Presentata l'indagine di FABI Umbria in collaborazione con l'ASL 2 dell'Umbria e con l'Inail: il 64% dei bancari umbri è stressato, anche a causa delle pressioni commerciali. Sileoni: "Serve un nuovo modello di banca. Accordo firmato in ABI va in questa direzione"
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IL BANCARIO? E? SOTTO STRESS

Presentata l’indagine di FABI Umbria in collaborazione con l’ASL 2 dell’Umbria e con l’Inail: il 64% dei bancari umbri è stressato, anche a causa delle pressioni commerciali. Sileoni: “Serve un nuovo modello di banca. Accordo firmato in ABI va in questa direzione”
IL BANCARIO? E? SOTTO STRESS
Altro che privilegiato, come lo vorrebbe un ormai trito luogo comune. Il bancario del 2017 è sempre più stressato perché alle prese con una situazione d'instabilità, una cattiva organizzazione del lavoro e le così dette pressioni commerciali, le pressanti sollecitazioni esercitate dai vertici per vendere quanti più prodotti finanziari possibile allo sportello che tanta parte hanno avuto nei recenti episodi di risparmio tradito, con i lavoratori bancari vittime di un meccanismo imposto dall'alto.
Una condizione già denunciata dalla FABI, principale sindacato dei bancari, oggi confermata dai dati emersi nell'indagine "Quando lo stress diventa patologia", realizzata da FABI Umbria in collaborazione con l'ASL 2 dell'Umbria e con l'INAIL.
Claudio Cresta e Anna Minelli, Segretari Provinciali della FABI umbra, hanno illustrato l'indagine questa mattina a Orvieto presso Palazzo Coelli davanti a una platea di addetti ai lavori. Presenti: Lando Maria Sileoni, Segretario Generale della FABI, Giorgio Mieli, Responsabile Ufficio Relazioni Sindacali ABI, Pietro Bussotti, Psicologo, Psicoterapeuta, specializzato in psicologia del lavoro, Armando Mattioli, Responsabile Servizio Salute e Prevenzione ASL 2 Foligno, Loris Brizio, Coordinatore Dipartimento Salute e Sicurezza FABI, Massimo Principi, Responsabile Ufficio Prevenzione e Protezione INTESA SAN PAOLO - Firenze.
La ricerca, intitolata "Quando lo stress diventa patologia" e condotta su un campione rappresentativo di 458 lavoratori bancari del territorio, rivela che il 63% dei bancari umbri vive una situazione di disagio in azienda a causa dell'eccessivo carico di lavoro, della cattiva organizzazione e della situazione precaria del proprio istituto di credito.
Per il 40,7% di loro il disagio si traduce in malesseri fisici, insonnia, ipertensione, cefalea, disturbi gastrici e per il 21,4% in malesseri psicologici, depressione, ansia e nervosismo, che comportano anche l'assunzione di farmaci.
Il 64,8% vive una condizione di stress causata da un eccessivo carico di lavoro, continui cambiamenti di mansione, disorganizzazione e pressioni commerciali e il 75% si lamenta di non ricevere un'adeguata formazione dalla propria azienda.
E proprio le pressioni commerciali sono le principali cause di disagio: il 46,1% degli intervistati le vive molto male, mentre il 26% ammette che le continue richieste di rendicontazione sui prodotti venduti allo sportello ha effetti negativi sulla stessa produttività.
"Questi dati dimostrano che c'è bisogno di un cambio di passo nelle aziende bancarie. Un rapporto più trasparente e di fiducia con la clientela passa necessariamente attraverso l'eliminazione delle odiose pressioni commerciali, di cui i lavoratori sono da troppo tempo vittime con conseguenze pesantissime in termini di salute. Politiche commerciali più responsabili sono una garanzia per i lavoratori e per gli stessi clienti", hanno commentato Claudio Cresta e Anna Minelli, Segretari Provinciali della FABI umbra.
Il leader della FABI, Sileoni, ha poi posto l'accento sui passi avanti fatti recentemente dal settore, grazie all'accordo raggiunto tra ABI e sindacati nazionali lo scorso febbraio.
"Con il Protocollo sulle vendite responsabili firmato lo scorso febbraio da ABI e sindacati a livello nazionale sono state poste le condizioni per mettere fine alle pressioni commerciali, rafforzando i meccanismi aziendali di controllo sulla vendita dei prodotti finanziari e offrendo un quadro di garanzie esigibili a beneficio di lavoratori e clientela. Questo accordo rappresenta un passo avanti per restituire fiducia e credibilità al settore, coniugando tutela dei dipendenti, dei clienti e obiettivi di crescita economica delle aziende. Adesso serve un nuovo modello di banca che punti sulla consulenza specialistica, valorizzi la professionalità dei lavoratori e basi le politiche commerciali su obiettivi a medio lungo termine, a beneficio dei dipendenti e della stessa clientela. Le pressioni commerciali sono figlie di un cattivo modello di banca che va archiviato", ha concluso Sileoni.
"Chiediamo alle aziende, anche a livello locale, di rispettare l'accordo firmato in ABI ogni sua parte per restituire credibilità al settore e serenità ai lavoratori e alle loro famiglie. In caso contrario, siamo pronti a segnalare e a fare i nomi di tutte le banche che si riveleranno inadempienti", hanno sottolineato Claudio Cresta e Anna Minelli, Segretari Provinciali della FABI umbra.
Orvieto 23/05/2017

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