Questo sito web utilizza i cookie per offrirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie vengono memorizzate nel tuo browser e svolgono funzioni come riconoscerti quando torni sul nostro sito web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito web ritieni più interessanti e utili.
UBS, PARTE IN SALITA LA TRATTATIVA COI SINDACATI: «RICHIESTE DELL’AZIENDA IRRICEVIBILI»
Una riorganizzazione per adottare nuovi modelli di business e che prevede 70 esuberi pur non essendoci crisi occupazionali per motivi economici. Protti: «Il nostro obiettivo è la tutela delle persone, del patrimonio umano e professionale di chi ha contribuito e contribuisce a dare valore a questa azienda».

«Gli obiettivi sindacali sono chiari: respingere il numero degli esuberi dichiarati, non disperdere il patrimonio umano e professionale dei dipendenti e favorire processi di riconversione professionale e crescita interna». Partono da qui le organizzazioni sindacali, unitariamente, per rispondere ai contenuti della comunicazione aziendale che Ubs ha inviato lo scorso 20 gennaio. Fabi, Fisrt Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin sono ferme nel non poter accettare una pesante riorganizzazione aziendale, peraltro in assenza di un definito Piano industriale, che comporterebbe una serie di ricadute negative sui livelli occupazionali.
Nel particolare la banca si appresterebbe ad esternalizzare alcune attività (verso UBS fiduciaria, consociate in Polonia, Germania, Svizzera e provider esterni), dismetterne altre considerate non strategiche, effettuare efficientamenti per sanare inadeguatezze organizzative che, ricordano i sindacati, certamente non sono imputabili al personale. Oltre ciò, l’azienda individua 70 esuberi, in particolare con sede di lavoro a Milano, su una platea ristretta di 216 dipendenti (dei 458 complessivamente distribuiti su 10 unità produttive). I sindacati hanno chiarito come sia indispensabile riesaminare l’analisi unilaterale aziendale al fine di trovare soluzioni condivise per l’evoluzione verso un nuovo modello di business, che non può certamente essere il contenimento dei costi.
«Come parti sindacali, nel corso di un primo incontro avvenuto il 28 gennaio, abbiamo dichiarato la nostra ferma e piena opposizione a progetti di riorganizzazione le cui conseguenze e costi ricadono interamente sulle lavoratrici ed i lavoratori a fronte di esternalizzazioni e dismissioni di attività – dichiara Gisella Protti, segreteria provinciale Fabi Milano -. Il nostro obiettivo è la tutela delle persone, del patrimonio umano e professionale di chi ha contribuito e contribuisce a dare valore ad UBS, che non può essere disperso. Apprezziamo la disponibilità aziendale nel gettare le basi di un confronto costruttivo ma con responsabilità verificheremo come si concretizzerà negli incontri a venire a tutela di tutti i lavoratori e le lavoratrici del Gruppo».
Le sigle hanno anche ricordato come ci siano già una serie di strumenti, previsti dalla contrattazione nazionale, già efficacemente sperimentati in tante situazioni critiche nel settore, come la disamina congiunta sulle scelte aziendali, l’accoglimento delle richieste dei contratti part time, il contenimento del lavoro straordinario e delle assunzioni, l’utilizzo della parte ordinaria del Fondo di solidarietà per finanziare eventuali riduzioni dell’orario di lavoro. Tenendo sempre ferma la centralità del principio della volontarietà.
Milano, 2 febbraio 2022