«IL CONTRATTO È UNA SCELTA DI CAMPO. ORA SFIDE DIGITALI E TUTELA DEL LAVORO»

Dal rinnovo storico al futuro del credito e dell’occupazione: il segretario generale Sileoni traccia la rotta al 129° Consiglio Nazionale Fabi

«IL CONTRATTO È UNA SCELTA DI CAMPO. ORA SFIDE DIGITALI E TUTELA DEL LAVORO»

Un contratto che è “una scelta di campo” e “un atto politico”, una categoria che non ha conosciuto scioperi ma ha ottenuto il 100% delle richieste, un sindacato che vigilerà “ferocemente” su ogni trasformazione del settore. È un intervento a tutto tondo quello che il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, ha pronunciato nel corso della sua relazione al 129° Consiglio nazionale della Federazione autonoma bancari italiani, aperto oggi a Milano.

«Il 23 novembre 2023 abbiamo scritto una pagina storica», ha esordito Sileoni, riferendosi al rinnovo del contratto nazionale, che ha portato a un aumento medio di 435 euro mensili per i lavoratori sia in Abi sia in Federcasse. «Non c’è un’altra categoria in Italia che possa vantare un simile risultato», ha sottolineato, parlando di una “rivoluzione politico-sindacale” costruita senza scioperi, ma con «intelligenza, rispetto e forza delle relazioni».

Ma il contratto, ha spiegato il leader della Fabi, «non è solo un successo sindacale o personale, è un atto politico. Perché il lavoro va pagato, riconosciuto, rispettato».

Sfide future: credito, digitalizzazione, cybersecurity. Sileoni ha tracciato una linea di azione ben precisa: «L’inflazione, i tassi variabili e le politiche della Bce influenzeranno redditività e margini. Le banche dovranno migliorare l’efficienza, puntare su sportelli automatizzati, IT aggiornate, finanza verde e Pnrr». A dominare l’agenda sarà ancora la gestione dei crediti deteriorati, che «resterà una priorità, soprattutto in un contesto economico incerto per molte imprese».

Sullo sfondo, il rischio che la razionalizzazione bancaria si traduca in tagli occupazionali. «Quando un gruppo ne incorpora un altro, cambia tutto: direzioni, politiche, territori. E il nostro compito è vigilare, incidere e agire. Dietro alla parola “razionalizzazione” – ha ammonito – si nasconde spesso una molto più pericolosa: licenziamenti».

Digitalizzazione sì, ma non contro il lavoro. La tecnologia digitale resta infatti uno snodo cruciale, ma per Sileoni non deve comportare una compressione dell’occupazione. «La Fabi deve essere il luogo dove la modernità incontra i diritti. Dove ogni scelta aziendale venga letta con gli occhi del lavoratore. E quando difendiamo un collega, difendiamo noi stessi».

Proprio per questo, ha rivendicato il modello di sindacato della Fabi: «Non ci limitiamo a denunciare: contrattiamo, otteniamo, proteggiamo. Il nostro è sindacalismo di presenza, non di facciata. Ogni giorno difendiamo il diritto a vivere il lavoro senza paura: dalle pressioni commerciali al mobbing sottile, dalla solitudine professionale alla formazione finta».

40.000 giovani assunti con accordi sindacali. Non solo difesa, ma anche progettualità: «Nei momenti più critici dei piani industriali, siamo riusciti a far assumere 40.000 giovani con accordi sindacali. Quale altro settore può vantare numeri e risultati socialmente così importanti?». E ancora: «Il recente accordo sulle libertà sindacali ci permetterà di costituire rappresentanze territoriali, colmando la chiusura indiscriminata di agenzie».

Il numero uno Fabi ha ribadito che non ci saranno mai licenziamenti collettivi, a differenza di quanto accaduto altrove in Europa. E ha annunciato l’obiettivo di rinnovare anche il contratto nazionale dei dirigenti: «Abbiamo già migliorato politicamente lo Statuto dei lavoratori senza modificarne i contenuti. È stato un capolavoro sindacale».

Un ponte tra persone e istituzioni. Il segretario generale ha parlato del ruolo politico della Fabi: «Oggi siamo una garanzia per tutti. Non ci limitiamo a essere rappresentanza, siamo anche presenza. Abbiamo partecipato a oltre 700 programmi radio e tv per portare la voce dei lavoratori fuori dal nostro settore. Comunicare è un dovere civile, non narcisismo».

E ha concluso con un passaggio personale: «Conosco l’odore della strada, della lealtà e del sacrificio. È l’odore che ti resta addosso dopo un’assemblea difficile. E la vera autorevolezza non è quella che ti danno gli incarichi, ma quella che ti riconoscono le persone».

Milano, 26 maggio 2025