Federazione Autonoma Bancari Italiani  via Tevere, 46  00198 Roma - federazione@fabi.it  Tel. (06) 8415751

news fabi anno VIII – venerdì 12 gennaio 2007

 

rassegna stampa quotidiana riservata alle strutture

 

a cura di Bruno Pastorelli

Se riscontrate anomalie, nei collegamenti comunicatelo a: b.pastorelli@fabi.it, grazie.

 

vai alle rassegne stampa degli ultimi 31 giorni

 

Così disse

 

 

IL PICCOLO VENERDÌ, 12 GENNAIO 2007. 3

Verso nuovi imminenti cambi nel management della banca acquisita dal Credit Agricole. Sindacati divisi sui nodi del personale - Friuladria, parte il riassetto dei francesi - Il direttore Dal Mas conferma le dimissioni: «Resterò nel gruppo Intesa». Previsti cento esuberi 3

 

WALL STREET ITALIA 11 Gennaio 2007 21:06. 4

INTESA SANPAOLO: SINDACATI,CON MICHELI CONFRONTO COSTRUTTIVO. 4

 

IL GIORNALE venerdì 12 gennaio 2007. 4

Trichet sposta a marzo il rialzo dei tassi 4

 

IL GIORNALE venerdì 12 gennaio 2007. 5

La Gran Bretagna dà un giro di vite. 5

 

LA STAMPA venerdì 12 gennaio 2007. 5

LA FOTOGRAFIA ISTAT DEL PIANETA PREVIDENZA - Da fame un quarto delle pensioni 5

 

LA STAMPA venerdì 12 gennaio 2007. 6

FUSIONE CON MITTEL - Hopa, lunedì s’incontrano i soci bancari Il nodo-prezzo. 6

 

LA STAMPA venerdì 12 gennaio 2007. 7

INTESA-SANPAOLO - Zaleski ha il 2,2% della superbanca Le fondazioni lavorano al patto. 7

 

LA REPUBBLICA venerdì 12 gennaio 2007. 7

"Obiettivo crescita al 2,5% sosteniamo i disoccupati" - Padoa-Schioppa: ammortizzatori inadeguati 7

 

LA REPUBBLICA venerdì 12 gennaio 2007. 8

Generali, a Trieste il leone miagola - In Borsa ha fatto nettamente peggio dei suoi concorrenti 8

 

LA REPUBBLICA venerdì 12 gennaio 2007. 9

Rapporto Istat: quasi un quarto del totale ha un trattamento inferiore a 500 euro mensili. Solo il 10% con oltre 2 mila euro - 31,3% - 53% - 273 - Un terzo dei pensionati è under 65 - Il 55% ha meno di mille euro al mese. Beneficiari di guerra: 390 mila - Sono oltre 16 milioni e la spesa per i loro assegni sale del 3,3% ogni anno. 9

 

LA REPUBBLICA venerdì 12 gennaio 2007. 10

I rialzi rinviati a marzo - I MERCATI - Bce, tassi fermi e le Borse festeggiano. 10

 

LA REPUBBLICA venerdì 12 gennaio 2007. 10

Il patto è pronto ad appoggiare la conferma del presidente e di Colaninno e Monti all´assemblea del 18 - Capitalia, Geronzi verso il reintegro - Ma i consulenti dell´Iss suggeriscono ai fondi esteri di votare contro - Il via libera necessario dopo la sospensione in seguito alle sentenze Bagaglino e Trevitex 10

 

LA REPUBBLICA venerdì 12 gennaio 2007. 11

L´OPERAZIONE - Il fronte vicino a Gnutti frena, lunedì vertice tra le banche - Frizioni tra i soci Hopa per le nozze con Mittel - Nessun cda convocato, lo scorporo della quota Telecom è una delle tante ipotesi allo studio. 11

 

da Finanza&Mercati del 12-01-2007. 12

Progetto allo studio di Via XX Settembre: la girata sarebbe vietata anche sotto i 12.500 euro E Padoa-Schioppa corregge il decreto sull’antiriciclaggio bocciato dal Consiglio di Stato. 12

 

da Finanza&Mercati del 12-01-2007. 12

Bernheim a consulto da Prodi Generali rinvia il voto di lista. 12

 

da Finanza&Mercati del 12-01-2007. 13

Mutui a rischio Spazzati via gli sconti fiscali 13

 

da Finanza&Mercati del 12-01-2007. 14

Zaleski ha il 2,25% di Intesa Sanpaolo Il Leone al 5,07%.. 14

 

da Finanza&Mercati del 12-01-2007. 14

Moody’s: «Spazi di consolidamento per le Popolari». 14

 

ITALIASERA venerdì 12 gennaio 2007. 14

L’Istat: Ogni 100 lavoratori attivi ci sono 71 ex. Record di baby trattamenti - Pensionati, quattro milioni al di sotto dei 500 Euro. 14

 

ITALIASERA venerdì 12 gennaio 2007. 15

Figli mantenuti anche se lavorano - La Cassazione, quando lo stipendio è basso. 15

 

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2007-01-12 num: - pag: 25. 15

A sorpresa la Banca d'Inghilterra ritocca gli interessi al 5,25%. Nella zona-euro il costo del denaro potrebbe aumentare in marzo - La Germania va, ma la Bce gela l'Europa - Riviste al rialzo all'1,7% le stime per l'Italia. Debito record: 1.605,4 miliardi 15

 

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2007-01-12 num: - pag: 25. 16

OLIVIER BLANCHARD - «La stretta sui tassi non fa paura, Eurolandia correrà». 16

 

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2007-01-12 num: - pag: 29. 17

«Conto Arancio addio» Lascia l'uomo d'oro italiano - Christian Miccoli si dimette da Ing Direct 17

 

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2007-01-12 num: - pag: 29. 18

Intesa Sanpaolo - Modiano: le banche hanno resistito al «declinismo». 18

 

MF  - Riforma Tfr - Numero 009, pag. 4 del 12/1/2007. 18

Mini-imprese, il tfr resta in cassa - Il principio del silenzio-assenso non si applica ai dipendenti di aziende con meno di 50 addetti. - È da escludersi il passaggio a una forma di previdenza complementare se il lavoratore non si esprime sulla questione. Ci sono sei mesi per decidere che strada prendere. Il principio resterà in vigore almeno fino al 2008. 18

 

MF  - Banche & Banchieri - Numero 009, pag. 13 del 12/1/2007. 20

Banca Italease dà l'ok all'aumento di capitale. 20

 

MF  - Banche & Banchieri - Numero 009, pag. 13 del 12/1/2007. 20

Consorte bank, slitta la ricapitalizzazione. 20

 

MF  - Banche & Banchieri - Numero 009, pag. 13 del 12/1/2007. 21

Ing direct lancia la rete degli agenti ArancioNet - Prima convention nel borgo medievale di gargonza. 21

 

MF  - Banche & Banchieri - Numero 009, pag. 14 del 12/1/2007. 21

Carige accelera sulla bancassurance - Il presidente berneschi vuole potenziare il processo di cross-selling di prodotti venduti. - La banca genovese, dopo aver ricapitalizzato per 15 milioni la controllata Vita Nuova ed emesso un nuovo bond da 46 milioni per la Assicurazioni spa, vuole integrare le attività. 21

 

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IL PICCOLO VENERDÌ, 12 GENNAIO 2007

Verso nuovi imminenti cambi nel management della banca acquisita dal Credit Agricole. Sindacati divisi sui nodi del personale - Friuladria, parte il riassetto dei francesi - Il direttore Dal Mas conferma le dimissioni: «Resterò nel gruppo Intesa». Previsti cento esuberi 

PORDENONE «Lascio per motivi personali. Ho scelto di restare nel gruppo bancario dal quale provengo». Il direttore generale di Friuladria, Roberto Dal Mas, conferma la sua decisione di abbandonare l’incarico al vertice della banca passata nell’orbita dei francesi del Credit Agricole. Dal Mas resterà nel gruppo Intesa (sarebbe in partenza per Friulcassa) mentre nuove voci su altre partenze si fanno avanti.

IL DIRETTORE Il direttore generale ha precisato ieri come la sua uscita da Friuladria abbia a che fare con «motivi strettamente personali» e che non pregiudicherà la solidità del matrimonio Friuladria-Credit. «Sono arrivato a Pordenone su incarico di Banca Intesa – ricorda Dal Mas – e nonostante le nuove prospettive di Friuladria siano senza dubbio importanti e molto positive, ho scelto di rimanere nel gruppo dal quale provengo. Diciamo che è prevalso lo spirito di appartenenza al gruppo Intesa».

E stando alle voci – che Dal Mas al momento non conferma – per lui ci sarebbe un importante incarico in Friulcassa, conseguente la fusione Intesa San Paolo. Ai piani alti di Friuladria, invece, si mormora che i francesi siano stati profondamente dispiaciuti della scelta del direttore, sul quale contavano non poco per dare continuità al management. La successione comunque non sembra imminente. «Ritengo che rimarrò al mio posto fino a fine febbraio – dice Dal Mas – questi cambiamenti non avvengono mai da un giorno all’altro».

I MOVIMENTI Il Credit Agricole, grazie all'accordo con Intesa, è entrato in possesso di una rete di 654 filiali che, con Friuladria e Cariparma, vale quasi 6 miliardi. I francesi prevedono inoltre di rafforzarsi con l'apertura di altre 100 agenzie. In Friuli Venezia Giulia non si teme che il direttore possa essere sostituito da un francese e questo per la volontà, espressa a chiare lettere dallo stesso presidente Carron, di dare piena autonomia al management italiano. Molto dipenderà anche da quanto avviene in Cariparma, altro acquisto francese sul quale si concentrerebbe la strategia del gruppo e dove dovrebbe arrivare – stando sempre alle voci di questi giorni – Francis Cantérini, manager che arriva da Lione. Non ci sono nomi al momento per Friuladria dove invece girano indiscrezioni della possibile partenza di un altro manager. Indiscrezioni che potrebbero trovare conferma in tempi brevi.

IL PERSONALE Ieri intanto è stato firmato l’accordo per l’istituzione di un fondo esuberi (i bancari non godono di mobilità o ammortizzatori sociali simili), che dovrebbe consentire ai lavoratori volontari, vicini alla pensione, di lasciare il proprio impiego con il sostegno del fondo di solidarietà. Si parla di cento esuberi possibili per Friuladria. L’accordo è stato firmato Cisl, Uil, Federdirigenti, e Fabi (federazione autonoma bancari italiani che non ha firmato lo stesso accordo però per Cariparma), mentre non ha visto concordi Cgil e Ugl. «La nostra scelta – spiega Nelly Tius – risponde a delle preoccupazioni precise. Il problema è soprattutto per chi resta perché non ci è stato detto se saranno fatte nuove assunzioni per cui ci chiediamo con quale personale, per altro, sarà garantita l’apertura dei nuovi sportelli. Attendiamo di conoscere il piano industriale per capire quali sono le intenzioni di Credit Agricole». Anche le garanzie date dal gruppo Intesa sono generiche secondo la Cgil. Da qui la decisione di non firmare.

