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CDC FABI CONVOCA IL 130° CONSIGLIO NAZIONALE
Appuntamento a Milano dal 3 al 5 marzo 2026. Durante i lavori del Comitato direttivo centrale, la diretta con il Senato dove il segretario generale era in audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul settore bancario, finanziario e assicurativo.

Convocato per marzo 2026 il prossimo Consiglio nazionale Fabi. Riunito a Roma, il Comitato direttivo centrale, massimo organismo della Federazione, approva il prossimo 130° Consiglio nazionale per il 3 – 4 e 5 marzo a Milano, agli Studios di via Mecenate.
Ad aprire i lavori della riunione, il segretario generale, Lando Maria Sileoni, per una disamina generale della situazione nel settore bancario, italiano ed europeo, e per fare il punto sulla situazione interna all’organizzazione.
A tenere banco il risiko bancario che, ad oggi, vede Monte dei Paschi di Siena fresco di acquisizione di Mediobanca e Unicredit fuori dalla partita con BancoBpm.
Quali scenari ora? «BancoBpm si muove verso Crédit Agricole, il Governo fa sapere che la legge è uguale per tutti e quindi applicherebbe il Golden power, Monte dei Paschi rimane comunque l’opzione terzo polo».
Un argomento toccato da Sileoni anche in audizione di fronte alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche, dove si è recato subito dopo aver partecipato ai lavori del Comitato direttivo centrale Fabi.
«Se l’Italia perde le sue banche e i suoi gruppi bancari a favore di entità straniere perde il controllo e la gestione dell’economia italiana. Il tema della salvaguardia del risparmio degli italiani è fondamentale e la politica deve attrezzarsi affinché questo avvenga. Difendere le nostre banche dagli attacchi dei fondi americani e cinesi e difendere l’italianità delle banche significa anche difendere i posti di lavoro e la clientela italiana».
Sileoni ha anticipato ai membri del Cdc quanto avrebbe riportato in Commissione, con un dito puntato anche sul ruolo delle società di consulenza. «Le banche sono, in ogni Paese, la realtà più politica che esista. Non parliamo soltanto di intermediari finanziari: esse rappresentano una delle espressioni più concrete della cittadinanza e della vita collettiva. Quando utilizziamo l’espressione “ho messo i soldi in banca”, tendiamo a dimenticare che quel denaro, da un punto di vista giuridico ed economico, non è più nella disponibilità diretta del cliente. Diventa della banca, e il correntista conserva unicamente il diritto di poterne disporre, a condizione che l’istituto voglia e soprattutto possa restituirlo. Quando questo non accade, perché la banca non è più in grado di farlo, è lo Stato a intervenire, vale a dire l’intera collettività dei contribuenti. Ne consegue che Stato, banche e cittadini sono tre facce della stessa sovranità. Sono elementi intrecciati e inscindibili di un unico sistema di garanzie, di fiducia e di responsabilità condivisa» ha spiegato Sileoni.
Per quanto riguarda le questioni interne, il segretario generale ha ricordato la scadenza del contratto collettivo nazionale di lavoro a marzo 2026 e, di conseguenza, tutti i passaggi per arrivare al suo prossimo rinnovo. I membri del comitato direttivo centrale hanno seguito, in diretta, l’audizione del segretario generale dalla sala dei lavori.
Roma, 25 settembre 2025