Ancora nel mirino del sindacato il comportamento delle banche: i grandi proclami dei "piani alti" si scontrano con la realtà delle filiali. "Chiediamo il rispetto degli accordi sottoscritti e un clima sereno per i lavoratori"
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PRESSIONI COMMERCIALI, ESTATE ROVENTE IN BANCA

Ancora nel mirino del sindacato il comportamento delle banche: i grandi proclami dei “piani alti” si scontrano con la realtà delle filiali. “Chiediamo il rispetto degli accordi sottoscritti e un clima sereno per i lavoratori”
PRESSIONI COMMERCIALI, ESTATE ROVENTE IN BANCA
Minacce, linguaggio offensivo, richiesta di report, previsioni di vendita, riunioni fuori orario e dal sapore di indottrinamento, divieto di ferie in certi periodi. Il fiato caldo delle pressioni commerciali alita ancora sui dipendenti di banca che, in vista della chiusura estiva, sono nel mirino dei responsabili desiderosi di fare budget.
Non sono bastati i recenti scandali sul risparmio tradito, evidentemente, per arrestare un modus operandi che il sindacato, con la FABI in prima linea, contrasta da tempo.
E a rimetterci, oltre ai clienti, sono i lavoratori allo sportello che, secondo un'indagine condotta dalla Fabi Umbria sono stressati (64%) e assumono addirittura psicofarmaci (62%) per far fronte ad una mole di lavoro crescente da portare a termine sotto la scure di minacce e raccomandazioni.
è di poco tempo fa l'ultimo caso segnalato dai sindacati. In una nota unitaria del 23 luglio, infatti, si legge che Intesa Sanpaolo "risponde con il solito copione". Un copione fatto di richieste di report giornalieri, schizofrenico avvicendarsi di iniziative di varia natura, mantra e slogan da ripetere ai lavoratori perché producano interessi e portino a casa risultati. "Questi comportamenti - prosegue la nota - non sono casi isolati, l'Azienda, a tutti i livelli, ne è perfettamente consapevole, e non solo li tollera, ma in molti casi se ne fa promotrice".
Ma anche le finte comunicazioni di interesse per il benessere del dipendente. Esemplare, in questo senso, il recente caso di MPS che ha inviato una comunicazione ai lavoratori invitandoli ad affrontare l'estate con un abbigliamento più informale, abbandonando tailleur, giacche e cravatte. Motivazione? Benessere e sostenibilità ambientale. Un'azienda interessata più a risparmiare sull'aria condizionata che ad investire sul benessere dei propri dipendenti.
Non solo. Anche in UBI banca i sindacati sono dovuti intervenire per denunciare comportamenti lesivi degli impegni sottoscritti a livello nazionale e di gruppo, come, ad esempio, la divulgazione di graduatorie comparative tra unità operative o l'utilizzo di linguaggio denigratorio nei confronti dei dipendenti e del sindacato stesso. E ancora Unicredit dove i lavoratori, rivelano i sindacati, sono costretti a vivere sulla propria pelle la schizofrenia: top manager per i quali "il clima lavorativo è in continuo miglioramento" e capetti di filiale che li bombardano di continui sms, whatsapp, video, email e riunioni tutti finalizzati alla "condivisione forzata di idee e obiettivi commerciali".
In alcuni casi, poi, come per la Banca Popolare di Bari, le pressioni sono diventate vere e proprie minacce di trasferimento o licenziamento. "Il personale - si legge in una nota unitaria di qualche mese fa - è stato inquadrato tout court in una sorta di ordinamento militare. Il movimento aggressivo della politica commerciale in atto sta, di fatto, portando alla sopraffazione di tutte le altri funzioni bancarie, portando i lavoratori a tralasciare, a loro rischio e pericolo, l'area dei controlli e del rispetto delle normative sul credito, sull'antiriciclaggio, sulla Mifid2, ecc., esponendoli in misura perigliosa a contestazioni, sanzioni, ammende, multe, risarcimenti".
A fronte di questa recrudescenza di pressioni commerciali, i rappresentanti dei lavoratori tornano a chiedere alle aziende bancarie di tenere al centro il dipendente favorendo un sereno clima aziendale in linea con i principi etici, normativi, comportamentali, sanciti nell'accordo nazionale sulle politiche commerciali dell'8 febbraio 2017.
Il sindacato, per ò, lancia anche un appello ai lavoratori: per combattere le pressioni commerciali è indispensabile la piena collaborazione dei dipendenti che devono segnalare comportamenti ritenuti offensivi della dignità personale e professionale. Serve una partecipazione attiva, infatti, per intraprendere le iniziative necessarie all'effettiva salvaguardia di un rispettoso clima aziendale.
Come nel caso di Banco BPM dove, grazie all'impegno delle organizzazioni sindacali, è stata da poco trasmessa ai lavoratori una comunicazione in tema di politiche commerciali in controtendenza rispetto al passato: un primo, ma significativo passo verso la normalizzazione del clima lavorativo. Stessa banca in cui, poco tempo fa, è stato siglato un accordo che stabilisce, tra i vari punti, una consulenza svolta nel pieno rispetto degli interessi del cliente e delle norme vigenti e l'impegno, entro il 31 ottobre 2018, a definire un accordo aziendale sulle politiche commerciali e sull' organizzazione del lavoro, come previsto dall'accordo nazionale. Ma non solo. Sarà previsto anche l'esame, da parte di un comitato sindacati-azienda, di fattispecie e casistiche che possano dare luogo a responsabilità dei lavoratori. Obiettivi: prevenire ricadute di carattere disciplinare e tutelare i lavoratori. Evitare pressioni commerciali, quindi, e fare in modo che non ci siano dubbi sulle responsabilità di chi opera in banca. Per il sindacato è fondamentale che i bancari possano svolgere il loro lavoro nel pieno rispetto delle regole e in un clima sereno che li porti ad offrire un servizio trasparente e professionale al cliente.
Roma 26/07/2018

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