Martina Milia

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WALL STREET ITALIA 11 Gennaio 2007 21:06

INTESA SANPAOLO: SINDACATI,CON MICHELI CONFRONTO COSTRUTTIVO

(ANSA) - MILANO, 11 GEN - In una nota congiunta diffusa dai sindacati di Intesa Sanpaolo dopo il primo incontro a Torino con l'azienda, i rappresentanti dei lavoratori precisano tra l'altro di aver chiesto "di affrontare prioritariamente le tutele relative alla mobilità territoriale e professionale riveniente dalla fusione, nonché alla cessione delle filiali, a partire dalle tutele occupazionali, sia in relazione all'accordo con Credit Agricole che in conseguenza all'intervento dell' Antitrust". Secondo quanto precisano i sindacati la banca ha comunicato che per individuare queste ultime "occorrerà aspettare qualche mese". L'obiettivo della trattativa di fusione avviata oggi è, per le diverse sigle sindacali coinvolte (Dircredito, Fabi, Falcri, Fiba/Cisl, Fisac/Cgil, Silcesa, Sinfub, Ugl, Uilca), innanzitutto quello di cercare un'armonizzazione contrattuale per i lavoratori, individuando norme uguali. Sulle future assunzioni del gruppo i sindacati affermano di aver tra l'altro ribadito il "principio costituzionale del libero accesso alle selezioni". Alla delegazione della superbanca è stato anche chiesto "il rispetto dell'impegno aziendale, derivante dal contratto integrativo del Sanpaolo, al completamento delle assunzioni previste per il territorio di Napoli". (ANSA). 

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IL GIORNALE venerdì 12 gennaio 2007

Trichet sposta a marzo il rialzo dei tassi

di Rodolfo Parietti

da Milano - Jean-Claude Trichet fissa per marzo l’appuntamento con la prima stretta del 2007, dopo che ieri la Bce ha deciso di lasciare i tassi invariati al 3,5%. «Non direi nulla qui per mutare le aspettative dei mercati che potremmo fare qualcosa alla fine del primo trimestre», ha precisato con l’abituale chiarezza il presidente dell’Eurotower, nel corso della conferenza stampa che ha seguito il direttivo dell’istituto di Francoforte.

Seppure alla vigilia vi fossero ancora margini di dubbio sulla tempistica che l’Eurotower avrebbe adottato in materia di politica monetaria (gli analisti collocavano il prossimo rialzo da un quarto di punto in febbraio o in marzo), la strategia meno aggressiva indicata da Trichet ha avuto ripercussioni sui mercati dei cambi, dove l’euro è stato costretto per la prima volta in quasi due mesi ad arretrare al di sotto di quota 1,29 dollari. Nulla muta, tuttavia, nel quadro valutario, con il biglietto verde destinato in prospettiva a soffrire ancora proprio a causa del progressivo restingersi della forbice tra i tassi europei e quelli statunitensi. Né la posizione attendista assunta dalla Bce sembra potersi ricollegare in alcun modo alle pressioni esercitate nell’ultimo periodo da alcuni Paesi dell’Unione, in particolare la Francia, favorevoli a un ammorbidimento della gestione monetaria. Ancora una volta, Trichet ha rivendicato l’indipendenza della banca centrale, «un fondamento del Trattato costitutivo dell’area dell’euro», ricordando anche a Parigi, non senza una punta di polemica, che «in ogni democrazia europea, così come in Francia, sono stati varati dei cambiamenti alla Costituzione, proprio per consentire l’indipendenza della Bce».

Il banchiere francese, del resto, sente di avere sulle spalle ancora maggiori responsabilità dopo l’ingresso nell’euro club della Slovenia: «Siamo in 13 Paesi - ha spiegato -, siamo probabilmente più di 315 milioni di cittadini e per loro dobbiamo assicurare la stabilità dei prezzi».

Stabilità che secondo la Bce continua a essere minacciata, rendendo ancora difficile l’obiettivo di riportare l’inflazione sotto il target del 2%.

Così, nonostante Trichet non abbia fatto ricorso ieri all’abituale espressione, ovvero «stretta vigilanza» sui prezzi, che indica come imminente un giro di vite al costo del denaro, la strada è segnata. Francoforte può contare su un ciclo economico espansivo («le condizioni per l’economia in zona euro - ha detto il numero uno della Bce - continuano a crescere in modo solido e vicino al suo potenziale»), confermato dalla crescita in novembre della massa monetaria (più 9,3%) e dalla revisione al rialzo delle previsioni per il primo trimestre 2007 della Commissione europea, secondo cui il Pil salirà tra lo 0,4 e lo 0,9 per cento.

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IL GIORNALE venerdì 12 gennaio 2007

La Gran Bretagna dà un giro di vite

di Redazione

da Milano - Con una mossa a sorpresa, la Banca d’Inghilterra ha alzato ieri i tassi d’interesse di un quarto di punto, portandoli al 5,25%. La decisione è giunta inaspettata, tenuto conto che gli economisti davano per scontato un costo del denaro invariato al 5%. È il terzo giro di vite varato dall’istituto centrale da agosto scorso per arginare l’accelerazione dell’inflazione e della dinamica salariale. Con l’ultima manovra, i tassi di interesse inglesi hanno raggiunto lo stesso livello del costo del denaro degli Usa. I banchieri centrali inglesi hanno motivato la decisione spiegando che ritengono probabile un ulteriore aumento dei prezzi al consumo al di sopra della soglia di tolleranza nel breve termine e che la stretta si è resa necessaria per riportare nel medio periodo l’inflazione entro il tetto prefissato. Nel mese di novembre, i prezzi al consumo sono cresciuti nell’isola del 2,7%, restando al di sopra del target fissato dall’istituto per il settimo mese consecutivo. L’istituto centrale inglese ha inoltre rilevato che la crescita dell’economia del Paese prosegue a ritmo robusto. Nel terzo trimestre l’espansione dell’economia è stata del 2,7%, la più forte negli ultimi due anni. Sulla scia dell’intervento di Londra, la sterlina è schizzata verso l’alto fino a toccare quota 1,95 dollari, mentre la Borsa ha chiuso con un guadagno dell’1,13% dopo aver però reagito male alla stretta.

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LA STAMPA venerdì 12 gennaio 2007

LA FOTOGRAFIA ISTAT DEL PIANETA PREVIDENZA - Da fame un quarto delle pensioni

[FIRMA]STEFANO LEPRI

ROMA - I pensionati di vecchiaia sono 10.880.000 e hanno ricevuto nel 2005 circa 1.265 euro al mese in media. Tra loro, sono 1.739.000, per il 70% donne, quelli in condizioni più difficili, con meno di 500 euro al mese; mentre 3.083.000 hanno percepito tra 500 e 1000 euro. Ma non sono tutti davvero anziani, questi pensionati, perché il 28% ha meno di 64 anni; e nell’insieme sono tanti, 17,7% della popolazione italiana, circa uno ogni due occupati. I dati statistici completi diffusi ieri dall’Istat aiutano a capire di che cosa si stia discutendo, quando si parla di revisione del sistema previdenziale.

L’analisi dell’Istituto centrale di statistica, condotta in accordo con l’Inps, contiene molti altri dati. Dei 10,9 milioni di cui sopra, il 74,5% riceveva (sempre nel 2005) unicamente pensioni di vecchiaia e il 25,5% anche altre prestazioni pensionistiche. Gli uomini rappresentano il 55,4%, ma ricevono il 64,2% dei redditi a causa del maggiore importo medio delle loro pensioni, 17.618 euro all’anno rispetto ai 12.169 euro percepiti in media dalle donne. Quattro milioni e 684 mila hanno diritto a una sola pensione, 321.000 a due o più pensioni di vecchiaia, 1.019.000 cumulano con altre pensioni.

Rispetto al 2004, nel 2005 il numero dei pensionati è aumentato dell’1,2%, mentre l’importo annuo dei loro redditi pensionistici è cresciuto del 4,2% (4,0% per i soli redditi da pensione di vecchiaia): non c’è stata dunque nessuna perdita di potere d’acquisto. Nel Nord i pensionati di vecchiaia sono più numerosi rispetto alla popolazione, il 20,7% (molto distante dal 13,7% del Mezzogiorno) e ricevono pensioni di importo in media leggermente superiore.

L’Istat ha censito anche tutti gli altri tipi di pensione: ai superstiti, di invalidità, indennitarie, di invalidità civile, sociali e di guerra. Nella condizione più grave di bisogno sono i 460.000 anziani, all’80% donne, che ricevono soltanto la pensione sociale, nella misura media di 398 euro al mese. Un secondo gruppo di pensionati sociali dispone anche di altri redditi da pensione, e riesce di poco a superare i mille euro al mese.

Mettendo insieme tutti i diversi tipi di pensione, in Italia alla fine del 2005 c’erano 16.560.879 titolari di pensione, numero pressochè invariato rispetto al 2004; mentre l’importo annuo dei redditi percepiti, pari a 214.881 milioni, mostra un incremento del 3,3% da un anno all’altro. Gli uomini sono il 47% del totale ma ricevono il 55,9% dei redditi pensionistici per effetto di un maggior importo medio (15.451 euro) rispetto alle donne (10.783 euro).

Il 68,4% del totale dei censiti ha diritto a una sola pensione, il 24,2% ne cumula due e un 7,4% è titolare di almeno tre pensioni. I dati raccolti da Istat e Inps mostrano poi che il 47,2% dei pensionati è nel Nord (oltre 7,8 milioni di persone), contro il 30,2% nel Sud e il 19,5% nel Centro.

Grazie all’aumento degli occupati, negli ultimi anni è risultata in leggera discesa la proporzione tra pensionati - di tutte le classificazioni - e occupati (importante dato che sono i contributi degli occupati a pagare le pensioni).

Da 74 pensionati per 100 occupati nel 2001 si è lentamente passati a 73 nel 2002, 72 nel 2004 e 71 nel 2005. Ma il rapporto è molto squilibrato nel Mezzogiorno, dove a pensionati meno numerosi corrisponde un ancor più basso numero di occupati ufficiali (altri non risultano perché illegali): dunque la proporzione è di 78 pensionati ogni 100 occupati.

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LA STAMPA venerdì 12 gennaio 2007

FUSIONE CON MITTEL - Hopa, lunedì s’incontrano i soci bancari Il nodo-prezzo

MILANO - Nessuna convocazione ufficiale, ma gli azionisti della bresciana Hopa sono in preallerta per la ratifica di un possibile accordo che porti alla fusione con Mittel, l’altra finanziaria targata Giovanni Bazoli. Lunedì è previsto un incontro tecnico tra le quattro istituzioni finanziarie - Antonveneta, Montepaschi, Bpi e Unipol - socie di Hopa. Il patto di sindacato della società e subito a seguire un cda potrebbero tenersi lo stesso giorno o più probabilmente il 25 del mese, in contemporanea con un cda della Mittel già convocato. Ipotesi, allo stato delle cose. E ipotesi sono quelle che circolano ancora sui tavoli del negoziato: da una parte Bazoli e Romain Zaleski, primo azionista di Mittel con il 20%, che propongono una fusione con Hopa e di conseguenza la valutano al solo valore netto delle partecipazioni, circa un euro per azione; dall’altra il «nucleo duro» di soci Hopa capitanati da Chicco Gnutti e riuniti nella Fingruppo che punterebbero a ottenere un premio per l’avviamento della società. In questo quadro l’ipotesi circolata di uno scorporo da Hopa della Holinvest - la scatola che custodisce il 3,7% di Telecom Italia - pare una posizione negoziale di Gnutti e soci e non un risultato raggiunto. Le trattative proseguono: il nodo resta il prezzo.

