My Generation N. 1 Anno 2021

15 Sport Febbraio / Marzo 2021 di Gianluca Capuano Esecutivo Nazionale FABI Giovani nica clamorosa nonostante sia un gigante di 1,95 per 95 Kg (mi fa sempre sorridere guardare la scena dei compagni che lo attorniano dopo un suo gol, sembra- no tanti cuccioli che si accalcano intorno alla mamma quando torna dalla caccia con il cibo) deve molto al taekwondo, disciplina che pratica fin da bambino (è cintura nera) e che gli consente movimenti che sfi- dano le leggi della fisica (non per niente è sopranno- minato Ibracadabra), basti pensare al meraviglioso gol siglato in rovesciata in uno Svezia vs Inghilterra del novembre 2012, che gli valse il Puskas Award (premio FIFA per il gol più bello dell’anno). Un uomo dalla personalità straripante che sa incidere sulla te- sta dei suoi compagni di squadra come nessun altro, un vincente, uno talmente egocentrico che o lo ami o ti sta sul gozzo e, per quanto riguarda me, decisa- mente lo amo. Ancora di più se portasse nuovamente lo Scudetto al Milan! n te, si ritrova addirittura nella posizione di potersi gio- care il titolo di campione d’Italia. Zlatan Ibrahimovic nasce in un quartiere ‘difficile’ di Malmo il 3 ottobre del 1981 da padre bosniaco e ma- dre croata e in Svezia capiscono subito che il calcio ha trovato un nuovo campione quando, appena bam- bino (è più piccolo di due anni rispetto a tutti gli altri calciatori scesi in campo quel giorno) in una delle sue primissime partite giocate con il Balkan, entra all’ini- zio della ripresa sul punteggio di 4 a 0 per gli avver- sari e ribalta il match segnando 8 reti e regalando la vittoria per 8 a 5 alla sua squadra. A 13 anni viene acquistato dal Malmo FF e con la stessa società, nel 1999, esordisce nella prima lega Svedese. Vi resterà fino al 2001, anno in cui l’Ajax investirà ben 7,8 mi- lioni di Euro facendolo diventare l’acquisto più caro nella storia della società olandese fino a quel momen- to. Da lì in poi è un crescendo continuo di vittorie, gol, trofei e squadre di blasone che si fanno la guerra per ingaggiarlo. La prima è la Juventus che lo acqui- sta nell’estate del 2004, segue l’Inter nel 2006, poi il Barcellona nel 2009, l’anno successivo è il turno del Milan di godersi le sue magie e nel 2012 quello del Paris Saint-Germain. Nel 2016 Josè Mourinho, alle- natore del Manchester United, lo vuole nuovamente accanto a sé e lo porta in Inghilterra paese dal quale partirà nel 2018 alla volta degli Stati Uniti per vestire la maglia degli L.A. Galaxy. Ma il soccer americano sta stretto al dio di Malmo così a gennaio del 2019 ritorna nel calcio che conta, sottoscrivendo nuova- mente un contratto con il Milan e facendo le fortune del club meneghino. Ci vorrebbe un’intera edizione del My Generation per elencare tutti i trofei ed i titoli personali conquistati in carriera, solo quelli di club sono 31 tra campionati nazionali e manifestazioni eu- ropee (addirittura meglio di un signore che di nome fa Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro), anche se i suoi detrattori sottolineano come alla sua strepitosa bacheca manchi il riconoscimento più importante, quella ciliegina sulla torta che per anni è stato il cruc- cio dello svedese e che di certo avrebbe meritato, per lo meno come riconoscimento di una carriera stra- ordinaria, la Champions League (i più cattivi ci ag- giungono anche il Pallone d’oro). Calciatore dalla tec- ARROGANTE, SBRUFFONE, ESALTATO, SONO TANTI GLI EPITETI NEGATIVI CON I QUALI ZLATAN IBRAHIMOVIC È STATO ETICHETTATO NEL CORSO DELLA SUA LUNGHISSIMA CARRIERA. UN PERSONAGGIO DECISAMENTE SUI GENERIS

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