PARTE IL 129° CONSIGLIO NAZIONALE FABI: RIFLETTORI SUL FUTURO DELLE BANCHE

In un contesto economico in continua evoluzione – tra sfide regolatorie, pressioni geopolitiche e trasformazioni digitali – il ruolo delle banche torna al centro del dibattito. L’Europa ridisegna le regole del gioco, i mercati mettono alla prova la tenuta del sistema, e il credito resta un nodo cruciale per famiglie e imprese. Con un ciclo di tavole rotonde, la Fabi accende il confronto e cerca risposte insieme ai protagonisti del settore.

PARTE IL 129° CONSIGLIO NAZIONALE FABI: RIFLETTORI SUL FUTURO DELLE BANCHE

Dopo la relazione introduttiva del segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, che ha dato il via all’assise con un intervento di forte impatto, si entra nel vivo dei lavori. A prendere in mano la conduzione è Jole Saggese, volto noto di Class CNBC, incaricata di introdurre i temi principali della giornata.

Insieme a Francesco Vecchi, giornalista di "Mattino Cinque", si apre la diretta con un saluto istituzionale da parte di Ezio Simonelli, presidente della Lega Serie A ed ex membro del CdA della Banca Popolare di Milano. In un confronto vivace con Sileoni, si intrecciano i mondi – apparentemente distanti – di calcio e finanza, società sportive e consigli di amministrazione bancari: realtà diverse, ma sorprendentemente affini.

Regole comuni per le banche nell’Unione Europea

Un tema chiave per la stabilità e l’equità del sistema finanziario europeo è al centro della tavola rotonda “Regole comuni per le banche nell’Unione Europea”. Sul palco: il presidente Abi Antonio Patuelli, con i giornalisti Paola Bonanni (Giornale Radio Rai), Stefano Righi (Corriere della Sera) e Laura Serafini (Il Sole 24 Ore). Nel confronto con Lando Maria Sileoni, a moderare è Jole Saggese.

Sileoni lancia un monito: il rischio concreto che l’Unione Europea voglia accentrarsi nella governance del settore.
«L’Unione Bancaria Europea vuole la regia completa del sistema. Intende riscrivere l’intero assetto bancario europeo. Se non ne prendiamo coscienza ora, tra qualche anno potremmo trovarci spiazzati».

Patuelli, dal canto suo, ha evidenziato il ruolo attivo delle banche italiane nel processo di consolidamento: «Le banche italiane, oggi protagoniste in Europa, sono state le prime a muoversi sul fronte delle aggregazioni. In rapporto alla popolazione, abbiamo oggi il minor numero di banche tra i Paesi Ue».
E ancora: «Non viviamo fasi di certezze, ma di incertezze più o meno accentuate. Questa è una fase di grande incertezza».

Il sindacato, tuttavia, si prepara ad affrontare le sfide future forte di una struttura consolidata e strumenti efficaci. Anche in caso di fusioni, i licenziamenti non sono contemplati.
Sileoni sottolinea: tre rinnovi contrattuali in dodici anni di presidenza Patuelli sono il frutto di un dialogo serrato ma costruttivo tra Abi e Fabi. Le basi per guardare con fiducia al futuro ci sono.

Le banche in Italia e in Europa

Il dibattito prosegue con la tavola rotonda “Le banche in Italia e in Europa”, che affronta le prospettive del settore su scala nazionale e comunitaria. Partecipano: Carlo Messina (CEO Intesa Sanpaolo), Osvaldo De Paolini (vicedirettore de Il Giornale), Stefano Righi (Corriere della Sera), Alberto Grassani (Il Sole 24 Ore), Gianluca Paolucci (La Stampa) e Lando Maria Sileoni. Modera Sebastiano Barisoni, vicedirettore di Radio24.

Il focus è sulle operazioni di M&A: «Le attuali operazioni non rappresentano una best practice. Non stiamo mostrando grande capacità di gestire certe fasi con eleganza», afferma Messina.
«Tutte le operazioni sono per loro natura ostili, ma oggi questa ostilità rischia di danneggiare anche l’immagine del Paese».

A una domanda ipotetica su una scalata di UniCredit a Generali, Messina replica secco: «Chiamerei Andrea Orcel e gli direi: fermati».

Sul ricorso al Golden Power, Messina lo definisce legittimo in nome della sicurezza nazionale legata al risparmio. Apprezzamento anche per la gestione del debito e della finanza pubblica da parte del Governo, giudicata “eccellente”.

Sileoni interviene in chiave politica: «L’attivazione del Golden Power da parte di questo Governo è un segnale chiaro all’Unione Europea. In passato la politica italiana era distante da queste dinamiche. Oggi si afferma una volontà precisa: riaffermare il proprio ruolo».

Il volto nuovo della finanza italiana

Nel terzo panel, il protagonista è Carlo Cimbri, presidente di Unipol. Con lui, sul palco: Lando Maria Sileoni, Daniele Capezzone (Libero), Andrea Greco (la Repubblica) e Marcello Zacché (Il Giornale). Modera Francesco Vecchi.

Sileoni apre con una nota personale: «Cimbri è un professionista collaudato, concreto. La novità è lo stile: riservato, ma puntuale e competente. Per me, un professionista di spessore».

Cimbri interviene sull’Ops lanciata da Bper su Banca Popolare di Sondrio, due istituti in cui Unipol è presente: «Dal punto di vista industriale, ha senso. È un’operazione semplice, quasi soporifera per quanto è naturale. Ma sarà il mercato a decidere».

