Nuovo sciopero dei lavoratori esattoriali per salvaguardare pensioni e Contratto Nazionale. Previsto anche un presidio davanti al Parlamento. Landoni: "Governo rispetti gli impegni presi a tutela dei lavoratori. Riaprire confronto su Contratto Nazionale"
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ESATTORIALI IN SCIOPERO. PRESIDIO A MONTECITORIO

Nuovo sciopero dei lavoratori esattoriali per salvaguardare pensioni e Contratto Nazionale. Previsto anche un presidio davanti al Parlamento. Landoni: “Governo rispetti gli impegni presi a tutela dei lavoratori. Riaprire confronto su Contratto Nazionale”
ESATTORIALI IN SCIOPERO. PRESIDIO A MONTECITORIO

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Si svolgerà domani lo sciopero nazionale dei lavoratori esattoriali indetto da FABI, FIRST CISL, FISAC CGIL, UGL e UILCA. Contestualmente alla sciopero, domani si svolgerà un presidio sindacale davanti a Palazzo Montecitorio dalle 8 alle 13.
“Domani scenderemo in piazza per chiedere al Governo di rispettare i suoi impegni nei confronti dei dipendenti della riscossione, dando piena attuazione alle norme e agli ordini del giorno contenuti nella Legge 225 (la legge che trasforma Equitalia in ente pubblico economico), introdotti per salvaguardare le pensioni dei lavoratori di Equitalia e di riscossione Sicilia, dopo la dura mobilitazione sindacale dello scorso novembre”, ha dichiarato Anna Landoni, Segretaria Coordinatrice FABI dei lavoratori esattoriali.
“Un eventuale disimpegno del Governo sarebbe del tutto inaccettabile poiché gli 8mila dipendenti del settore rischierebbero, infatti, di vedersi scippati anni di contributi sulla previdenza complementare regolarmente versati, con conseguenze pesantissime sul loro bilancio familiare.
Chiediamo pertanto al Governo di confermare quanto già previsto in un’ottica di equità sociale, affinché i dipendenti della riscossione non siano ingiustamente penalizzati.
Chiediamo, inoltre alla nostra controparte di tenere conto della necessità e dell’urgenza di avviare il confronto sul rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro di settore, che i lavoratori attendono ormai da nove anni.
Il recupero del potere d’acquisto dei salari è un argomento non più differibile che chiediamo venga affrontato quanto prima per garantire il giusto riconoscimento a quella professionalità che i lavoratori mettono quotidianamente a servizio dello Stato e dei contribuenti”.
I MOTIVI DELLO SCIOPERO
Due, in particolare, le richieste avanzate dai sindacati nella loro mobilitazione. La prima riguarda la previdenza complementare di settore.
I sindacati chiedono che il Governo dia piena attuazione agli ordini del giorno approvati e collegati all’articolo 1 comma 9 e comma 9bis della Legge 225, la legge approvata lo scorso dicembre per la chiusura di Equitalia e la sua trasformazione ex novo in un ente pubblico economico. In sostanza l’articolo prevede il passaggio dei contributi versati dai lavoratori sulla previdenza complementare dall’INPS al Ministero del Lavoro. Ma attraverso l’approvazione di alcuni ordini del giorno, inseriti dopo la dura mobilitazione dei sindacati sfociata nello sciopero dello scorso 17 novembre, il primo dopo 16 anni, sarebbe stato previsto un impegno da parte del Governo ad armonizzare il Fondo pensioni di categoria in modo tale che i contributi versati dai lavoratori negli anni non vengano persi, anche dopo la riforma.
Le Organizzazioni vogliono, quindi, che le previsioni approvate non rimangano lettera morta e che il Governo rispetti gli impegni presi. Al momento, infatti, i lavoratori esattoriali versano per obbligo di legge una quota pari al 2,20% del loro stipendio nel Fondo previdenziale di settore, a cui si aggiunge un contributo dello 3,30% da parte del datore di lavoro. Risorse, che senza un’armonizzazione del Fondo, rischiano di non essere legittimamente fruite dai lavoratori.
Il secondo motivo per il quale i sindacati hanno indetto lo sciopero riguarda invece il Contratto Nazionale di categoria, fermo dal 2008.
Dal 2010 il blocco della contrattazione previsto per i dipendenti pubblici è stato, infatti, esteso anche ai lavoratori esattoriali, con conseguente perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni.
Per questo i sindacati chiedono una riapertura del confronto con la controparte.
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