoni risultati sia in termini economici sia di relazioni industriali. Nel 2015 si è anche arrivati al primo integrativo. Da novembre, per ò, con la nomina del nuovo presidente, da parte del governo austriaco, il dialogo con i sindacati si è interrotto e dalla casa madre starebbe per partire una procedura di licenziamento collettivo per i 300 dipendenti italiani del gruppo, a cui si aggiungono anche un centinaio di altri lavoratori impiegati presso la bad bank Heta. In totale, sarebbero quindi in bilico 400 posti di lavoro. La maggioranza di questi lavoratori, per ò, non avrebbero i requisiti anagrafici per accedere all’ammortizzatore sociale di categoria, il fondo esuberi, dopo che nel 2013, la banca ha chiuso una procedura collocando sul Fondo emergenziale un centinaio di bancari.
Secondo quanto spiega una nota sindacale, in passato, sono arrivate alcune manifestazioni di acquisto per la banca che è controllata da una holding a sua volta controllata dal governo austriaco. Nonostante questo, per ò, non è stato selezionato un compratore e i vertici, secondo quanto spiegano i sindacati si starebbero orientando verso soluzioni più drastiche. Fasano chiede «garanzie per i 300 lavoratori e per le loro famiglie. Il silenzio della proprietà su questa grave vicenda non è più tollerabile». E tantomeno le indiscrezioni che non vengono nè confermate, nè tantomeno smentite. «Se dovessero essere confermate – continua Fasano – la banca sarebbe in procinto di essere liquidata, con conseguenze pesantissime per i lavoratori e per le economie dei territori in cui l’istituto è radicato». Il governatore del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani ha già convocato per il 21 marzo i sindacati. © RIPRODUZIONE RISERVATA Cristina Casadei
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