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LA STAMPA venerdì 12 gennaio 2007

INTESA-SANPAOLO - Zaleski ha il 2,2% della superbanca Le fondazioni lavorano al patto

TORINO - Il finanziere Romain Zaleski ha il 2,25% di Intesa Sanpaolo. È la novità principale relativa all’aggiornamento dell’azionariato della superbanca dopo la fusione tra i due istituti, pubblicato ieri dal sito della Consob. D’altro canto, il numero uno della Carlo Tassara aveva dichiarato da tempo, subito dopo il blitz che lo aveva portato a una quota vicina al 3% nel Sanpaolo, di volersi attestare sopra al 2% anche dopo la fusione Torino-Milano. Sempre sul versante degli azionisti principali, l’incontro delle quattro fondazioni per definire un patto di stabilità dovrebbe tenersi la prossima settimana. L’incontro fra i presidenti della Compagnia di Sanpaolo Franzo Grande Stevens, della Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti, della Fondazione Cassa di Padova e Rovigo, Orazio Rossi, e della Fondazione Cassa Carisbo, Fabio Roversi Monaco, definirà i parametri del patto. Nell’incontro si parlerà anche della guida del patto. Roversi Monaco ha spiegato come al momento «non ci sono le condizioni» per aumentare la quota della fondazione bolognese nell’azionariato. Clima construttivo, secondo quanto riferiscono i sindacati, nel primo incontro tra i vertici della banca e le rappresentanze dei dipendenti.

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LA REPUBBLICA venerdì 12 gennaio 2007

"Obiettivo crescita al 2,5% sosteniamo i disoccupati" - Padoa-Schioppa: ammortizzatori inadeguati

l´economia - Il ministro del Tesoro: un tasso di sviluppo formidabile, ma ora largo alle riforme

DAL NOSTRO INVIATO - CASERTA - Il rischio declino c´è ancora. Davanti ai leader dei partiti di maggioranza e a tutto il governo, riuniti in seminario a Caserta, il ministro dell´Economia, Tommaso Padoa-Schioppa frena sul facile ottimismo che attraversa le forze politiche dopo la serie di dati positivi arrivata dal versante dei conti pubblici, con più entrate e meno deficit. La strada è ancora lunga, ha detto Padoa-Schioppa. E l´approdo finale dipende dal comportamento di tutti. «Questa è la sfida», ha detto. Ma intanto bisogna mettere in moto la crescita, perché sta qui il vero gap che separa l´Italia, non solo dalla tumultuosa cavalcata dell´economie asiatiche, ma anche dagli Stati Uniti e dagli altri paesi della vecchia Europa. Il ministro, che oggi affronterà il tema spinoso dalla riforma della legge Finanziaria dopo le difficoltà che hanno segnato l´ultima sessione di bilancio, ha indicato un obiettivo a medio termine: crescita del 2,5 per cento nel 2011. «Un tasso formidabile - ha detto - per un paese come l´Italia». Ma ad una condizione: che tutte i fattori che ostacolano lo sviluppo vengano azzerati. Dal basso tasso di partecipazione al mercato del lavoro di donne e giovani, soprattutto meridionali, alla debole scolarizzazione fino ad una burocrazia «paralizzante e inefficiente». Poi va completato il sistema delle tutele sociali, a partire dagli ammortizzatori sociali, che restano troppo carenti per coloro che perdono il lavoro.

«L´Italia - ha detto dunque l´ex banchiere di Francoforte - non è ancora fuori dai rischi del declino e il fatto che ci sia un momento di ripresa non vuol dire che è stata agganciata la locomotiva della crescita. Ora la sfida è quella di trasformare la ripresa in crescita e solo questo significherebbe uscire definitivamente dal declino». Da qui una sorta di appello alla coralità dell´azione: «non è necessario spendere di più, bisogna spendere meglio». La ricetta è diversa: ogni ministro può fare la propria parte, mettendo la crescita al centro dei propri interventi. E questo darà risultati.

Non parla di pensioni, il titolare dell´economia. Anche perché è lo stesso premier Romano Prodi a dire che non è tema «dell´immediato». Ma è del prolungamento dell´attività lavorativa che parla quando denuncia la così bassa partecipazione al mercato del lavoro delle persone comprese tra i 55 e i 64 anni. Siamo in coda ai paesi dell´Europa e risiede anche lì uno dei fattori della perdita progressiva di competitività del nostro paese. Per questo i nostri handicap possono «trasformarsi in opportunità».

Diventa «politico» il tecnico Padoa-Schioppa quando sostiene che nella precedente legislatura «la bassa crescita ha avuto una incubazione lunga». Non si è visto, in sostanza, ciò che stava accadendo. Per questo - come ha detto anche il premier Romano Prodi - è questo il momento di imboccare la strada della crescita.

«Senza la quale - ha detto il titolare dell´Economia - non c´è equità, e nemmeno risanamento definitivo dei conti pubblici». Ecco perché è indispensabile l´apporto di tutti. Non solo dei ministri economici. E allora un contributo fondamentale potrà arrivare dal settore pubblico assicurando servizi essenziali come la giustizia, la sicurezza, l´istruzione e i servizi sociali. Non serve spesa pubblica. «E´ la crescita che porta risorse al bilancio, non il contrario», conclude Padoa-Schioppa.(r. ma.)

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LA REPUBBLICA venerdì 12 gennaio 2007

Generali, a Trieste il leone miagola - In Borsa ha fatto nettamente peggio dei suoi concorrenti

ALESSANDRO PENATI

Come da copione: si avvicina l´assemblea di Generali e torna in primo piano il problema del suo controllo. Capitali stranieri starebbero manovrando per sferrare l´assalto. Bernheim rilascia un´allarmata intervista a difesa dell´italianità del gruppo. Banchieri, imprenditori e politici raccolgono l´appello. Perfino il ministro degli Esteri è sceso in campo: trattandosi di capitali "stranieri", avrà pensato che fosse competenza del suo dicastero. Un fumo che rischia di nascondere l´arrosto.

Dalla fine della bolla, Generali ha avuto un andamento in Borsa nettamente peggiore rispetto ai maggiori concorrenti: quattro anni fa, Generali era la prima compagnia assicurativa europea, con un valore di circa 30 miliardi; oggi ne capitalizza addirittura 22 meno di Axa, 25 meno di Allianz e 30 meno di Ing. Né si può affermare che sia a buon mercato: vale 13 volte gli utili attesi nel 2007, contro una media di 9 per le maggiori 15 compagnie europee.

Il successo di un´assicurazione dipende dalla capacità di gestire i rischi e le attività finanziarie detenute per far fronte agli impegni delle polizze vita. Nei rischi, il rapporto tra danni pagati e premi incassati di Generali (98%) è sopra la media (per esempio, Allianz, in Italia, è al 90%); mentre la redditività degli attivi è sotto la media (utili prima delle imposte pari al 10,7% delle attività nette ai prezzi di mercato, rispetto al 13% medio del settore in Europa). La prima difesa dal rischio scalata sarebbe un management più capace.

Tra le maggiori compagnie europee, solo Allianz ha finanziato la crescita degli ultimi anni ricorrendo a un significativo aumento del capitale. Se il management di Generali aveva un obiettivo dimensionale, non riuscendo a raggiungerlo con la redditività interna, avrebbe potuto perseguirlo attraverso le acquisizioni. Le occasioni non sarebbero mancate: solo in Europa, ci sono 36 compagnie quotate, molte delle quali, dopo la bolla, erano a prezzi da saldo; poteva comperare una banca in Italia (invece di crearne una dal nulla, per poi quotarla); o poteva ritirare dal mercato la quota di minoranza di Alleanza. L´offerta di capitali non sarebbe certo mancata. Ma il management non ha saputo affrancarsi dai suoi azionisti che pretendono di comandare con investimenti ridotti, e vedono qualsiasi aumento di capitale (con la conseguente diluizione delle quote) un ostacolo all´esercizio del controllo.

In un´intervista al Financial Times, l´amministratore delegato di Generali imputa la sottovalutazione della compagnia al "rischio Italia": l´interferenza della politica che scoraggia gli investimenti esteri. Sorprendente: se quello che afferma fosse vero, Generali non correrebbe alcun pericolo "straniero". In realtà, è stato proprio questo pericolo (e Draghi a via Nazionale) il fattore più importante dietro il fenomenale aumento dei titoli bancari italiani, le ristrutturazioni, e le tre megafusioni degli ultimi 10 mesi. Magari ci fosse un´Opa ostile su Generali, nell´interesse dell´efficienza e degli investitori.

Se si diradasse il fumo, quello che tutti vedrebbero è una contesa, tutta italiana, per il controllo di Generali. Generali è azionista di riferimento di Intesa-Sanpaolo (Isp), che controlla la terza assicurazione (Eurizon), e le offre accesso alla principale rete distributiva italiana. Gli amministratori di Generali siedono sia nel consiglio di sorveglianza, sia in quello di gestione di Isp. Ovvio che Isp abbia interesse a controllare un azionista determinante che è anche, paradossalmente, partner industriale e concorrente. In un vero mercato dei capitali, Isp studierebbe un´Opa su Generali, per poi fondersi, ottenendo enormi economie di costo e facilitando a entrambe l´espansione all´estero. E i problemi con l´Antitrust non sarebbero peggiori di quelli già risolti. Ma siamo in Italia: ci si muove sotto traccia, chiedendo agli "amici" di accumulare pacchettini di titoli, da giocare in una trattativa in vista dell´assemblea.

Sul fronte opposto, c´è il management di Mediobanca che da sempre esercita il controllo di fatto su Generali pur possedendone solo il 14% (leggere la relazione Antitrust): ovvio che facciano di tutto per non perderlo. E ci sono gli azionisti di Mediobanca, che tradizionalmente vorrebbero comandare di più. Unicredito in particolare, da anni sfoglia la margherita: vendere la quota e pensare a un futuro sempre più all´estero; o comandare veramente: ma bisognerebbe lanciare un´Opa su Mediobanca (l´unico azionista con i soldi per farlo). O la terza via di una spartizione: Generali a Ips, credito al consumo e banca di investimento a Unicredito. Ma siamo in Italia: le contese per il controllo trasparenti e di mercato non abitano qui.

A fine anno, volendo fare dell´ironia, avevo dipinto per il 2007 il radioso scenario di un capitalismo italiano senza mercato dei capitali. Voleva essere una caricatura; ma la vicenda Generali dimostra che forse è la radiografia di una realtà sconfortante.

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LA REPUBBLICA venerdì 12 gennaio 2007

Rapporto Istat: quasi un quarto del totale ha un trattamento inferiore a 500 euro mensili. Solo il 10% con oltre 2 mila euro - 31,3% - 53% - 273 - Un terzo dei pensionati è under 65 - Il 55% ha meno di mille euro al mese. Beneficiari di guerra: 390 mila - Sono oltre 16 milioni e la spesa per i loro assegni sale del 3,3% ogni anno

ROMA - Con pochi soldi in tasca, ma ancora abbastanza giovani. Un pensionato su tre, in Italia, smette di lavorare prima dei 65 anni. Certo la quota è fortemente influenzata dal fatto che per le donne l´età dello stacco arrivi a 60 anni e che per i lavoratori che hanno iniziato la loro attività da giovani conti - più che la data di nascita - la quantità di contributi versati (secondo le attuali regole fino alla fine del 2007 gli uomini possono andare in pensione con 57 anni di età e 35 di contributi o con 39 anni di contributi a qualsiasi età). Ma quella parte di governo e di opposizione che spinge per mettere mano subito ad una revisione della previdenza vedrà di certo, nei dati Istat, la conferma di una teoria.

