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piccole). Con una riduzione di più di 700 istituti di

credito. Le più colpite sono quelle di minori dimen-

sioni che, soltanto negli ultimi 9 mesi, hanno cessato

l’attività autonoma in più di 140. In Europa, per que-

sta situazione, ci sono stati migliaia di licenziamenti.

In Italia, invece, il lavoro svolto dai rappresentati sin-

dacali sul territorio e la difesa del fondo di solidarietà

sono stati fattori determinanti per la gestione della

crisi. Lo strumento contrattuale, nella sua forma vo-

lontaria, ha consentito di evitare l’applicazione della

legge sui licenziamenti collettivi e, quindi, che i primi

ad essere estromessi dal ciclo produttivo in assenza

di accordo sindacale, fossero quelli con minore anzia-

nità di servizio e senza carichi di famiglia. In sintesi, i

più giovani.

ditoriale

E

4

Editoriale

la forza contrattuale delle organizzazioni sindacali.

Insomma, l’aver sviluppato una contrattazione inclu-

siva finalizzata alla stabilità ha giocato un ruolo fon-

damentale nella sindacalizzazione del settore e nella

difesa dei diritti dei lavoratori. Un risultato, però, che

non deve essere dato per scontato, perché l’area OCSE

va in un’altra direzione e la pressione per delegitti-

mare le organizzazioni di rappresentanza resta ancora

fortissima. Inoltre, c’è anche il tema della digitalizza-

zione e, in merito, come sindacato di categoria abbia-

mo già avanzato da tempo la proposta di un nuovo

modello di banca per dare risposte concrete alla col-

lettività preservando occupazione e professionalità.

Occorrerebbe porre molta attenzione al rischio di de-

legittimazione delle organizzazioni che rappresentano

i lavoratori. La storia ci

insegna che, prima o

poi, i nodi vengono al

pettine. Nel 1791 il de-

putato giacobino Re-

né-Guy Le Chapelier

introduceva nella Fran-

cia rivoluzionaria il di-

vieto per i cittadini che

esercitavano lo stesso

mestiere di riunirsi e di

associarsi. Nel 1797 il

governo britannico di

William Pitt portava

all’attenzione del par-

lamento delle leggi per

criminalizzare e impe-

dire la costituzione delle associazioni dei lavoratori.

Questo quadro di repressione della rappresentanza

sommato all’avanzata tecnologica della prima rivolu-

zione industriale, portò al luddismo e a numerosi altri

episodi di protesta. Anche se la storia non si ripete

mai allo stesso modo e, come sostiene Luciano Can-

fora, si muove «a spirale. Dà l’impressione di tornare

indietro anche quando, faticosamente, procede», oc-

corre presidiare correttamente questo delicato mo-

mento storico. Non dobbiamo dare nulla per scontato

e diffidare dai pericolosi sostenitori della disgregazio-

ne collettiva.

n

Al contempo, grazie agli accordi per gli esodi volonta-

ri, siamo riusciti ad ottenere delle stabilizzazioni di

contratti a termine e nuove assunzioni. Soltanto il

Fondo per l’Occupazione dal 2014 al 31 marzo 2017,

ha sostenuto ben 16.294 contratti a tempo indetermi-

nato (compreso l’apprendistato). Insomma, abbiamo

conciliato le esigenze dei meno giovani con quelle dei

più giovani e, di conseguenza, abbiamo contribuito a

creare occupazione stabile e di qualità che, proprio

per il fatto di non essere precaria, ha avuto meno dif-

ficoltà a sindacalizzarsi e, quindi, non ha indebolito

LA STORIA NON SI RIPETE

MAI ALLO STESSO MODO,

SI MUOVE A SPIRALE. DÀ

L’IMPRESSIONE DI TORNARE

INDIETRO ANCHE QUANDO,

FATICOSAMENTE, PROCEDE