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QUANDO PIPPO FACEVA IL DIRETTORE DI BANCA
La Fabi ricorda che Baudo fu testimonial degli spot girati dal regista Gabriele Muccino per la campagna euro del 2001-2002 coordinata dall’Associazione bancaria italiana. La sua opinione sul responsabile di filiale: «In ogni cittadina d’Italia è uno dei personaggi chiave, insieme al sindaco, al parroco e al maresciallo dei Carabinieri»

Il 1 gennaio 2002 entrò ufficialmente in vigore l’euro. Per accompagnare i cittadini in quella storica novità, l’Abi scelse Pippo Baudo come testimonial, affidandogli il ruolo di un “finto direttore di filiale” in uno spot istituzionale girato dal regista Gabriele Muccino. Non era la pubblicità di un prodotto commerciale, ma un messaggio di servizio: spiegare con chiarezza alle cittadine e ai cittadini italiani la nuova moneta unica.
In un’intervista sulla rivista Bancaforte dell’Abi, Baudo raccontava: «Noi uomini di televisione non siamo divi come quelli del cinema. Siamo divi domestici, perché arriviamo direttamente in casa, nelle sale da pranzo, nei salotti. Se si è ben accetti nella famiglia, che ti accoglie trasversalmente e ti riconosce credibilità, allora raggiungi il massimo dell’obiettivo».
Alla domanda su cosa pensasse del direttore di banca, rispose: «È una variazione della mia attività in chiave bancaria. Io sono direttore artistico, molto spesso in Rai mi chiamano direttore. Lo confesso: dentro di me c’è l’anima del direttore. E poi anche un responsabile di agenzia deve saper comunicare con tutti i clienti».
Per Baudo, il direttore di banca era una figura centrale del paese, accanto al sindaco, al parroco e al maresciallo dei carabinieri. Una presenza che dava sicurezza, un uomo “da sposare”, come ricordava con un sorriso pensando ai sogni di sua madre.
Oggi, nel giorno delle esequie, la Fabi rende omaggio a Pippo Baudo, scomparso pochi giorni fa: un maestro della comunicazione, che seppe interpretare anche un passaggio cruciale della nostra storia economica: «Grazie, Pippo».
Estratto da Bancaforte n. 6 – dicembre 2021
Negli spot lei simboleggia il direttore di banca Come vede questa figura?
«Bene. Perché è una variazione della mia attività in chiave bancaria. lo sono direttore artistico, molto spesso in Rai mi chiamano direttore. Lo confesso: dentro di me c’è l’anima del direttore. E poi anche un responsabile di agenzia deve saper comunicare con tutti i clienti».
E il suo rapporto con i direttori di banca, quelli veri?
«Nel mio paese il direttore della banca aveva un ruolo importantissimo. In ogni cittadina d’Italia è uno dei personaggi chiave, insieme al sindaco, al parroco e al maresciallo dei carabinieri»
Sua madre sognava di vederla in banca?
«Lei voleva che facessi il medico. Ma se fossi diventato direttore di banca, l’avrebbe gradito sicuramente. Era un personaggio che dava l’idea della sicurezza, un uomo da sposare».
Roma, 20 agosto 2025