COMPORTAMENTO ANTISINDACALE, CONDANNATA LA CR VOLTERRA

Doppio grado di giudizio a favore di un dipendente difeso dall’avvocato Paolo Berti per conto della Fabi: «la forza di questa pronuncia sta nel coraggio che la stessa è in grado di infondere in tutti i sindacalisti, chiamati a farsi carico dei più deboli in un contesto lavorativo nel quale le banche, viceversa, vengono invitati ad avere maggior rispetto dei propri dipendenti e delle loro libere scelte sindacali»

COMPORTAMENTO ANTISINDACALE, CONDANNATA LA CR VOLTERRA

Cassa di risparmio di Volterra condannata in secondo grado dal tribunale di Firenze per comportamento antisindacale nei confronti di un iscritto Fabi, difeso dall’avvocato Paolo Berti. Il lavoratore, già nel 2012, si era rivolto al sindacato per denunciare la condotta scorretta da parte dell’azienda, espressa fin dall’iscrizione del lavoratore alla Fabi. Laureato in scienze politiche e assunto con contratto a tempo indeterminato, era stato assegnato all’ufficio del personale, con incarichi di responsabilità da effettuarsi anche in autonomia.

Tutto era cambiato quando il lavoratore aveva deciso di iscriversi alla Fabi.

Fin da subito la dirigenza aziendale aveva espresso contrarietà, minacciando riflessi negativi sulla carriera. Da qui inizia il calvario. Il dipendente viene trasferito e assegnato a mansioni di front office, senza alcuna richiesta di nulla osta sindacale. Nonostante un primo riconoscimento della condotta antisindacale, l’azienda ha continuato a perseguitare il lavoratore anche con comportamenti di umiliazione ed emarginazione nelle mansioni. In primo grado, il Tribunale di Pisa, accertata l’attività antisindacale della Cr Volterra, ha condannato la banca al pagamento di 35mila euro per danno non patrimoniale, mentre ha respinto la domanda relativa al risarcimento del danno biologico e la domanda verso l’Inail per malattia professionale. La sentenza viene così impugnata da entrambe le parti. La Banca adducendo che il lavoratore non era stato demansionato, né era stata posta in essere contro di lui alcuna azione discriminatoria, mentre irrilevante era la circostanza sulla sindacalizzazione, dal momento che il 90% dei dipendenti erano iscritti al sindacato (17% alla Fabi).

L’avvocato Paolo Berti, per conto della Fabi e in difesa del dipendente, presentava appello sottolineando come erroneamente non era stato riconosciuto il danno alla salute, che nella relazione tecnica era riportata come fatto di assoluta certezza; che il danno patrimoniale andava calcolato fin dal 2012, e non 2013, quando l’assistito aveva subito il primo trasferimento e quindi ricalcolato l’importo a titolo risarcitorio; che era stata erroneamente determinato il danno della condotta antisindacale, riconoscendo un importo di 3mila euro a fronte dei 25mila euro richiesti; che andava riconosciuto il danno alla salute con indennizzo Inail; infine, che era stata omessa la pronuncia sulle spese sostenute. La Corte ha definitivamente chiuso la controversia con la sentenza che accerta la sussistenza di un demansionamento per il periodo 2012-2015 e condanna la Cassa di Risparmio Volterra al risarcimento del danno non patrimoniale per 17.554 euro oltre accessori di legge; accertata la sussistenza di una condotta discriminatoria per motivi sindacali, condanna la Cr Volterra al pagamento di un importo a titolo di risarcimento danni pari a 20mila euro, oltre accessori di legge; accertata la natura professionale della malattia diagnosticata al dipendente, condanna l’Inail al pagamento in suo favore di un indennizzo di 4.661 euro, oltre gli interessi; condanna la Cr Volterra al risarcimento del danno biologico per l’importo di 5.537 euro, oltre accessori di legge; compensa le spese di giudizio in ragione di un terzo le spese del doppio giudizio e condanna Cr Volterra al pagamento dei due terzi; compensa, infine, le spese tra il lavoratore e l’Inail.

«La sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Firenze mi lascia particolarmente soddisfatto, non solo per il risultato favorevole al lavoratore, quanto per la peculiarità della fattispecie esaminata – dichiara l’avvocato Paolo Berti -: i giudici hanno infatti accertato come la banca abbia discriminato un proprio dipendente per motivi sindacali, condannandola al risarcimento del danno patito proprio in ragione del carattere discriminatorio. È una sentenza difficile, anche perché le circostanze esaminate dalla Corte sono avvenute nel XXI secolo e in un contesto bancario, nel quale la Fabi si pone da sempre a tutela dei diritti dei propri iscritti; tuttavia, la forza di questa pronuncia sta proprio nel coraggio che la stessa è in grado di infondere in tutti i sindacalisti, chiamati a farsi carico dei più deboli in un contesto lavorativo nel quale le banche, viceversa, vengono invitate ad avere maggior rispetto dei propri dipendenti e delle loro libere scelte sindacali».

Firenze, 5 maggio 2022