Il ritratto dell´italiano che ha smesso di andare in ufficio o in fabbrica non riserva sorprese sui grandi numeri: i pensionati sono 16.560.879 più o meno gli stessi di un anno fa e la spesa che li riguarda (quasi 215.000 milioni di euro) è aumentata in un anno del 3,3 per cento. La maggioranza è composta da donne (53 per cento), in genere legate ad assegni più bassi della media.

Età e assegni: Le prime particolarità arrivano parlando di età: guardando ai dati anagrafici il 31,1 per cento delle prestazioni pensionistiche sono distribuite ad ex lavoratori che hanno meno di 65 anni, ma oltre la metà dei pensionati (il 54,8 per cento) non arriva a superare la somma mensile dei mille euro. Il 23,8 fa i conti addirittura con una somma non superiore ai 500 euro. Il 23,4 per cento del totale può contare su assegni complessivi tra i 1.000 e i 1.500 euro al mese mentre l´11, percepisce tra i 1.500 e i 2.000 euro. Meno di un pensionato su 10 (il 9,9 per cento) può contare su redditi da pensione superiori a 2.000 euro al mese.

Donne e uomini: Resiste il gap fra femminile e maschile. Il rapporto su «I beneficiari delle prestazioni pensionistiche» appena stilato dall´Istat fa notare come le donne rappresentino sì la maggioranza dei pensionati, ma possano contare solo sul 44,1 per cento dei redditi da pensione complessivi. A fronte di assegni medi per ogni uomo pensionato di 15.451 euro l´anno le donne si fermano a 10.783: la differenza media vale un terzo. Va anche detto che le donne, considerate le maggiori difficoltà e la maggiori irregolarità registrate nella vita lavorativa, contano su versamenti contributivi più bassi e sono spesso titolari di trattamenti di reversibilità o pensioni sociali.

Nord e Sud: Resiste anche il gap fra Nord e Sud: nelle regioni settentrionali risultano usciti dalla attività lavorativa 273 pensionati ogni mille, una quota superiore di quella del Centro (265) e del Sud (263), ma la percentuale si capovolge se si fa riferimento alla popolazione occupata. Rispetto alla media nazionale di 71 pensionati ogni 100 occupati (in calo rispetto ai 74 del 2000) al Sud la percentuale sale a 78 ogni 100 mentre al Nord scende a 67 ogni 100. L´importo medio del reddito da pensione in Italia è pari a 12.975 euro annui, ma se la media al Nord fatto 100 l´Italia è pari al 105,4 per cento al centro raggiunge il 106,4% mentre al Sud scende all´87,5% della media nazionale.

L´invalidità: Le pensioni di invalidità e di inabilità sono diminuite del 6,3% a 2.069.366 mentre le pensioni di vecchiaia (nelle quali sono comprese anche i ritiri per anzianità) sono aumentate leggermente da 10.753.424 a 10.881.960 unità. Sono infine aumentati gli assegni di invalidità civile (non vedenti, non udenti per esempio) passando da 2.057.881 a 2.185.037 e quelli sociali (da 755.235 a 769.497).

La vecchiaia: I titolari di pensioni di vecchiaia - si legge ancora nella ricerca - sono 10,9 milioni, di cui il 74,5 per cento riceve unicamente pensioni di vecchiaia e il 25,5 beneficia anche di altre prestazioni pensionistiche. Gli uomini rappresentano il 55,4 per cento: percepiscono il 64,2 per cento dei redditi pensionistici, a causa del maggiore importo medio delle loro entrate pensionistiche (17.618 euro rispetto ai 12.169 euro percepiti in media dalle donne). Escludendo i pensionati residenti all´estero (321 mila circa) e i casi non ripartibili geograficamente (79), si osserva che il 56,0 per cento dei pensionati di vecchiaia risiede nelle regioni settentrionali (5,9 milioni di individui), il 24,1 per cento nelle regioni meridionali e insulari e il 19,8 in quelle centrali.

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LA REPUBBLICA venerdì 12 gennaio 2007

I rialzi rinviati a marzo - I MERCATI - Bce, tassi fermi e le Borse festeggiano

ROMA - Tassi europei fermi, per ora. Ma Jean Claude Trichet, presidente della Bce, lascia aperta la strada ad un nuovo rialzo, il settimo da dicembre 2005: gli analisti se lo aspettano a marzo. Nell´attesa, a sopresa, si muove l´Inghiterra: per la terza volta da agosto, nel tentativo di arginare la dinamica salariale e la corsa dell´inflazione, il costo del denaro sale di un quarto di punto, fino al 5,25%, lo stesso livello degli Stati Uniti.

L´Europa invece resta a quota 3,50%. E la decisione della Bce deprime l´euro, che scende ai minimi da 8 settimane sul dollaro (intorno a 1,2925) e mette le ali alle Borse europee: ovunque gli indici salgono.

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LA REPUBBLICA venerdì 12 gennaio 2007

Il patto è pronto ad appoggiare la conferma del presidente e di Colaninno e Monti all´assemblea del 18 - Capitalia, Geronzi verso il reintegro - Ma i consulenti dell´Iss suggeriscono ai fondi esteri di votare contro - Il via libera necessario dopo la sospensione in seguito alle sentenze Bagaglino e Trevitex

ANDREA GRECO

MILANO - Count down inquieto per l´assemblea di Capitalia chiamata a votare sul reintegro nei vertici di Cesare Geronzi, Roberto Colaninno ed Ernesto Monti. Il patto di sindacato, che in queste ore decide la linea dei soci forti, intende reinsediarli, dopo la sospensione seguita, un mese fa, alle condanne per bancarotta nei crac Bagaglino e Trevitex. I soci del mercato, però, sono sul piede di guerra, in ciò confortati dalle indicazioni di Iss, società di consulenza per investitori. E l´Institutional Shareholder Services, in due note del 29 dicembre e 3 gennaio, ha suggerito di votare per la revoca dei tre manager, condannati subito dopo la nomina nel cda romano. «Viste le ragioni della loro sospensione – scrive Iss, che si rifà alle sentenze di primo grado – raccomandiamo ai soci di votare a favore della revoca dei mandati di Geronzi, Colaninno e Monti». Per tutti fa testo il decreto 161 del ´98, che impone di sospendere ogni manager bancario condannato. I presidenti di Capitalia e di Piaggio sono accusati dal tribunale di Brescia di avere finanziato, nelle passate funzioni, l´immobiliare Bagaglino in via di "decozione". Similmente, Milano ha condannato Monti per bancarotta preferenziale e distrazione, nel processo sul crac della tessile Trevitex, che nel ‘95 lasciò un buco da 850 miliardi di lire.

La bocciatura di Iss è quella del leader mondiale nella consulenza al mercato, attiva dall´85 con 1.700 clienti istituzionali. Ma non dovrebbe cambiare gli eventi: si stima che solo un 2-3% di azioni straniere delegherà Iss per l´adunata, mentre dal 31% del patto di sindacato confermerà, giovedì (o il 19 in seconda) la fiducia ai manager sospesi. C´è peraltro da sciogliere un aspetto formale, che rischia di intaccare la sostanza. Iss rimarca l´incertezza legata alla formulazione della domanda che il patto – con probabilità, il presidente Vittorio Ripa di Meana – porterà al voto. La nota di convocazione, all´odg, è generica: «Deliberazioni ai sensi del decreto 161». Non è un sofisma, perché chi vota per delega decide in anticipo se barrare sulle schede le formule "a favore", "contro" o "astensione". Iss raccomanda la prima delle tre opzioni ("a favore"), poiché ritiene che il patto proporrà ai soci di dar luogo "alla revoca" dei sospesi. Ma tale voto si rivelerebbe un boomerang se il patto ribaltasse l´ottica, portando al voto "il reintegro" dei dirigenti. Il dubbio si era presentato già lo scorso aprile in occasione del reintegro di Geronzi dopo la sospensione per Parmalat. Questa doppia possibilità potrebbe pure scoraggiare l´afflusso di soci del mercato – padroni di almeno il 60% della banca – all´appuntamento. Tra loro i fondi italiani, rappresentati da Assogestioni sulla governance. E non pervenuti a dicembre, all´assemblea Capitalia per nominare il cda.

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LA REPUBBLICA venerdì 12 gennaio 2007

L´OPERAZIONE - Il fronte vicino a Gnutti frena, lunedì vertice tra le banche - Frizioni tra i soci Hopa per le nozze con Mittel - Nessun cda convocato, lo scorporo della quota Telecom è una delle tante ipotesi allo studio

ETTORE LIVINI

MILANO - La Hopa si presenta con l´azionariato diviso alla "fase due" dei negoziati per l´intesa con Mittel. Con le banche e alcuni altri soci pronti a stringere per i fiori d´arancio e il nucleo storico degli azionisti bresciani più vicini a Emilio Gnutti perplessi sia sulle modalità delle trattative che sulla bontà dell´offerta (peraltro ancora non formalizzata) della finanziaria presieduta da Giovanni Bazoli.

A testimonianza delle divisioni in Corso Zanardelli, lunedì è stato convocato a Milano un incontro per fare il punto della situazione cui parteciperanno solo le banche (Mps, Unipol, Bpi e Antonveneta) e forse qualche altro singolo socio industriale. Un appuntamento informale, senza ordine del giorno, dedicato a un esame dell´evoluzione dei negoziati. All´incontro non risultavano ancora invitati nella serata di ieri i vertici di Fingruppo, la finanziaria bresciana che raccoglie l´entourage storico di Gnutti cui fa capo il 40% di Hopa. Al momento non è stato convocato nemmeno un cda anche se qualcuno è stato messo in stand-by per un appuntamento il 25 gennaio, in contemporanea con Mittel, nel caso si arrivi un accordo.

«Bisogna che tutti si rendano conto che siamo a una svolta importante per il gruppo – dice uno dei banchieri che seguono i negoziati –. Quella della Mittel è l´unica proposta seria e anche l´unico modo per consentire a Hopa di voltare davvero pagina». Anche il fronte pro-Bazoli però è deciso a non svendere la società, per evitare altre svalutazione dopo il bagno di sangue già patito per il crollo di Telecom in Borsa. Proprio la partecipazione del 3,7% di Telecom controllata dalla holding è stata nei giorni scorsi al centro di un´ipotesi di scorporo per facilitare la fusione tra i due promessi sposi. Ma allo stato resta appunto un´ipotesi tra le tante sul tavolo e secondo alcuni azionisti tra l´altro sarebbe di non facile realizzazione.

incontro di lunedì delle banche potrebbe servire – più che a definire l´intesa con Zaleski & C. – a trovare un modo per vincere le resistenze interne all´azionariato di Hopa. Qualcuno ritiene che una strada percorribile per spianare la strada alle nozze bresciane potrebbe essere quella di liquidare Gnutti e i soci che gli sono rimasti più fedeli prima della fusione. Ma non sarebbe un´operazione a costo zero. La Gp finanziaria del finanziere ha il 25% circa di Fingruppo e una quota diretta vicina al 3% in Hopa.

