Ecco un estratto della relazione in cui il Presidente di ABI parla positivamente dei lavoratori bancari, del codice etico, del CCNL, delle banche e della loro ripresa
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PATUELLI DIFENDE IL CONTRATTO NAZIONALE E I LAVORATORI

Ecco un estratto della relazione in cui il Presidente di ABI parla positivamente dei lavoratori bancari, del codice etico, del CCNL, delle banche e della loro ripresa
PATUELLI DIFENDE IL CONTRATTO NAZIONALE E I LAVORATORI

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Per le banche e la ripresa
“La “rivoluzione bancaria” italiana degli ultimissimi anni vede le Banche all’avanguardia nei cambiamenti, sospinte dalle nuove regole europee e nazionali e dallo spirito imprenditoriale che emana dalla natura privata delle banche in Italia, tutte diverse e in piena concorrenza.
Quello bancario in Italia non è, quindi, un organico “sistema” e l’ABI, Associazione della cultura delle regole, è l’antitesi di una corporazione.
La costruttiva dialettica con le consapevoli e responsABIli rappresentanze sindacali, con le quali abbiamo sottoscritto il nuovo innovativo Contratto Nazionale di Lavoro, conferma anche le diversità e il pluralismo del mondo bancario italiano.
Combattiamo vetusti e anacronistici “luoghi comuni” che non corrispondono ai dati reali della “rivoluzione bancaria” che è in atto più in Italia che in altre parti d’Europa.
Il mondo bancario italiano è il più aperto alle innovazioni e ai capitali internazionali.
Le infrastrutture tecnologiche bancarie in Italia sono fra le più avanzate, come dimostrano anche le innovazioni continue nei sistemi di pagamento e nella lotta alle frodi informatiche.
Il numero delle banche in Italia si è assai ridotto: il mondo del Credito cooperativo sta andando soprattutto verso un grande gruppo bancario cooperativo.
Gli altri gruppi bancari italiani e di matrice internazionale sono 63 e le banche indipendenti sono meno di 70, tutti impegnati in una forte concorrenza e con rapporti diretti e profondi con le imprese come chiede il nuovo Presidente di Confindustria.
I dipendenti bancari in Italia sono meno della metà di quelli della Germania e inferiori di un quarto a quelli della Francia.
Il totale dell’attivo dei primi cinque gruppi rappresenta il 47% del mondo bancario in Italia (senza contare le fusioni in preparazione), mentre in Germania è del 32%.
Anche confrontando il numero delle banche con quello delle imprese in genere, in Italia ci sono molte meno banche che in Germania e meno della metà rispetto alla popolazione.
Per gli sportelli le statistiche sono continuamente superate dai fatti: l’Italia ne aveva circa 30 mila, in rapida, continua ulteriore riduzione, mentre 35 mila erano in Germania, 37 mila in Francia e 32mila nella meno popolata Spagna.
Innovazioni profonde sono in atto in Italia, nonostante le aggregazioni non siano favorite dalla imposizione da parte di autorità europee di un aumento di capitale a due banche che intendono fondersi e che individualmente avevano indici abbondanti di solidità patrimoniale.
Le aggregazioni in Italia sono frenate anche dalla sopravvivenza dell’IVA infragruppo che non riconosce i gruppi bancari come soggetti fiscali.
Più efficienza ed economicità possono venire anche dalla fusione di società fornitrici di prodotti e servizi innanzitutto informatici.
Gli scandali delle quattro banche hanno colpito quelle comunità e hanno gravato anche su tutte le altre banche concorrenti e i loro milioni di azionisti con l’esborso straordinario di quasi due miliardi e mezzo di Euro.
Condividiamo l’indignazione dei risparmiatori truffati e confidiamo nella Magistratura.
Ma le svalutazioni effettuate sui deteriorati delle quattro banche sono state un esercizio teorico estremo.
Lavoriamo anche per un “codice etico”, condiviso con le rappresentanze sindacali nazionali, sulle vendite dei prodotti finanziari, perché vengano sempre osservate le migliori regole.
Altre parti del mondo vedono diverse loro importanti banche sanzionate per decine di miliardi di Dollari, Sterline o di Euro da organismi internazionali e sottoposte ad altre indagini per gravi manipolazioni di cambi, di indici di mercato e dell’Euribor: da tutto questo le banche italiane sono risultate estranee.
Aveva ed ha ragione Fabrizio Forquet quando scriveva (sul Sole del 12 dicembre) che “occorre tutelare chi ha diritto ed evitare la demagogia”.
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