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ditoriale

E

Ora, per affrontare il problema delle sofferenze e la rivo-

luzione tecnologica, la Banca d’Italia propone di ridurre

ancora una volta il numero dei bancari e delle filiali. Una

soluzione già vista, insomma. Purtroppo è la stessa che

hanno in testa troppi banchieri che continuano a proget-

tare piani industriali costruiti sugli identici due pilastri di

conservatorismo. In sostanza, questi strapagati personag-

gi, non si pongono alcun fine da realizzare, tranne il dare

un esito positivo alle procedure di monitoraggio create da

loro stessi. Il

budget

, per come viene spesso costruito, di-

venta quindi un fine e non il mezzo per creare occupazio-

ne, per migliorare la solidità delle imprese e il servizio alla

clientela. Perché, di frequente, il

budget

serve soltanto a

risultati di breve periodo, a redditività povera di futuro

(che ormai non soddisfa neanche più gli azionisti).

La paura è proprio che a questi ricchi manager non interessi

una prospettiva di senso che dia risposte serie, sia alle azien-

de che amministrano sia alla società in cui viviamo.

Insomma, una folle corsa con le bende sugli occhi. La col-

lettività farebbe bene, quindi, ad accorgersene e, invece

di limitarsi ad urlare e indignarsi, potrebbe sostenere le

proposte che, come FABI, stiamo portando avanti con de-

terminazione in una solitudine incomprensibile.

Non possiamo permettere che si alimenti ulteriormente

il mito della riduzione del numero delle filiali, quando

molti comuni non sono già più serviti a livello bancario e

in molti Paesi europei la densità di sportelli per abitante

è maggiore della nostra.

Quando parliamo di nuovo modello di banca e di demo-

crazia economica, stiamo facendo proposte che riguarda-

no la categoria e la società civile. Quando denunciamo

che le incapacità gestionali di certi banchieri restano

drammaticamente impunite, stiamo rispondendo ad esi-

genze non solo nostre. Quando chiediamo di riportare

nelle banche lavorazioni esternalizzate o istituire nuovi

mestieri specializzati, lo facciamo per mantenere l’occu-

pazione, sfruttando in maniera positiva lo sviluppo tec-

nologico del settore, ma anche col proposito di migliorare

il servizio ed abbassare i costi per la clientela.

Le banche sono aziende strategiche per il Paese e noi che

ci lavoriamo lo sappiamo bene. Con le bende sugli occhi,

c’è il rischio di farsi male e non permetteremo che a pagare

il conto degli errori e della mala gestio di certi banchieri

siano, ancora una volta, i dipendenti e la clientela.

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Editoriale

NON POSSIAMO

PERMETTERE CHE

SI ALIMENTI

ULTERIORMENTE

IL MITO DELLA

RIDUZIONE DEL

NUMERO

DELLE FILIALI