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da Finanza&Mercati del 12-01-2007

Progetto allo studio di Via XX Settembre: la girata sarebbe vietata anche sotto i 12.500 euro E Padoa-Schioppa corregge il decreto sull’antiriciclaggio bocciato dal Consiglio di Stato

Tutti gli assegni non trasferibili. Questo, secondo quanto risulta a Finanza & Mercati, il rivoluzionario progetto allo studio del Tesoro. Per ora si tratta solo di una ipotesi cui gli esperti di Via XX Settembre stanno lavorando nell’ambito delle misure per contrastare il riciclaggio di denaro sporco. Ma se venisse messa in campo comporterebbe uno stravolgimento nei sistemi di pagamento del nostro Paese. Il piano prevede infatti di proibire la trasferibilità degli assegni bancari anche per importi inferiori a 12.500 euro, cioè il limite oltre il quale è già vietata la cosiddetta girata. La decisione, di fatto, limiterebbe drasticamente l’uso del più classico dei titoli di credito. Anche se in costante calo (nel 2005 l’utilizzo è sceso del 5,13% rispetto all’anno precedente), l’assegno in Italia è ancora di moda. Gli ultimi dati di Bankitalia dicono che ogni anno viene emesso quasi mezzo milione di pezzi, per un importo complessivo che supera il miliardo di euro. La fetta maggiore (circa il 78,8%) riguarda gli assegni bancari. Il resto, invece, sono i circolari. Tra i titoli bancari, stando ad alcune stime del settore, la quota più grande è di tagli piuttosto contenuti, spesso inferiore a 10mila euro, usati soprattutto per concludere affari di piccoli importi e, in particolare, dai commercianti. Quest’ultimi sarebbero i più penalizzati, insieme con le piccole e medie imprese, da un eventuale giro di vite sulla trasferibilità, visto che spesso l’assegno viene «girato» diverse volte prima di essere portato all’incasso. Sempre sul fronte della lotta al denaro sporco, il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, ha provveduto a correggere il decreto sull’antiriciclaggio. La prima versione del provvedimento era stata bocciata a dicembre dal Consiglio di Stato, che in pratica aveva giudicato un po’ troppo leggere le misure messe a punto da Padoa-Schioppa. Due, in particolare, i punti che non avevano convinto i giudici di Palazzo Spada. Il responsabile dell’Economia aveva escluso i Caf dai soggetti sottoposti all’obbligo di segnalazione sospette. E poi aveva previsto un requisito per i professionisti (l’iscrizione a un albo), peraltro già bocciato dalla Commissione europea. Il nuovo testo è stato già trasmesso al Consiglio per il via libera definitivo.

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da Finanza&Mercati del 12-01-2007

Bernheim a consulto da Prodi Generali rinvia il voto di lista

Dopo il doppio colpo di mannaia dell’Antitrust - prima sulla Toro, poi su Intesa Sanpaolo - Antoine Bernheim ha giudicato che fosse giunto il momento di esporre le sue doléances al governo Prodi. Così nei giorni scorsi il presidente delle Generali ha avuto un colloquio riservato a Palazzo Chigi con il premier Romano Prodi. Al quale, riferiscono fonti autorevoli, ha esternato le proprie perplessità sull’atteggiamento delle varie autorità amministrative, in primis dell’Antitrust di Antonio Catricalà, nei confronti del Leone di Trieste. E ha fatto presente l’esigenza di un chiarimento alla luce degli sviluppi recenti che non hanno premiato certo la strategia italiana del Leone triestino, dalla vicenda Toro a quella di Intesa Sanpaolo. Senza considerare la «sorpresina» sugli agenti plurimandatari, contenuta nel decreto Bersani di luglio, a pochi giorni dall’acquisizione della Toro. «Le Generali sono un patrimonio italiano che vuole difendere la propria identità, e che hanno contribuito a rafforzare l’italianité di tutto il sistema», ha detto pressapoco Bernheim, ricordando anche il ruolo giocato dalla compagnia triestina nelle nozze bancarie dell’anno, quelle fra Intesa e Sanpaolo. Che come «premio» hanno comportato la perdita della distribuzione delle proprie polizze nelle Casse di risparmio controllate da Intesa Casse del Centro. Ma, oltre alle preoccupazioni per così dire industriali, nel colloquio c’è stato spazio per quelle relative alla stabilità sull’assetto azionario della compagnia. Ribadite, peraltro, negli stessi giorni, al presidente di Capitalia, Cesare Geronzi, nel corso di una lunga telefonata. La partita è destinata a complicarsi se, come confermano fonti finanziarie, le Generali arriveranno all’appuntamento assembleare di aprile con le vecchie norme statutarie, senza cioè avere adottato per tempo il meccanismo del voto di lista (il decreto correttivo della legge sul risparmio, inizialmente più tassativo, lo consente). In precedenza si era pensato di convocare prima l’assemblea straordinaria (a febbraio-marzo) per modificare lo statuto e procedere poi all’elezione dei consiglieri (ad aprile). Questo vuol dire che il cda potrebbe essere di nuovo eletto a maggioranza: ovvero da Mediobanca, che oggi ha circa il 15% dei voti. Difficile però che tutte le altri parti in causa (tra cui Intesa Sanpaolo, Carlo Tassara, De Agostini, Santander, Unicredit, Capitalia) se ne stiano a guardare. Probabilmente la trattativa si concentrerà sul «listone Mediobanca». Altrimenti, il rischio è che a qualche schieramento venga la tentazione di un ribaltone in assemblea. Ma per ora è troppo presto per fare previsioni. Nel frattempo, proprio in vista dell’assemblea ordinaria, non si arresta il rastrellamento azionario. Nella seduta di ieri sono stati scambiati 12 milioni di titoli: Generali ha chiuso a ridosso di 34 euro per azione, con un balzo del 2,17 per cento. Da inizio agosto, quando sono cominciate le manovre sul Leone, il rialzo è del 22 per cento.

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da Finanza&Mercati del 12-01-2007

Mutui a rischio Spazzati via gli sconti fiscali 

Mina tributaria sul mercato dei mutui. Il fisco è orientato ad azzerare le agevolazioni tributarie sui finanziamenti bancari che prevedono l’estinzione prima di 18 mesi (e 1 giorno). La bomba è stata lanciata a metà dicembre dall’agenzia del Territorio, uno dei settori alle strette dipendenze del dipartimento per le Politiche fiscali (l’ex ministero delle Finanze). La questione finora è passata sotto silenzio, ma adesso sta agitando le acque del sistema bancario italiano, visto che una fetta rilevante del mercato dei prestiti è a rischio: per rimanere al settore dei mutui per la casa le consistenze hanno da poco superato i 200 miliardi di euro. Tutto ruota attorno ai dubbi interpretativi delle norme tributarie che prevedono una serie di agevolazioni, in particolare il pagamento di un’imposta sostitutiva sui finanziamenti a medio e lungo termine - dunque superiori a un anno e mezzo - al posto di quattro balzelli molto più onerosi: l’imposta di registro, di bollo, le ipotecarie e catastali oltre alla tassa di concessione governativa. Chi richiede un mutuo per l’acquisto della prima casa, per esempio, paga un’imposta dello 0,50% del prestito erogato dall’azienda creditizia. Per un finanziamento da 100mila euro significa darne al fisco 500. Sommando, invece, i quattro tributi rimpiazzati dall’unica tassa agevolata la situazione cambia radicalmente: per un credito del medesimo importo si può arrivare a sborsare, infatti, fino a sette o otto volte l’imposta unica. Non è poco. Quelle misure, inoltre, per le banche si traducono in rilevanti leve commerciali nei confronti della clientela. Di qui le preoccupazioni degli istituti. Il caso, peraltro, è già stato portato dalla Banca nazionale del lavoro dinanzi la corte di Cassazione. Secondo i giudici di Piazza Cavour, l’imposta sostitutiva non può essere riconosciuta ai contribuenti quando il contratto di finanziamento contiene una clausola espressa grazie alla quale il cliente può cancellare il debito prima dei diciotto mesi. Anche se un prestito parte per essere a medio o lungo termine - questo il senso di quell’orientamento giurisprudenziale - grazie a una clausola contrattuale può molto semplicemente trasformarsi in credito a breve. E in questo caso, dice la Cassazione, l’amministrazione finanziaria non può fare sconti. La circolare dell’agenzia del Territorio va nella stessa, restrittiva direzione. Il provvedimento, secondo quanto ha ricostruito Finanza & Mercati, sarebbe diventato indispensabile alla luce dei comportamenti diversi che negli ultimi mesi avrebbero tenuto i vari uffici del catasto sparsi sul territorio nazionale. Differenze che hanno gettato nel panico sia i contribuenti sia gli operatori bancari. Dall’agenzia del Territorio assicurano a F&M che tutto sarà risolto a stretto giro e che comunque «è stato chiesto un parere all’Avvocatura dello Stato». In ogni caso appare scontato, prima o poi, un intervento diretto del viceministro dell’Economia, Vincenzo Visco.

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da Finanza&Mercati del 12-01-2007

Zaleski ha il 2,25% di Intesa Sanpaolo Il Leone al 5,07%

Romain Zaleski ha il 2,25% di Intesa Sanpaolo. Il dato è emerso ieri dagli aggiornamenti Consob sulle partecipazioni rilevanti post fusione, che ha illustrato l’assetto azionario del nuovo gruppo. Le Generali hanno una quota del 5,07%, mentre il Crédit Agricole, socio pesante della vecchia Intesa con il 18%, ha ora in portafoglio il 9,15% della superbanca e Banca Lombarda è scesa sotto la soglia del 2% dal precedente 2,67 per cento. Tra le Fondazioni, la Cariplo si è diluita dal 9,92 al 4,68%, mentre Fondazione Cariparo (che aveva il 7,04% di Sanpaolo) possiede il 4,18% del gruppo; la Compagnia di San Paolo, in precedenza al 14,48% dell’istituto torinese, ha il 7,68% e la Fondazione Carisbo vanta una quota del 2,73% (dal 5,55%). L’Ifil ha il 2,45 per cento.

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da Finanza&Mercati del 12-01-2007

Moody’s: «Spazi di consolidamento per le Popolari» 

In Italia continuano a «esserci significative possibilità di ulteriore consolidamento del settore bancario, in particolare tra le banche medie e piccole», specialmente le banche popolari e quelle di credito cooperativo. Lo scrivono gli analisti di Moody's in uno studio sul 2007 del settore bancario. Anche se i 6 maggiori istituti nazionali coprono ormai oltre il 50% del mercato, infatti, «il settore resta ancora altamente frammentato». Alla luce dell'attuale situazione e di quanto accaduto negli ultimi due anni, per il 2007 le previsioni dell'agenzia di rating nel settore restano complessivamente «stabili».

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ITALIASERA venerdì 12 gennaio 2007

L’Istat: Ogni 100 lavoratori attivi ci sono 71 ex. Record di baby trattamenti - Pensionati, quattro milioni al di sotto dei 500 Euro

di Guerino Vitali

Sono oltre 5 milioni (pari al 31%) i pensionati che vivono con una cifra tra i 500 ed i 1000 euro al mese e sono quasi 4 milioni, pari al 23%, quelli che prendono meno di 500 euro. E’ quanto emerge dalla ricerca dell’Istat sui “I beneficiari delle prestazioni pensionistiche”. La ricerca sottolinea che la distribuzione dei pensionati per classe di importo medio mensile delle prestazioni presenta frequenze più elevate nelle classi che includono i valori più bassi. Questo gruppo, il più numeroso di pensionati è pari al 31,0% del totale. Il secondo gruppo per numerosità (3,9 milioni di pensionati, pari al 23,8% del totale) percepisce meno di 500 euro mensili. Un ulteriore 23,4% di beneficiari ottiene pensioni comprese tra 1.000 e 1.500 euro mensili e il restante 21,9% riceve pensioni di importo mensile superiore a 1.500 euro. Le due distribuzioni - spiega l’Istat - per maschi e femmine mostrano differenze consistenti: gli uomini presentano quote più elevate nelle classi di importo mensile più alto; le donne in quelle di importo più basso. Inoltre ci sono troppi baby pensionati. Nel 2005, ogni 100 lavoratori attivi c’erano 71 pensionati di cui il 27,7% ha un’età compresa tra 40 e 64 anni e il 3,6% ha meno di 40 anni. A rivelarlo lo studio Istat su «I beneficiari delle prestazioni pensionistiche», dove si spiega come il rapporto attivi/passivi è maggiore nel Mezzogiorno (78 pensionati ogni 100 occupati) e inferiore nelle regioni settentrionali, dove il rapporto di dipendenza è di 67 a 100. In generale, comunque, l’Istituto nazionale di statistica spiega come il trend, tra il 2000 e il 2005, è diminuito, passando da 74 a 71 pensionati ogni 100 occupati.

