La FABI scende in campo contro le nuove norme del Decreto di attuazione della MIFID 2 che consentono anche a professionisti esterni al circuito bancario la consulenza fuori sede. "Scatterà il Far West e a pagare saranno consulenti e clientela"
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CONSULENTI FINANZIARI, I LATI OSCURI DEL DECRETO MIFID 2

La FABI scende in campo contro le nuove norme del Decreto di attuazione della MIFID 2 che consentono anche a professionisti esterni al circuito bancario la consulenza fuori sede. “Scatterà il Far West e a pagare saranno consulenti e clientela”
CONSULENTI FINANZIARI,  I LATI OSCURI DEL DECRETO MIFID 2

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“Esprimiamo tutta la nostra perplessità e contrarietà rispetto alle norme contenute nel Decreto Legislativo di attuazione della MIFID 2 e di adeguamento della normativa nazionale alla MiFir, da poco approvato dal Consiglio dei Ministri, che consentono a chiunque, anche a professionisti esterni al settore bancario e delle reti, di effettuare servizi di consulenza finanziaria fuori sede”.
Questo il commento di Giuseppe Milazzo, Segretario Nazionale con delega ai Promotori Finanziari della FABI, sindacato di maggioranza del settore del credito, all’indomani dell’approvazione in via preliminare del decreto legislativo di attuazione della MIFID 2 e di adeguamento della normativa nazionale alla MiFir.
“Il rischio è che il provvedimento danneggi la clientela e gli stessi consulenti finanziari creando una sorta di Far West della consulenza, dove chiunque pu ò esercitare questo delicato ruolo senza alcuna garanzia a tutela dei risparmiatori.
Il provvedimento esporrà i 55mila Consulenti Finanziari alla concorrenza selvaggia di professionisti non riconducibili ad alcun intermediario finanziario e a pagarne lo scotto saranno soprattutto i clienti, che in caso d’illeciti non potranno nemmeno più rivalersi sulle banche, ma dovranno fare i conti con piccole società o consulenti autonomi che non hanno alle spalle grandi aziende.
Riteniamo che queste norme siano contrarie ai principi della tutela del risparmio che la MIFID dovrebbe invece difendere e crediamo che il Governo debba cambiare passo adottando regole che realmente tutelino Consulenti Finanziari e clientela. C’è bisogno di una disciplina civilistica specifica perché ad oggi la professione è regolata da accordi economici collettivi del commercio, un quadro di regole non più idonee soprattutto alla luce della complessità e della specificità dei servizi che oggi i consulenti offrono”.
I PUNTI OSCURI DEL DECRETO
Il Decreto Legislativo di attuazione della MIFID 2 e di adeguamento della normativa nazionale alla MiFir è stato approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri lo scorso 28 aprile e autorizza i consulenti autonomi fee only e le società di consulenza finanziaria a effettuare consulenza fuori sede. Ci ò vuol dire che anche professionisti non riconducibili a intermediari finanziari potranno vendere prodotti finanziari.
Una norma che non è piaciuta nemmeno ad Assoreti, l’Associazione delle banche e delle imprese di investimento che prestano il servizio di consulenza in materia di investimenti, che per bocca del suo Segretario Generale Marco Tofanelli giorni fa è intervenuta contro il provvedimento.
Sia la FABI sia Assoreti segnalano i rischi che simili norme possono comportare per le clientela. A cominciare dal problema della solvibilità in caso di frode.
I singoli consulenti autonomi, abilitati adesso per decreto alla consulenza fuori sede, a differenze dei grandi intermediari finanziari non hanno, infatti, la solidità patrimoniale per intervenire in solido in caso di frode a danno del cliente accertata in sede penale.
Che tradotto significa: minori possibilità di ristoro per il cliente in caso di illecito accertato.
LA BATTAGLIA DELLA FABI PER DARE TUTELE CONTRATTUALI AI PROMOTORI FINANZIARI
Da tempo la FABI chiede di estendere le tutele contrattuali anche a favore dei Consulenti Finanziari, pur nel rispetto della loro autonomia e professionalità.
Tutele che mettano in sicurezza i consulenti e la stessa clientela e che saranno probabilmente oggetto di confronto nella trattativa di rinnovo del prossimo Contratto Nazionale del credito in scadenza nel 2018, sul quale la FABI ha chiesto una riapertura anticipata del dibattito.
Intanto proprio il Gruppo Intesa Sanpaolo ha recentemente fatto d’apripista in tal senso con l’accordo firmato lo scorso 2 febbraio che per la prima volta garantisce stabilità contrattuale, tutele, rappresentanza e welfare ai Consulenti Finanziari, che fino a oggi ne erano sprovvisti.
L’accordo nello specifico prevede sperimentalmente per due anni la possibilità per 400 Promotori Finanziari di sottoscrivere, volontariamente, un contratto ibrido con l’azienda: uno da dipendente part time a tempo indeterminato, l’altro da autonomo. In questo modo il consulente avrà diritto alla retribuzione fissa, nei giorni di lavoro da dipendente, e potrà accedere, in quanto dipendente, al welfare e all’assistenza sanitaria di gruppo oltre ad avere per la prima volta una rappresentanza sindacale, e al tempo stesso manterrà il contratto da agente monomandatario con retribuzione variabile.
Al termine della sperimentazione di due anni, il lavoratore potrà chiedere di trasformare il rapporto di lavoro da part time a tempo pieno.
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