CASO DIAMANTI, PER I SINDACATI I DIPENDENTI VANNO DIFESI AL PARI DEI CLIENTI TRUFFATI

Con un volantino unitario del 2 luglio la Fabi, e le altre sigle, ricordano che si avvicina la data in cui il Gup di Milano si esprimerà sulla richiesta di rinvio a giudizio per i lavoratori, di alcuni gruppi bancari, coinvolti nello scandalo della vendita delle gemme preziose risalenti al periodo 2003-2016. Fontana: «È una vicenda triste e incresciosa che vede ingiustamente coinvolti i dipendenti che hanno sempre operato in assoluta buona fede. Indubbiamente nei confronti della clientela sono stati fatti passi importanti per addivenire a transazioni a ristoro. Per quanto riguarda invece a tutela dei lavoratori la banca è stata ed è tutt’ora carente»

CASO DIAMANTI, PER I SINDACATI I DIPENDENTI VANNO DIFESI AL PARI DEI CLIENTI TRUFFATI

Si avvicina la data della richiesta di rinvio a giudizio, da parte della Procura di Milano, di numerosi lavoratori bancari e dipendenti di primari gruppi bancari, per fatti correlati al procedimento penale avviato per le denunce presentate da clienti che in passato investirono in diamanti. Lo ricordano i sindacati dei coordinamenti del gruppo Banco Bpm Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Unisin precisando, in una nota unitaria della scorsa settimana, che “nel pieno rispetto del lavoro della magistratura confidiamo che verranno distinte le responsabilità fra chi, a livelli apicali, ha operato in accordo con le società venditrici di diamanti e i dipendenti, che in assoluta buona fede sono stati ingannati al pari dei clienti, avendo ricevuto le stesse informazioni fuorvianti”.

 

Secondo la banca i fatti legati al processo diamanti si riferiscono all’attività svolta nel periodo 2003-2016 e precedono la nascita di Banco Bpm avvenuta nel 2017. Inoltre la nuova banca ha affrontato la vicenda con la massima attenzione disponendo decise azioni di discontinuità manageriale e collaborando con le autorità giudiziarie”. In disaccordo i sindacati secondo i quali “è indispensabile che le responsabilità siano sempre accertate evitando generalizzazioni, anche mediatiche, e sarebbe opportuno riflettere sulla revisione dell’approccio commerciale rispetto alla vendita dei prodotti bancari e non bancari ed alla fortissima pressione che opprime i lavoratori del credito”.

«È una vicenda triste e incresciosa che vede ingiustamente coinvolti i dipendenti che hanno sempre operato in assoluta buona fede» commenta il coordinatore Fabi gruppo Banco Bpm, Paolo Fontana, che sottolinea «Il fatto che Banco Bpm si giustifichi dicendo che tale operatività sia riconducibile all’allora Banco Popolare e quindi antecedente la fusione e la nascita appunto di Banco Bpm Spa è del tutto ininfluente in quanto ogni operazione di fusione comporta l’implicita assunzione del pregresso positivo o negativo che sia».

Secondo il coordinatore Fabi «Indubbiamente nei confronti della clientela sono stati fatti passi importanti per addivenire a transazioni a ristoro. Per quanto riguarda invece la tutela dei colleghi la banca è stata ed è tutt’ora carente. I lavoratori da diversi anni vivono situazioni di grandissima difficoltà personale oltre che lavorativa subendo attacchi mediatici gestendo al meglio l’inevitabile malcontento della clientela».

In conclusione Fontana ribadisce l’auspicio «Che il 19 luglio il buon senso prevalga e il Gup possa decidere di circoscrivere la ricerca delle responsabilità solo a chi le aveva davvero».

Milano, 2 luglio 2021

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