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5

Febbraio

/

Marzo 2016

I

n questi giorni si sta riaprendo la discussione circa

il problema delle pressioni commerciali. Una bat-

taglia che, in categoria, stiamo portando avanti con

determinazione da oltre quindici anni, in un triste iso-

lamento dall’interesse pubblico. E così, proprio quan-

do rischiamo di diventare i capri espiatori di contrad-

dizioni più grandi di noi, finiamo per ricordarci e ri-

cordare a tutti il valore incontestabile dei diritti con-

quistati dalle organizzazioni sindacali come strumen-

to di tutela imprescindibile per poter operare con

maggiore serenità.

Come sindacati dei lavoratori siamo riusciti spesso a

tradurre anche sul piano contrattuale iniziative volte

Attualità

ttualità

A

PRESSIONI

COMMERCIALI

di

Antonio Falco

RSA FABI Caserta

al contrasto delle pressioni commerciali. Ad esempio,

c'è stato il "Protocollo sullo sviluppo sostenibile e com-

patibile del sistema bancario del 16 giugno 2004"; c'è

l'ultimo Contratto Collettivo Nazionale, valenza aprile

2015/dicembre 2018, che ha ribadito "coerenza ed eti-

cità nelle politiche commerciali"; ci sono stati accordi e

protocolli etici in numerose aziende e gruppi bancari.

In particolare, ricordiamo l'ultimo accordo integrativo

Intesa Sanpaolo su "Politiche Commerciali e Clima

Aziendale" del 7 ottobre 2015, che ha addirittura pre-

visto, in via sperimentale, fino al 31 dicembre 2016, la

possibilità che siano segnalati "comportamenti non

coerenti" di dirigenti troppo aggressivi, per mezzo di

mail ad apposita casella di posta elettronica aziendale

da parte dei colleghi. Ovviamente, le norme da sole non

bastano e occorrerà compattezza e partecipazione da

parte di tutti per vigilare sul rispetto delle regole nelle

diverse realtà. Il tema delle pressione commerciali, an-

drebbe, tuttavia, affrontato assieme a quello dell’orga-

nizzazione del lavoro, che rappresenta un’altra priorità

sulla quale il sindacato dovrebbe cercare di recuperare

un ruolo più centrale. Occorrono spazi in cui i la-

voratori, compresi quelli più giovani, possano

poter dire la loro su come sarebbe più opportuno

svolgere determinate attività, ponendo come centrale

l'esperienza maturata sul campo e non soltanto le eru-

dite discussioni salottiere di certi ruoli apicali. Magari

si potrebbero persino ipotizzare accordi sindacali per

favorire la partecipazione dei lavoratori alle scelte

gestionali. Buone pratiche necessarie, perché la

produttività è data anche, e soprattutto, dalla funzio-

nalità organizzativa e non solo dalle politiche commer-

ciali.

n