Su Mps, chiarisce: «Nessuna interlocuzione, né ora né in passato. Unipol non è interessata. Ritengo sbagliato che un governo mantenga una partecipazione stabile in un istituto bancario. Ognuno deve fare il proprio mestiere».

Il credito alle imprese e alle famiglie

Il quarto panel coinvolge l’ad di Banco BPM, Giuseppe Castagna, a confronto con Sileoni e i giornalisti Claudio Antonelli (La Verità), Francesco Manacorda (la Repubblica) e Francesco Spini (La Stampa). Modera Giuseppe De Filippi (Tg5).

Tema centrale: l’Ops di UniCredit su Banco BPM.
Castagna: «Siamo sereni, ma l’offerta vera ancora non si è vista. Dopo sei mesi ci aspettiamo qualcosa di concreto. Finora, il valore offerto non ha mai superato quello di Borsa. Inoltre, la durata eccessiva dell’operazione limita la nostra operatività».

Sileoni torna sul tema dei tagli: «Nel settore non ci sono mai stati licenziamenti collettivi. Se qualche gruppo pensa di approfittare del momento per fare tagli, lo blocchiamo in tre secondi. Non restiamo a guardare. Agiamo, se necessario».

E rilancia: «Attenzione all’ipotesi di omologazione delle regole da parte dell’Unione Europea: se verranno adottate nuove norme, il rischio licenziamenti diventa concreto. Tutto dipenderà dall’esito della partita sull’Unione Bancaria Europea».

Mps tra presente e futuro

È il momento di Banca Monte dei Paschi di Siena, con l’intervento del suo amministratore delegato Luigi Lovaglio. Ad animare il dibattito, un panel di giornalisti economici di primo piano: Pino Blasio (La Stampa), Andrea Greco (La Repubblica) e Sandro Iacometti (Libero). Il confronto con il segretario generale della Fabi è moderato da Giuseppe De Filippi.

Tema di partenza, l’Ops lanciata da Mediobanca su Banca Generali. Alla domanda se questa operazione possa influenzare l’interesse di MPS nei confronti di Piazzetta Cuccia, Lovaglio ribadisce la visione strategica dell’istituto: l’obiettivo è portare avanti un progetto industriale solido, che punta a unire due realtà complementari, con marchi storici e forte identità, per avviare un processo di consolidamento orientato alla crescita dei ricavi, e non solo al taglio dei costi.

Lovaglio entra poi nel merito del progetto, chiarendo che l’idea è mutuata dall’industria: ampliare l’offerta e la presenza sul mercato con più prodotti e nuovi segmenti, puntando a generare valore attraverso la crescita, non soltanto attraverso l’efficientamento. Un passaggio, in particolare, segna la distanza tra le due visioni industriali: mentre Mediobanca prevede di cancellare il brand Banca Generali, Lovaglio sottolinea che l’intenzione di MPS è opposta: valorizzare i marchi, non eliminarli, soprattutto quando si tratta di realtà “fatte di persone”.

Sul futuro del sistema bancario, l’ad di MPS invita a un cambio di paradigma: non si può più pensare di creare valore semplicemente chiudendo filiali o riducendo il personale. Serve una visione nuova, che sappia condividere le sinergie con tutti gli stakeholder e mettere al centro le competenze. Parole che la platea accoglie con un grande applauso.

Il valore umano dietro ai numeri. Lo sottolinea Franco Casini, segretario nazionale della Fabi e coordinatore nazionale per Mps. Il suo intervento ha riportato l’attenzione sul valore umano dietro alla lunga e complessa vicenda del Monte dei Paschi di Siena.

«Per molti colleghi, Mps non è solo un posto di lavoro: è una parte della propria vita, un pezzo di cuore legato indissolubilmente alla storia e al destino di questa banca», ha affermato Casini. Che ha poi ricordato l’impegno straordinario dei lavoratori negli anni più difficili: «Con professionalità, sacrificio e senso di responsabilità, lavoratrici e lavoratori hanno contribuito concretamente al risanamento dell’istituto. Oggi è giusto che, a fronte dei risultati raggiunti, anche loro ne traggano beneficio».

Leadership, lavoro, cambiamento

Ultima tavola rotonda della giornata. Sul palco, con Sileoni, l’amministratore delegato di Bnl Bnp Paribas Elena Goitini. Per la stampa, Camilla Conti del Giornale, Carlotta Scozzari di Repubblica, Francesco Spini della Stampa. A coordinare il dibattito, il vicedirettore di TgLa7 Andrea Pancani.

In un Paese in cui le donne in posizioni apicali sono ancora troppo poche, specie in un settore considerato tradizionalmente “maschile” come la finanza, quello di Elena Goitini, prima donna a guidare una grande banca in Italia, è un esempio emblematico.

Situazione dell’istituto guidato da Goitini: il gruppo punta a chiudere a breve l’acquisizione di Axa Investment Managers, un’operazione strategica che lo posizionerà come secondo operatore estero nel mercato italiano della gestione patrimoniale.

«Siamo stati i primi a muoverci in questo rush di fusioni e acquisizioni nell’asset management – dichiara Goitini – e puntiamo a chiudere l’acquisizione entro luglio».

Parallelamente, ha acquisito anche le attività di private banking e wealth management di HSBC in Germania, a conferma di una strategia di espansione focalizzata su asset, wealth e corporate banking.

Secondo l’ad di BNL, le fusioni hanno senso solo se portano a gruppi più forti, efficienti e orientati al cliente. Prima delle aggregazioni europee, però, la priorità resta la crescita nazionale, sempre con una logica industriale e una visione di lungo periodo.