Differenze territoriali si rilevano anche riguardo agli importi medi dei redditi pensionistici: sono più elevati nelle regioni settentrionali e in quelle centrali (rispettivamente, 105,4% e 106,4% della media nazionale) e inferiori nelle regioni del Mezzogiorno (87,5% rispetto alla media nazionale)

L’ETA’ DEI PENSIONATI - Ma quanti anni hanno i pensionati in media? Il 68,7% dei pensionati ha 65 anni e più e il 19,2% del totale è costituito da persone con età superiore a 79 anni, tuttavia, una quota consistente di percettori ha un’età inferiore a quella normalmente individuata come soglia della vecchiaia (65 anni): infatti, il 27,7% dei pensionati ha un’età compresa tra 40 e 64 anni e il 3,6% ha meno di 40 anni. Quest’ultima quota resta superiore per gli uomini (4,3%) rispetto alle donne (2,9%).

Sono però proprio i baby pensionatì a percepire il più elevato importo medio dei redditi pensionistici: per la fascia di età compresa tra 40 e 64 anni il mensile è stato di 13.730 euro (valore superiore del 5,8% rispetto a quello medio generale).

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ITALIASERA venerdì 12 gennaio 2007

Figli mantenuti anche se lavorano - La Cassazione, quando lo stipendio è basso

I genitori devono mantenere i figli che lavorano ma guadagnano poco. Questo quanto stabilito dalla Cassazione (sentenza 407) che ha ordinato il ripristino del mantenimento negato al figlio maggiorenne di una coppia separata della Romagna. Il giovane, infatti, da nove mesi aveva un contratto da apprendista presso un albergo che non gli consentiva comunque di essere “autosufficiente”. Tanto è bastato a convincere la Cassazione.

Il ragazzo, peraltro, continuava a studiare presso un istituto alberghiero per ottenere un ulteriore diploma. Per la Corte d’Appello di Bologna, il ragazzo non doveva essere più mantenuto dal padre in quanto il lavoro da apprendista era fonte di reddito. la Cassazione ha invece accolto il ricorso della madre del ragazzo poiché “la mera prestazione di lavoro da parte del figlio occupato come apprendista non è di per sé tale da dimostrare la totale autosufficienza economica”. Infatti, non è “sufficiente il mero godimento di un reddito” per fare cessare i doveri dei genitori verso figli, occorre che ciò che guadagnano li renda “autosufficienti”.

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2007-01-12 num: - pag: 25

A sorpresa la Banca d'Inghilterra ritocca gli interessi al 5,25%. Nella zona-euro il costo del denaro potrebbe aumentare in marzo - La Germania va, ma la Bce gela l'Europa - Riviste al rialzo all'1,7% le stime per l'Italia. Debito record: 1.605,4 miliardi

autore: Marika de Feo categoria: REDAZIONALE

FRANCOFORTE— LaBanca centrale europea ha lasciato i tassi di interesse invariati al 3,5%, ma ha aperto la porta a un nuovo rialzo del costo del denaro — che sarà deciso molto probabilmente l'8 marzo prossimo — a causa dei «rischi al rialzo» dell'inflazione e della crescita «robusta». Un'espansione economica superiore al previsto, che secondo le stime della Commissione continuerà nel corso dei primi due trimestri del 2007, sospinta anche dall'economia tedesca cresciuta nel 2006 a un ritmo pari al 2,5%, il più alto degli ultimi sei anni. Nel frattempo, la Banca d'Inghilterra ha aumentato ieri a sorpresa il costo del denaro di 0,25 punti, portandolo al 5,25%, il livello più alto degli ultimi sei anni. Una decisione che ha temporaneamente spinto l'euro oltre quota 1,3 dollari, ma i segnali lanciati in seguito dalla Bce hanno riportato la moneta unica a 1,2925 dollari, ai minimi da otto settimane.

Ieri a Francoforte, il presidente della Bce Jean-Claude Trichet ha segnalato che nelle prossime settimane i banchieri «monitoreranno con molta attenzione» tutti gli sviluppi legati alla crescita e all'inflazione, per evitare il manifestarsi di rischi alla stabilità dei prezzi. Una frase utilizzata di solito dalla Bce per indicare una stretta dei tassi, ma non imminente. Mentre il giudizio di una politica monetaria ancora «accomodante», con i tassi di interesse «contenuti» e di una disponibilità ad agire «in modo fermo e tempestivo in qualsiasi momento», in caso di necessità, hanno segnalato un probabile rialzo a marzo. E infatti Trichet ha concluso: «Non direi nulla qui per mutare le aspettative dei mercati» che si attendono una mossa di politica monetaria «alla fine del primo trimestre». Anche perché sull'inflazione — prevista intorno al 2% nel 2007 e nel 2008 — gravano «rischi al rialzo», che potrebbero manifestarsi a causa della volatilità dei prezzi petroliferi, degli aumenti delle imposte indirette e degli aumenti salariali. Ma anche come conseguenza della crescita economica, che prosegue «robusta», al ritmo del potenziale di Eurolandia e alcuni «rischi al ribasso» dovuti all'aumento del protezionismo globale, del caro-petrolio e degli squilibri internazionali. Secondo la Bce, la crescita dovrebbe continuare sospinta sia dalla domanda globale, sia da quella interna europea e il consumo dovrebbe rafforzarsi grazie anche al calo della disoccupazione. Uno scenario supportato ieri dalle nuove stime di crescita della Commissione, riviste al rialzo per il primo e per il secondo trimestre del 2007 e con una crescita stabile compresa, rispettivamente, fra lo 0, 4%-0,8% e fra lo 0,4%-0,9%, che dovrebbe protrarsi anche nel terzo trimestre. Negli ultimi tre mesi del 2006 il pil è cresciuto fra lo 0,3% e lo 0,8%, ma sui dati consolidati la zona-euro mostra segni di rallentamento: nel secondo trimestre la crescita era stata quasi dell'1%, nel terzo dello 0,5%. Cioè un ritmo dimezzato rispetto al periodo precedente. E la Francia risulta sotto la media dell'area mentre in Italia è lo stock del debito a preoccupare: ai dati di ottobre, ha segnato il record assoluto a 1.605 miliardi. Dati positivi sono giunti invece dalla Germania, la cui economia nel 2006 è cresciuta del 2,5% segnando la performance migliore dal 2000, grazie a un forte aumento dell'export (+12%) e degli investimenti (+5%). Secondo gli esperti, la crescita superiore alle aspettative avrà un forte effetto di trascinamento nei primi mesi dell'anno, attenuando gli effetti dell'aumento di tre punti — al 19% — dell'Iva, in vigore dal primo di gennaio.

ANGELA MERKEL Il Pil 2006 della Germania è cresciuto del 2,5%, mai così bene dal 2000 JEAN-CLAUDE TRICHET Il presidente della Banca centrale europea

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2007-01-12 num: - pag: 25

OLIVIER BLANCHARD - «La stretta sui tassi non fa paura, Eurolandia correrà» 

autore: Federico Fubini categoria: REDAZIONALE

MILANO — È arrivato a Boston nel 1977 e da allora ha lasciato il Massachusetts Institute of Technology solo per un quinquennio a Harvard. Benché sia nato ad Amiens e conservi puntigliosamente il passaporto francese, di economia discute in inglese. Eccezioni, Olivier Blanchard ne fa quasi solo quando è con il connazionale Jean-Claude Trichet: per il presidente della Banca centrale europea è uno degli economisti sulle due sponde dell'Atlantico da ascoltare con più attenzione. A maggior ragione quando, come ora, fa prova di un insolito ottimismo sull'Europa.

La Germania cresce ai massimi dal 2000, ma in autunno la zona- euro e la Francia sono state meno brillanti. Davvero la ripresa è solida?

«Anziché guardare i dati di mese in mese, facciamo un passo indietro per un'occhiata complessiva: si vedrà che nella gran parte dei Paesi della zona-euro gli elementi per una ripresa ci sono: gli utili delle imprese alti, gli investimenti che tengono il passo, le pressioni per gli aumenti salariali deboli. Il punto interrogativo è la fiducia dei consumatori, ma ho fiducia che l'attuale fase di crescita continui».

Significa che per la prima volta da molti anni l'economia europea cammina sulle sue gambe, senza dipendere dal traino dell'America?

«Sì, è completamente autosufficiente. Le economie dipendono le une dalle altre, ma non così tanto: l'Europa a questo punto può crescere anche se l'America dovesse finire in recessione, cosa che peraltro per ora non mi risulta. Lo sganciamento dagli Stati Uniti non è un problema, la tenuta dell'economia a questo punto dipende più che altro dalla fiducia delle famiglie in Europa».

Nell'ultimo decennio abbiamo assistito a una serie di riprese abortite. Cosa le fa pensare che stavolta sia diverso?

«Come ho detto, tutti i fattori stanno convergendo. Certo se in futuro l'euro si dovesse rivalutare bruscamente, rallenterebbe la ripresa e potrebbe anche fermarla».

Ma succederà?

«Direi di no. Mi aspetto che l'euro continui sì a rafforzarsi nei confronti del dollaro, ma in maniera graduale e senza seri contraccolpi».

La Bce ha mostrato un certo disinteresse per l'apprezzamento dell'euro degli ultimi mesi e ha continuato con i rialzi dei tassi. Il prossimo è sostanzialmente annunciato per marzo.

«Mi sembra giusto che la Bce tenga conto dell'attuale livello di attività economica. Ma non mi pare proprio che i banchieri centrali di Francoforte stiano prendendo un atteggiamento dogmatico che possa mettere in pericolo la ripresa. Si muoveranno con cautela, perché la pressione per aumenti salariali è debole e non vedo rischi di aumenti d'inflazione così forti da giustificare rialzi drastici degli interessi».

Si dice sempre che l'Europa non cresce perché non affronta le riforme. Eppure la ripresa è autosufficiente e l'euro forte non fa paura. Non è che le riforme, in parte, si fanno e funzionano?

«Può essere. Non penso che riforme strutturali facciano molto per proteggere l'economia dagli effetti avversi dei tassi dei cambi. Ma è vero che si stanno facendo passo passo, e mi aspetto che la crescita europea duri anche per questo».

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2007-01-12 num: - pag: 29

«Conto Arancio addio» Lascia l'uomo d'oro italiano - Christian Miccoli si dimette da Ing Direct

autore: Giuliana Ferraino categoria: REDAZIONALE

MILANO — La zucca si è trasformata in carrozza, e il cocchiere dice addio. Christian Miccoli, numero uno di Ing Direct, la banca che ha creato da zero nell'aprile 2001 per portare in Italia il primo conto di deposito, il celebre conto Arancio, si è dimesso. E ha comunicato la sua decisione con una e-mail a tutti i dipendenti, ai quali si rivolge chiamandoli «cari amici».

