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a cura di

Simona Misticoni

Esecutivo Nazionale FABI Giovani

29

Viaggi

Febbraio

/

Marzo 2016

della Vetta. Salendo lungo i tornanti ricoperti da di-

stese di agavi, con il blu del mare che lentamente si

allontana , quel che si vede è una terre fertile e villaggi,

dove le casette sembrano barchette galleggianti su ca-

valloni di lava, costruite lì proprio perché, si dice, che

la lava non passi mai due volte nello stesso punto. Pic-

cole produzioni di caffè e Vinho do Fogo rosso o rosato

alimentano piccoli commerci, che possono dar da vi-

vere a queste famiglie. È d’obbligo anche spingersi fi-

no Ponta da Salina, la spiaggia più spettacolare del-

l’isola, dove rocce, canali e caverne sottomarine si al-

ternano a tranquille insenature. Qui il mare è consi-

derato sicuro per nuotare mentre altrove occorre sem-

pre prestare attenzione soprattutto alle correnti.

La sabbia è candida, quasi ci trovassimo ai Caraibi, la

spiaggia è lunga decine di chilometri, il mare è uno

smeraldo liquido che si infrange con le maestose onde

verdi. Un’asinella ci segue fiduciosa con il suo cuccio-

lo, mentre quattro maialini attraversano la strada. Chi

è il regista del film? Nessuno. Siamo a Maio. Pianeta

delle spiagge... La grande spiaggia di Vila do Maio è

uno struggimento di acque smeraldine, ragazzi che si

tuffano, bimbi sulle altalene, pescatori che tornano

dal mare con le reti colmi di tonni, cernie e pesci serra

(poco da invidiare al pesce spada), donne che vanno

avanti e indietro con un carico in testa, come sono

abituate a fare in Africa. Come nelle saline, dove rac-

colgono il sale iodato, una spianata bianca infiammata

dal rosa del tramonto, sono tutte donne quelle che

riempiono i secchi fino a 40 chili e li trasportano sul

capo per centinaia di metri. Secchi grandi per le adulte

e secchi piccoli per le bambine. Altre donne tirano in

secco le barche dei mariti pescatori sul litorale di La-

goa. Descrivendo Maio, si farebbe prima a dire dove

non ci sono spiagge. Oltre a Lagoa e Vila do Maio, non

si dimentica quella di Ribeira do Joao, un promonto-

rio di roccia, fra due immense ali di sabbia chiara,

punteggiata di sabbia nera, con lo stagno formato dal-

la risacca alle spalle e, oltre il molo di Vila do Maio,

ne parte un’altra larga in quel punto almeno 200 me-

tri, con una lingua di battigia che non si capisce quan-

to possa essere lunga perché si perde nell’orizzonte…

Capo Verde non è il posto giusto, quando si vuole solo

prendere il sole.

n

della lava. Poi le casette colorate che sono una co-

stante pittoresca, a patto che la gente abbia il denaro

per finire di intonacarle: altrimenti restano incom-

piute con i mattoni di cemento grigi a vista. I vialetti

sono spesso ingentiliti da alberi e panchine e, per chi

vuole ponderare, c’è una Casa della Memoria, piccolo

Museo sul passato coloniale. Anche il cimitero riser-

vato ai bianchi –

apartheid post mortem

– è un bel-

l’invito a non dimenticare! L’escursione che nessuno

deve perdere a Fogo è quella a Cha das Caldeiras, l’al-

topiano rinchiuso fra il cratere vecchio – detto Bor-

deira – largo otto chilometri – e il Pico Novo, il cono