Nella vita è «importante avere dei sogni e tentare di realizzarli con coraggio e determinazione — ha scritto —. Anch'io ho un sogno, un sogno nuovo che vorrei realizzare». Per questo motivo, ha «preso la difficile decisione di lasciare Ing Direct». Consapevole che ormai «è un'azienda solida, produce utili eccezionali e aiuta i suoi clienti a sfuggire ai costi e ai rischi delle banche tradizionali, offrendo prodotti semplici, convincenti e sicuri». E, prima di congedarsi, ringrazia tutti per aver contribuito a «questa grande impresa».

Quanto grande? Tanto da essere diventata la settima banca italiana per raccolta diretta retail, con oltre 14 miliardi di euro raccolti. Aver erogato in due anni 1,8 miliardi di mutui a 15 mila clienti. Aver raggiunto 780 mila correntisti online con il Conto Arancio (+160 mila quest'anno, il record storico). Aver allargato l'offerta ai mutui e ai fondi, dall'unico prodotto con cui era partita. Aver toccato i 470 dipendenti dai 70 iniziali.

Forte di questi numeri, Miccoli lascia perché sente di aver compiuto la sua missione. Ing Direct può andare avanti da sola. Per lui c'è già pronta una nuova sfida, che comincerà il primo febbraio. Sulla nuova avventura, però, il manager ha steso un velo di riserbo. Agli amici ha confidato soltanto che è «una cosa particolare e molto stimolante».

Molti sono pronti a scommettere che Miccoli rimarrà nel settore bancario, per ripetere il miracolo della zucca per qualche altro colosso straniero. Ma c'è chi si aspetta qualche sorpresa. Scavando nel suo curriculum (bocconiano, 43 anni, una carriera cominciata alla Rasbank e poi alla McKinsey, prima di approdare al gruppo olandese), si scopre in realtà che l'uomo ha molteplici interessi che spaziano dalla musica alla storia, dalla corsa al bricolage.

La musica è un amore antico, coltivato con otto anni di conservatorio e che oggi unisce tutta la famiglia: ha sposato una cantante lirica, il figlio Matteo suona il clarinetto e la figlia Elena il piano. Lui ascolta di tutto, dal jazz al rock, ma tra tra i suoi Cd preferiti mette le "Trascrizioni di Bach, suite per violino e violoncello". Tra gli oggetti costruiti da solo e di cui va più orgoglioso ci sono le casse elettrostatiche piatte, alte un metro e 60, dello stereo vintage con oltre 35 anni alle spalle. Gli piace l'atletica (ai tempi della Bocconi, ha partecipato a gare agonistiche nei 400 ostacoli), e adesso ha iniziato a correre con i figli. Ha l'hobby della fotografia. E coltiva una passione per la storia e la strategia dei grandi condottieri, da Alessandro Magno ad Annibale a Napoleone: li ha usato anche in banca, per rendere più efficiente l'organizzazione.

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2007-01-12 num: - pag: 29

Intesa Sanpaolo - Modiano: le banche hanno resistito al «declinismo» 

categoria: REDAZIONALE

Le banche italiane al fianco delle imprese «hanno resistito alle sirene del declinismo». Così Pietro Modiano ( foto), direttore generale vicario di Intesa Sanpaolo intervenuto ieri a un convegno sull'export.

Le banche, ha aggiunto, «hanno fatto molto anche nei settori ritenuti condannati dalla concorrenza cinese».

Sul fronte degli azionisti della superbanca, è atteso intanto la prossima settimana l'incontro delle quattro principali fondazioni per la definizione di un patto di stabilità al quale farà riferimento una quota di circa il 22%. Lo ha anticipato il presidente della Fondazione Carisbo, Fabio Roversi Monaco. «C'è la speranza - ha detto Roversi Monaco all'Ansa - di chiudere a breve». Nell'incontro, che servirà a discutere i dettagli dell'accordo di prelazione, soci dovrebbero proporre di affidare al numero uno della Compagnia Sanpaolo, Franzo Grande Stevens, la presidenza dello stesso patto. A differenza della Compagnia, della Cariplo e della Cariparo, infine, Carisbo non aumenterà la propria quota.

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MF  - Riforma Tfr - Numero 009, pag. 4 del 12/1/2007

Mini-imprese, il tfr resta in cassa - Il principio del silenzio-assenso non si applica ai dipendenti di aziende con meno di 50 addetti. - È da escludersi il passaggio a una forma di previdenza complementare se il lavoratore non si esprime sulla questione. Ci sono sei mesi per decidere che strada prendere. Il principio resterà in vigore almeno fino al 2008

Autore: Daniele Cirioli

Il principio del silenzio-assenso sul conferimento del tfr alla previdenza integrativa non si applica, almeno fino al 2008, ai dipendenti di imprese con un numero di addetti fino a 49. Questi lavoratori possono decidere esplicitamente di conferire il tfr a una forma pensionistica complementare, ma se tacciono conservano il tfr in azienda. Le conclusioni potrebbero stravolgere (il condizionale è d'obbligo e si spiega più avanti il perché) il quadro delle regole finora annunciato, comportando l'esclusione per lo meno fino al 2008, dall'automatismo dell'adesione alla previdenza integrativa (e della fuoriuscita del tfr dalle aziende) dei lavoratori silenti, dipendenti di imprese con meno di 50 addetti al 31 dicembre 2006.

Il quesito.

Il quesito che si prende in esame chiede chiarimenti in merito alla norma dell'articolo 23, comma 2, del dlgs n. 252/2005 che disciplina i casi di esclusione dall'applicazione del principio del silenzio assenso, operativo dal 1° gennaio 2007, con riferimento all'adesione alla previdenza complementare tramite conferimento del tfr.

Il conferimento del tfr.

L'entrata in vigore del dlgs n. 252/2005, anticipata al 1° gennaio 2007 dalla legge n. 296/2006 (la Finanziaria 2007), ha reso immediatamente operativa la regola sul conferimento del tfr maturando alle forme pensionistiche complementari. Questa regola (dettata all'articolo 8, comma 7, del dlgs n. 252/2005) stabilisce che, con cadenza almeno annuale, avviene il conferimento del tfr maturando alle forme pensionistiche complementari, attraverso modalità esplicita o modalità tacita manifestata dai lavoratori. Questi ultimi, in pratica, hanno sei mesi di tempo dalla data di prima assunzione (il periodo di sei mesi decorre dal 1° gennaio 2007 per coloro che già risultano assunti al 31 dicembre 2006) per valutare la convenienza a rinunciare al tfr a favore della previdenza integrativa. Il tfr che è coinvolto è esclusivamente quello maturando, mentre non è toccato quello già maturato alla data della decisione. Fermo restando le due modalità (esplicita o tacita), il percorso decisionale prevede una differenziazione sulla base dell'anzianità d'iscrizione alla previdenza obbligatoria. L'elemento discriminante è dato dalla data del 29 aprile 1993 e porta a individuare le seguenti due categorie di lavoratori: lavoratori dipendenti iscritti per la prima volta alla previdenza obbligatoria dal 29 aprile 1993 (dopo il 28 aprile 1993); lavoratori dipendenti iscritti per la prima volta alla previdenza obbligatoria prima del 29 aprile 1993. In questo ultimo caso, inoltre, occorre altresì distinguere due ipotesi: iscritti e non iscritti a forme pensionistiche complementari al 1° gennaio 2007.

La modalità esplicita.

Nel periodo di sei mesi a disposizione, il lavoratore può decidere di conferire tutto il tfr maturando a una forma di previdenza complementare da lui stessa scelta oppure, in alternativa, può decidere di mantenere il tfr maturando presso il proprio datore di lavoro (come retribuzione differita). La prima scelta (conferimento del tfr alla previdenza integrativa) è irrevocabile; la seconda (mantenimento del tfr in azienda), invece, può essere successivamente revocata e il lavoratore può decidere di conferire il tfr a una forma pensionistica complementare.

La modalità tacita.

Nel caso in cui, trascorso il periodo di sei mesi a sua disposizione il lavoratore non sia approdato ad alcuna scelta, dal settimo mese scatta il principio del silenzio assenso: il suo tfr maturando finisce nella previdenza integrativa. In particolare, il datore di lavoro provvederà a trasferirlo al fondo pensione collettivo disciplinato in sede contrattuale o, in mancanza, al fondo pensione residuale dell'Inps.

Il fondo di tesoreria.

La Finanziaria 2007 non ha solo confermato l'anticipo dell'entrata in vigore della riforma della previdenza integrativa (come fissato dal dl n. 279/2006), ma ha anche introdotto il principio dello smobilizzo del tfr, dando attuazione all'accordo sottoscritto il 23 ottobre 2006 tra governo e parti sociali.

Con effetto dal 1° gennaio 2007, in particolare, ha istituito il ´fondo per l'erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato dei trattamenti di fine rapporto di cui all'articolo 2120 del codice civile'. Il fondo, stabilisce il comma 755 dell'unico articolo della legge finanziaria, ´garantisce' ai predetti lavoratori l'erogazione del tfr per la quota corrispondente al contributo versato mensilmente dai datori di lavoro e pari al tfr maturato dai dipendenti. Non è inesatto, dunque, riferirsi al nuovo fondo di tesoreria (lo fa, del resto, anche la relazione tecnica alla Finanziaria) come a un ´fondo di garanzia'. Dal quale sono esclusi i datori di lavoro che abbiano alle proprie dipendenze meno di 50 addetti.

L'articolo 23.

Il comma 2 dell'articolo 23 del dlgs n. 252/2005, su cui il quesito chiede chiarimenti, stabilisce una deroga alla regola del conferimento del tfr alle forme pensionistiche complementari, prevedendo che la modalità tacita (ossia il principio del silenzio assenso) non si applica ´ai lavoratori le cui aziende non sono in possesso dei requisiti di accesso al fondo di garanzia di cui all'articolo 10, comma 3, limitatamente al periodo in cui sussista tale situazione e comunque non oltre un anno dall'entrata in vigore' della riforma della previdenza integrativa, cioè non oltre il 31 dicembre 2007. Stabilisce, ancora, che tali lavoratori ´possono tuttavia conferire il tfr secondo le modalità esplicite' e che in questo caso l'azienda beneficia delle agevolazioni previste dal medesimo articolo 10, con esclusione dell'accesso al predetto fondo di garanzia.

L'articolo 10.

L'articolo 10 del dlgs n. 252/2005, cui fa riferimento la disposizione dell'articolo 23, è stato riscritto completamente dalla legge finanziaria 2007. Il vecchio testo, al comma 3 che qui interessa, fissava le modalità di funzionamento del ´fondo di garanzia' istituito dal dl n. 203/2005 e finalizzato a facilitare l'accesso al credito alle imprese interessate al conferimento del tfr a forme pensionistiche complementari. Il nuovo testo dell'articolo 10, comma 3, disciplina ora una riduzione del costo del lavoro, quale ulteriore compensazione degli oneri sopportati dalle imprese in conseguenza ´al conferimento del tfr alle forme pensionistiche complementari e al fondo per l'erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato dei trattamenti di fine rapporto di cui all'articolo 2120 del codice civile', cioè al neo fondo di tesoreria istituito dall'ultima manovra finanziaria.

Limite a 49 dipendenti?

La Finanziaria 2007 ha modificato in più parti l'articolo 23 del dlgs n. 252/2005, con eccezione del comma 2 che ha conservato integro il suo testo originario. Entrato in vigore il 1° gennaio, stabilisce che ai dipendenti di aziende che non sono in possesso dei requisiti di accesso al ´fondo di garanzia di cui all'articolo 10, comma 3' non si applica immediatamente il principio del silenzio-assenso, valendo la deroga per un anno. La norma sarebbe rimasta inefficace poiché come detto, si riferisce a un ´fondo di garanzia' (quello per l'accesso al credito) che era scomparso dal nuovo testo dell'articolo 10, comma 3, del dlgs n. 252/2005. E ciò è stato fino all'ultimo passaggio del testo della Finanziaria in parlamento quando, con il maxi-emendamento del governo, sono stati estesi i benefici della riduzione del costo del lavoro alle imprese coinvolte nello smobilizzo del tfr verso il neo fondo di tesoreria, inserendo la previsione proprio al comma 3 del predetto articolo 10. Ma ciò ha prodotto anche un altro risultato, forse meno atteso. Che è quello di introdurre nella richiamata norma del comma 3, dell'articolo 10, un nuovo ´fondo di garanzia': quello per l'erogazione del tfr ai lavoratori privati e previsto dalla legge finanziaria. La conseguenza finale è quella di rendere nuovamente operativa la disposizione dell'articolo 23, comma 2, e cioè l'esclusione dell'applicazione del principio del silenzio-assenso alle aziende con meno di 50 dipendenti. Infatti, valendo ora il riferimento al nuovo fondo di tesoreria, ne deriva che l'esclusione della modalità tacita di conferimento del tfr alle forme pensionistiche complementari vale per le aziende che non sono in possesso dei requisiti di accesso al predetto fondo, ossia quelle con un numero di addetti alle dipendenze inferiore a 50.

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MF  - Banche & Banchieri - Numero 009, pag. 13 del 12/1/2007

Banca Italease dà l'ok all'aumento di capitale

Banca Italease ha dato il via libera ieri all'aumento di capitale da 299,2 milioni di euro, che partirà il prossimo 15 gennaio. Il prezzo di sottoscrizione di ciascuna azione ordinaria di nuova emissione è stato fissato in 37,6 euro. I diritti di opzione, che dovranno essere esercitati dal 15 gennaio al 2 febbraio 2007, saranno negoziabili sul Mercato telematico azionario di Borsa italiana dal 15 al 26 gennaio 2007 (i diritti di opzione non esercitati verranno offerti in borsa). L'offerta è assistita da una garanzia promossa da Mediobanca e Lehman Brothers.

Da segnalare che lo scorso 31 dicembre è diventata operativa la fusione per incorporazione tra Leasimpresa, società di leasing di Banca Italease e della Banca popolare di Verona e Novara, che a seguito dell'operazione ha incrementato la partecipazione detenuta direttamente ed indirettamente nel capitale dell'istituto di leasing e factoring dal 24,062% del 14 novembre 2006 al 30,719%. Sempre come conseguenza alla fusione, il patto di stabilità dei soci di Italease è passato dal 48,372 al 44,131% del capitale.

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MF  - Banche & Banchieri - Numero 009, pag. 13 del 12/1/2007

Consorte bank, slitta la ricapitalizzazione

Autore: Fabrizio Massaro

La nuova inchiesta giudiziaria su Giovanni Consorte disposta dalla procura di Roma fa slittare la ricapitalizzazione da 200 milioni di Intermedia, la merchant bank che l'ex numero uno di Unipol sta tentando di mettere in piedi. L'assemblea prevista per oggi andrà deserta. I futuri soci (si dice una ventina di coop già azioniste di Unipol, ma sui partner Consorte mantiene il riserbo) avrebbero dovuto sottoscrivere un aumento di capitale fino a 200 milioni di euro, ma ora tutto è rimandato di circa dieci giorni. Mercoledì 17 gennaio dovrebbe essere riconvocato un cda della merchant, di cui risultano azionisti ora la Teti finanziaria (riconducibile a Consorte), la Four T. Finance di Salvatore Tiozzo e la Operae di Vittorio Casale, amico di Consorte e anch'egli indagato per le presunte appropriazioni indebite per 9,5 milioni di euro legate a un'operazione immobiliare di Consorte e del suo ex vice Ivano Sacchetti. La nuova assemblea dovrebbe cadere tra venerdì 19 e lunedì 22. Secondo il piano originario, Intermedia dovrebbe ricevere 16,2 milioni di denaro fresco per fine gennaio, per arrivare a 160 milioni di capitale entro aprile. (riproduzione riservata)

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MF  - Banche & Banchieri - Numero 009, pag. 13 del 12/1/2007

Ing direct lancia la rete degli agenti ArancioNet - Prima convention nel borgo medievale di gargonza.

Autore: Lucio Sironi

Dopo aver conquistato il mercato italiano con i canali di internet e telefono, Ing direct porta al debutto ufficiale nella Penisola anche la rete dei suoi agenti. L'occasione è la prima convention di ArancioNet, nome della nuova struttura, che si tiene dall'11 al 13 gennaio al Castello di Gargonza, borgo medievale situato tra Arezzo e Siena, e che cade a pochi giorni di distanza dalle dimissioni date dal numero uno del gruppo olandese in Italia, Christian Miccoli (vedere MF di ieri).

Avviato in fase sperimentale nel 2005, il network conta oggi su un'ottantina di agenti attivi in 45 punti vendita (stand o corner) dislocati soprattutto nei centri commerciali delle maggiori città italiane. Non si tratta di promotori finanziari (e infatti non possono distribuire i fondi d'investimento della casa), ma agenti in attività finanziarie, tipologia professionale per la quale esiste un albo tenuto dall'Ufficio italiano cambi. La loro operatività si concentra pertanto sul conto di deposito, il celeberrimo Conto Arancio, e sul Mutuo Arancio. ´I numeri del 2006 sono incoraggianti', dice Fabrizio Cioffi, vice president area savings e amministratore delegato di ArancioNet. ´I nuovi conti aperti tramite questo canale sono stati 27 mila e in occasione della convention annunceremo l'obiettivo di 37 mila di nuovi Conti arancio da aprire nel 2007, quindi il 30% in più'. E se lo scorso anno il contributo dato dalla rete di agenti sulla nuova produzione si è attestato al 17% del volume totale italiano, nel 2007 si punta a un apporto del 20%.Per raggiungere la meta è previsto un incremento della forza vendita, destinata a superare il centinaio di agenti nel corso dei prossimi 12 mesi. La rete è diretta da Simona Ettorre, che da anni lavora nella struttura italiana del gruppo olandese, e coordinata da sei area manager. ´La selezione è rivolta a giovani interessati a sviluppare la distribuzione di un marchio mondiale che si è ben affermato anche in Italia. Lo scorso anno Ing direct ha segnato il suo record nel paese acquisendo 160 mila nuovi clienti con il solo prodotto del conto di deposito'. A lanciare la campagna 2007 c'è in particolare l'iniziativa del tasso di remunerazione del 4% lordo (2,92% al netto della ritenuta fiscale) offerto per tutto l'anno ai nuovi clienti che attiveranno il Conto Arancio entro il 28 febbraio (fino a un massimo di 50 mila euro, dopo i quali la remunerazione scende al 2,8%).A fine 2006 Ing direct contava in Italia circa 780 mila clienti, distribuiti tra conto, fondi e mutui. La raccolta totale superava i 14 miliardi di euro, compresi i circa 400 milioni gestiti attraverso tre fondi comuni (gli azionari Dividendo Arancio e Mattone Arancio più l'obbligazionario Euro Arancio). Sul fronte dei mutui casa, invece, sono stati erogati finanziamenti per 1,8 miliardi di euro, distribuiti tra circa 15 mila acquirenti di immobili. A livello mondiale il contributo fornito dalla struttura Ing direct, una delle sei business unit del gruppo, è stato del 7% sul totale dei profitti realizzati nel 2005 dal colosso olandese. (riproduzione riservata)

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MF  - Banche & Banchieri - Numero 009, pag. 14 del 12/1/2007

Carige accelera sulla bancassurance - Il presidente berneschi vuole potenziare il processo di cross-selling di prodotti venduti. - La banca genovese, dopo aver ricapitalizzato per 15 milioni la controllata Vita Nuova ed emesso un nuovo bond da 46 milioni per la Assicurazioni spa, vuole integrare le attività

Autore: Andrea Montanari

Fuori dal grande risiko bancario, almeno per ora, la Cassa di risparmio di Genova si concentra sul processo di integrazione e crescita della bancassurance. È questo il piano del presidente Giovanni Berneschi, che in questi mesi ha visto arrivare nella sede centrale dell'istituto genovese gli ispettori di Bankitalia e gli uomini dell'Isvap negli uffici della Carige Assicurazioni.

E in attesa del rinnovo dei vertici della Fondazione, l'azionista di riferimento con il 40% (il 15 gennaio scade il mandato dell'attuale cda) e di eventuali rimpianti nell'organico manageriale, il numero uno si concentra sulle potenzialità delle due aree di attività. ´La nostra volontà è quella di integrare sempre di più i due rami del business della Carige, l'attività tradizionale bancaria e quella assicurativa', afferma a MF lo stesso Berneschi. ´Per tale ragione stiamo cercando di accelerare quanto più possibile le operazioni di cross-selling tra i prodotti distribuiti al pubblico', spiega il presidente che ha provveduto negli ultimi mesi a ricapitalizzare per 15 milioni di euro la Carige Vita Nuova (capitale salito da 46,280 a 61,360 milioni) e a emettere un nuovo prestito obbligazionario con la Carige Assicurazione: bond da 46 milioni, collocato il 30 novembre scorso, che sostituisce le due precedenti emissioni da 36 e 10 milioni. ´Ci stiamo focalizzando su questo progetto con l'integrazione delle due reti di distribuzione. Nei 450 sportelli delle compagnie assicurative vendiamo anche i prodotti bancari', continua Berneschi. ´Una modalità che continua anche con l'accrescimento delle capacità e delle potenzialità di tutti gli istituti del gruppo', vale a dire le casse di Savona e Carrara e il Monte di Lucca.

Contestualmente, è stata patrimonializzata la Cesare Ponti, l'ultima banca acquisita dalla Carige: un'operazione da 8 milioni di euro in totale, frutto di un aumento da 1,6 milioni nominali, oltre ai 6,4 milioni di sovrapprezzo. ´L'anno scorso abbiamo aperto 65 sportelli, vogliamo continuare su questa strada anche se potremmo cogliere eventuali occasioni di mercato', specifica il presidente della banca genovese che lascia aperta l'ipotesi di eventuali acquisizioni. ´Potremmo guardare a casse di risparmio o popolari di taglia media', probabilmente nel Centro Italia per ampliare la presenza territoriale in Toscana o in qualche regione limitrofa. ´E guardiamo a quello che succede nel sistema delle casse'.

Creditis in rodaggio. Sul fronte della diversificazione del business, Carige affiancata dal socio francese, la Caisse nationale del caisses d'epargne et de prévoyance (Cncep), che ha il 15%, sta lavorando al lancio definitivo della società di credito al consumo. ´Siamo in fase organizzativa per la Creditis servizi finanziari che ritengo possa avviare la sua attività sul mercato tra sei mesi almeno', sottolinea Berneschi, che vuole puntare su prodotti innovativi di stampo americano, a partire della ´carte revolving di nuova concezione', da affiancare alle soluzioni tradizionali per la clientela retail. ´Vorrei sottolineare come l'attività bancaria proceda in maniera autonoma dalle decisioni che saranno assunte per la e dalla Fondazione', conclude il presidente. ´Non si confondano le due cose'. (riproduzione riservata)

 

-Winston Churchill-

L'ottimista vede opportunità in ogni pericolo, il pessimista vede pericolo in ogni opportunità.

 

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